CLIMA E AMBIENTE

L'Ue riduce i pesticidi del 50% entro il 2030, ma il New Deal Green diventa un incubo per gli agricoltori

Parlamento europeo: via libera agli obblighi su emissioni, eccessivo sfruttamento dei terreni agricoli, tutela dei fiumi e delle api. Passa la linea ambientalista del New Deal Green, ma il blitz Ppe-Destre è fallito davvero?

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La coppia Von der Leyen-Timmermans batte il duo Weber-Meloni. Ma è davvero così?


Dal Parlamento di Strasburgo dopo un lungo tira e molla, trattative sottobanco e "trappoloni" tra alleati è arrivato il via libera al Green Deal europeo (insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l'obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050), ma il voto sul "ripristino della natura" potrebbe avere una valenza ben diversa e comunque nel medio periodo (leggasi elezioni Europee del giugno 2024) rispetto a quanto emerso dal voto dell'Aula.

Il responso dell'Aula sul "ripristino della natura"

Guardando ai numeri e alla stretta sostanza, il voto arrivato ieri ha infatti decretato sulla parte del Green Deal definito “Nature” (norme per la salvaguardia del territorio e per ristabilire l’ecosistema) la vittoria del fronte ambientalista e progressista contro le destre.

Soprattutto si trattava della vera prima prova per testare l’agognata alleanza tra popolari e conservatori.

Il via libera dell’Eurocamera al provvedimento si è concretizzato con 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astenuti.

In Aula a esultare per il buon esito del voto ambientalista c'era anche Greta Thunberg.

Clima e ambiente, cosa ha votato l'Europa

Il testo approvato dalla "plenaria" di Strasburgo ha l'obiettivo di rendere obbligatorie protezione dell’ambiente e il ripristino degli ecosistemi degradati dal cambiamento climatico.

Sotto la lente, le emissioni, l'eccessivo sfruttamento dei terreni agricoli, la tutela dei fiumi e delle api.

In un precedente voto era stata invece rigettato la mozione avanzata da Ppe e destre per respingere il testo di legge.

Ora potranno iniziare i negoziati legislativi, con l’obiettivo di strappare il via libera conclusivo prima appunto dell'appuntamenti al voto europeo dell'estate del 2024.

L'importanza del voto per le dinamiche politiche in Europa

Numeri alla mano, le strategie dettate dal duo Von der Leyen-Timmermans sembrano aver avuto la meglio e aver dato una spallata ai tentativi di dialogo e alleanze tra il Ppe (con mediatore Weber) e le Destre (e forse anche ultradestre europee).

In molti tra gli osservatori politici "sposano" questa tesi, ma c'è anche chi invita a una lettura più prudente, se non addirittura "ribaltata".

Nella fattispecie, chi osserva che quello su clima e ambiente non era ancora un voto cruciale, "ma semplicemente un momento per iniziare a contarsi", insomma per vedere "chi potrebbe esserci in una futura e ipotetica nuova e diversa alleanza" che preveda di fatto una nuova collocazione per il Ppe.

Letta così, la giornata di ieri potrebbe aver dato riscontri diversi, tanto che la Lega ha commentato esultando: "La maggioranza al Parlamento Europeo non c'è più".

Il New Deal Europeo incubo per gli agricoltori

Nel frattempo, il provvedimento approvato a Strasburgo rischia di diventare ancor di più un incubo per gli agricoltori e tormentare le loro notti.

Come se non fossero bastati crisi economica, Covid, impennata dell'inflazione e guerra in Ucraina, quello degli obblighi imposti dall'Europa rischia di trasformarsi in un nuovo tormentone.

Rischi e timori sono stati segnalati più volte in queste ultime settimane dagli addetti ai lavori e dalle associazioni di categoria.

Le previsioni

Per imprese agricole europee i vincoli di sostenibilità legati alle politiche del Green New Deal rappresentano al momento un incubo e potenzialmente un gravoso fardello: entro il 2030 è prevista la riduzione del 50% nell’uso di pesticidi e di sostanze antimicrobiche, oltre che di fertilizzanti.

Senza contare che il documento europeo punta a ripristinare il 20 per cento delle aree terrestri e marine per fermare la perdita di biodiversità e contrastare la crisi climatica.

Per gli addetti ai lavori si tratterà dunque di pensare a indispensabili interventi di modernizzazione e innovazione di strumenti e allevamenti con il rischio di vedere comunque diminuiti produzioni ed entrate economiche a fronte di costi certamente più alti.

Secondo le previsioni messe sul tavolo in questi giorni, l’impatto del programma lanciato da Strasburgo produrrà nell’Europa comunitaria un calo della produzione agricola compreso fra il 5 e il 15%, un aumento dei costi aziendali del 10%.

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