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Dopo Milano e Livorno, anche a Verona un uomo è stato bloccato e steso a terra dalla polizia

Immagini parziali di una vicenda molto più ampia, ma che comunque, considerata la durezza dei fatti, hanno scatenato ancora polemiche sull'abuso di forza da parte delle autorità

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Nell'ultimo periodo già due casi simili a Milano e Livorno avevano acceso l'opinione pubblica in merito all'abuso di potere da parte delle forze dell'Ordine. Anche oggi, però, sui social media è diventato virale il filmato di un uomo bloccato a terra dalla Polizia a Verona. Una scena che nell'immediato ha provocato reazioni di sdegno da parte di alcuni passanti, i quali sottolineavano la rudezza con cui gli agenti hanno fermato il soggetto per cui era stato richiesto un intervento.

Il video dell'uomo bloccato a terra durante i controlli della Polizia

Sono immagini forti quelle che stanno circolando sui social media in queste ore e che, come spiegato da Prima Verona, raccontano di un uomo bloccato e steso a terra dalla Polizia durante alcuni controlli alla stazione di Porta Nuova. Ve le mostriamo qui di seguito, nel filmato effettuato nella serata di lunedì, 19 giugno 2023, diventato poi virale su TikTok generando una forte ondata di polemiche a riguardo.

Il video in questione, ovviamente, è solo una riproposizione parziale di una vicenda più ampia. Le immagini che avete appena visto, infatti, si prestano a tante interpretazioni diverse, come ad esempio quelle pubblicate in aggiunta al filmato:

"Stazione di Verona, questa sera. La politica istituzionale ha intenzione di fare qualcosa o dobbiamo continuare ad assistere a scene da film d'azione americani?".

Il focus, quindi, viene posto sull'abuso di potere da parte delle forze di Polizia, coadiuvate da un militare dell'esercito, intervenute alla stazione Porta Nuova. Un'azione che, come emerge dalle immagini, è stata reputata eccessiva, generando reazioni di sdegno da parte dei passanti e degli utenti dei social.

Stando comunque alla ricostruzione (non del tutto ufficiale) dei fatti, all'origine di tutto ci sarebbero state delle provocazioni dell'uomo. Provocazioni che avrebbero spinto gli agenti della Polizia di Stato a procedere con l'iter previsto, e quindi con una semplice richiesta dei documenti per identificarlo. Documenti, però, che non sarebbero mai stati consegnati al personale della Questura.

Ma non solo. Il soggetto in questione avrebbe anche sputato addosso agli agenti prima di danneggiare il finestrino di una "pantera". Di fronte a tutti questi gli agenti hanno agito per fermarlo: l'uomo è stato così bloccato e steso a terra, un po' come accaduto, con esiti diversi, nel 2020 per George Floyd negli Usa. Intorno a lui si crea rapidamente un capannello di persone con alcuni che chiedono un intervento da parte dell'ambulanza.

Alla fine di tutto, l'uomo è stato effettivamente curato dal personale del Suem, ma si è pure beccato una denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale, lesioni e minacce. Quanto al video lasciamo ai lettori le considerazioni del caso...

I precedenti di Milano e Livorno

Il fatto di Verona, comunque, si aggiunge a una lista di casi che di recente hanno visto forti polemiche contro la Polizia riguardo all'abuso della forza. A Milano, infatti, giovedì 25 maggio 2023, una donna trans è stata presa a manganellate e fermata con l'ausilio dello spray al peperoncino da alcuni agenti della Locale. Tutta la scena è stata ripresa da un video che è stato pubblicato sui social diventando subito virale:

La vicenda ha fatto decisamente scalpore e Bruna (questo il nome della trans) ha raccontato la sua versione dei fatti, spiegando di aver discusso con un gruppo di cinque peruviani e di essersi alterata. Per questo motivo c'è stato l'intervento dei vigili. Smentita invece la versione che vedeva la donna importunare alcuni bambini nelle vicinanze.

Alla fine Bruna ha denunciato alla Procura di Milano gli agenti della Polizia Locale per lesioni aggravate dall'abuso della pubblica funzione e dalla discriminazione, per tortura e minacce gravi.

"Ha una brutta ferita alla testa - spiega l'avvocata - è sconvolta, triste, depressa, piange e non riesce a rivedere il video che ha ripreso quella scena".

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, qualche giorno dopo l'accaduto, ha fatto sapere che da parte dell'Amministrazione Comunale verranno avviati procedimenti disciplinari:

"Il Comandante della Polizia Locale, Marco Ciacci, dopo aver raccolto informazioni, stamattina mi ha formalmente presentato un quadro più preciso dell’accaduto e ciò mi porta a confermare la valutazione del primo momento.

Sulla base di questa relazione io invito l'amministrazione comunale (da un lato me stesso, ma la decisione dovranno prenderla la direzione del personale e il comandante) a prendere degli adeguati provvedimenti rispetto ai vigili coinvolti".

A poche ore di distanza dai fatti di Milano, anche a Livorno è andata in scena una vicenda molto simile, diventata virale online per un video che ne ha immortalato gli attimi più tesi. Un giovane, infatti, è stato fermato in strada da due carabinieri, uno dei quali gli sferra un calcio in faccia per farlo desistere dal muoversi.

Nel filmato si sente il ragazzo dire "fermo", "così no", "mi stai facendo male", "vengo con voi ma non fare così". Eppure il militare, dopo il calcio sferrato in faccia tiene anche le mani sul collo del giovane.

La vittima del pestaggio è un 28enne nordafricano residente a Livorno e con alcuni precedenti. Aveva appena compiuto un furto in un supermercato. Un vigilante aveva lanciato l'allarme e i Carabinieri erano intervenuti. Quando lo avevano intercettato, però, il ragazzo aveva provato a fuggire.

Raggiunto da uno dei due militari, il ragazzo ha continuato ad opporsi con veemenza al tentativo di arresto, colpendo anche il carabiniere che nel frattempo aveva richiesto l'intervento del compagno di pattuglia, quello che ha tirato il calcio. La vicenda ha suscitato grandissima indignazione e l'Arma ha subito preso provvedimenti trasferendo il militare a un "incarico non operativo".

Il caso di George Floyd

Ovviamente, questa serie di casi di aggressioni, pestaggi o abuso della forza da parte della polizia richiama immediatamente il caso di George Floyd avvenuto il 25 maggio 2020 a Minneapolis.

George Floyd

Quattro agenti intervennero a seguito della telefonata di un negoziante. Nel filmato dell'arresto si vede il poliziotto Derek Chauvin immobilizzare Floyd per 9 lunghissimi minuti premendo il suo ginocchio sul collo del 46enne afroamericano. "I can't breathe" (ossia "Non riesco a respirare") continuava a urlare Floyd in quei drammatici istanti.

Chauvin è stato condannato a 22 anni e mezzo di carcere per omicidio, mentre i  tre agenti che erano con lui non hanno difeso Floyd dagli abusi de ignorato gli appelli dei passanti, sono stati tutti e tre condannati per violazione dei diritti civili, a seguito di un procedimento federale e stanno affrontando il processo per aver aiutato e favorito l'omicidio di Floyd e per omicidio colposo. L'episodio scatenò violente proteste non soltanto negli Usa, ma in tutto il mondo, soprattutto da parte del movimento Black Lives Matter.

A seguito di quel tragico evento, negli Usa si sono verificati altri episodi molto simili a quelli di George Floyd. Una ragazzina di 12 anni è stata brutalmente bloccata da un agente di sicurezza (agente di polizia fuori  servizio) della sua scuola a Kenosha, in Wisconsin.

Nel seguente video consigliamo cautela nella visione in quanto le immagini sono molto forti e potrebbero urtare la vostra sensibilità.

La giovane era stata coinvolta in una lite con un'altra studentessa, sedata con la violenza da parte del  poliziotto che, come si vede nelle immagini delle telecamere di sicurezza dell'istituto, la butta a terra e le preme il ginocchio sul collo ("Per più di 20 secondi", ha spiegato l'avvocato della famiglia). Dopodiché la ammanetta e la porta via.

Ha invece perso la vita Edward Bronstein, 38 anni, morto soffocato dopo essere stato arrestato dalla Polizia. Il video risale in verità a marzo 2020 (due mesi prima della morte di Floyd, dunque), ma è stato resto pubblico soltanto ora dopo la scelta di utilizzarlo in una causa federale per omicidio colposo, intentata dalla famiglia della vittima contro lo Stato della California e gli agenti protagonisti dell'accaduto. Anche in questo caso consigliamo cautela nella visione.

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