Varianti Covid, in Veneto arrivata anche la brasiliana: "E' nel Padovano"
Lo ha confermato ieri nel consueto punto stampa il Governatore Zaia: "Ora ne abbiamo 8 in regione, da dicembre c'è anche quella inglese".
Preoccupa la diffusione delle varianti Covid anche in Veneto. Sequenziata, dopo quella inglese, anche la brasiliana, presente nel Padovano.
Varianti Covid, in Veneto arrivata anche la brasiliana
Era solo questione di giorni, vista la larga diffusione su scala nazionale (e internazionale) delle varianti Covid. Ora però quella brasiliana è ufficialmente "sbarcata" in Veneto, più precisamente nel Padovano.
Lo ha confermato ieri, mercoledì 17 febbraio 2021, nel consueto punto stampa da Marghera il presidente Luca Zaia, facendo il punto sui dati epidemiologici nella regione.
In Veneto otto varianti, due "straniere"
Il Governatore ha ribadito il suo pensiero proprio sull'argomento varianti:
“Pensiamo che il tema delle varianti abbia pesato molto, abbiamo isolato la variante inglese il 24 dicembre 2020. Tre pazienti tamponati sono risultati positivi alla variante inglese. Il Veneto ha 8 varianti, ricordo che il virus di marzo non c’è più, 5 sono conosciute da database, una inglese e due sono tipicamente venete. L’onda d’urto è stata forte come anche il calo repentino. Anche il calo non è normale, a oggi abbiamo 2mila letti in meno occupati in un mese e mezzo”.
Zaia: "Avanti con le sequenziazioni"
Detto ciò non bisogna abbassare la guardia perché la preoccupazione è ancora forte:
“Il tema delle varianti lambisce la vita quotidiana, prendiamo atto che siamo circondati da realtà che rappresentano focolai in crescita. L’Europa ha un contagio evidente. In Veneto per ora abbiamo trovato la variante inglese e brasiliana, andiamo avanti con le sequenziazioni".
E ancora:
"Quella brasiliana l’abbiamo trovata nel padovano, quella inglese è stata trovata nel 17% dei tamponi ma a campione, non ci sono cluster. Per quanto riguarda il lockdown, io resto convinto del fatto che quando si cita il lockdwon dev’esserci un supporto serio e argomentato. Non serve il dibattito tra chi è a favore o meno, come essere davanti a due medici che dicono prendi la pasticca e l’altro ti dice di non prenderla. Ci viene qualche dubbio, inviterei di moderare i dibattiti per fare in modo che si parta da uno studio serio, epidemiologico e poi si fanno tutti i ragionamenti”.