Trump e Musk da coppia di fatto a nemici: e ora cosa faranno Meloni e Salvini?
"American party", letteralmente "Partito americano" la nuova creatura politica del fondatore di Tesla, anche se in realtà in Italia tutto suona un po' diversamente, abituati come siamo a considerare il termine esclusivamente come una "festa"... e visto il personaggio decisamente singolare che ha deciso di fondarlo, già saremmo mentalmente disposti a non stupirci proprio di nulla

C'eravamo tanto amati. Diavolo di un Musk, una ne pensa cento ne fa.
Neanche il tempo di metabolizzare il "divorzio" politico da Donald Trump che ecco già balenata una nuova idea, da concretizzare al più presto.
Un nuovo partito, per cercare la rivalsa contro il presidente Usa con cui aveva fatto praticamente coppia fissa fino a poco dopo le trionfali elezioni Usa? O per cercare di rompere (idea decisamente ambiziosa e in salita) lo storico (e quasi leggendario) bipolarismo americano tra repubblicani e democratici.
Forse entrambe le cose e nemmeno il tempo di lanciare l'idea che il numero uno di Tesla si è già messo in testa di realizzarla, con un nome che sta già stuzzicando reazioni variegate.
L'ultima di Musk, l'invito all'American Party
L'idea è dunque quella di un terzo partito: American party.
Letteralmente il "Partito americano", anche se in realtà in Italia tutto suona un po' diversamente, abituati come siamo a considerare il termine esclusivamente come una "festa"... e visto il personaggio decisamente singolare che ha deciso di fondarlo, già saremmo mentalmente disposti a non stupirci proprio di nulla.
Obiettivi e linee guida sono già stati messi sul tavolo di fatto quasi in contemporanea con le celebrazioni del popolo America per la festa del 4 luglio. Ci sono pure già il logo e lo slogan ("Non sono né di destra, né di sinistra, vado avanti!).
In buona sostanza, un’alternativa antisistema, incentrata su trasparenza, responsabilità fiscale, innovazione e libertà individuale.
Per quanto riguarda gli obiettivi, il primo "step" sembra indirizzato a raggiungere risultati di qualità.
Non un "assalto" massiccio ai seggi, ma 8-10 rappresentanti alla Camera e due o tre al Senato, con un occhio attento alle elezioni "Midterm" di metà mandato e uno ancora da ben decifrare sulle Presidenziali del 2028.
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Come si è arrivati alla rottura
Come detto, fino al trionfale successo elettorale di Trump, The Donald e Musk facevano praticamente "coppia fissa".
Un’alleanza, la loro, cementata a suon di milioni di dollari versati da Musk durante la campagna elettorale che ha riportato Trump alla Casa Bianca, e culminata nel ruolo di consigliere speciale e poi a capo del DOGE (Department of Government Efficiency), il dipartimento governativo incaricato di ridurre la spesa pubblica.
Poi qualcosa tra i due si è rotto. Prima i mal di pancia del magnate sudafricano per i sussidi alle auto elettriche, poi il giudizio negativo esternato anche in maniera clamorosa e articolata riguardo l’approvazione del cosiddetto "Big Beautiful Bill", la maxi-legge di bilancio voluta da Trump.
Un provvedimento di 940 pagine, sonoramente bocciato da Musk, che prometteva tagli alle tasse, nuovi fondi per la lotta all’immigrazione e un aumento record del tetto del debito pubblico di 5.000 miliardi di dollari.
Le ricadute negative su Tesla, i sospetti di una finta rottura e invece...
Sulle prime, a dir la verità non erano stati in pochi a pensare che dietro le prime scaramucce e tensioni tra il numero della Casa Bianca e Musk ci potesse essere "altro".
Che le liti e il possibile passo indietro del magnate potessero essere "di facciata", per scongiurare e arrestare le conseguenze negative che negli Stati Uniti e in Europa avevano interessato il mercato di Tesla, anche con episodi eclatanti come vandalismi e boicottaggi a sedi, stabilimenti e concessionarie.

Del resto, la situazione è stata monitorata attentamente dai vertici e dai manager dell'azienda, oltre che evidentemente dallo stesso Musk.
Soprattutto appunto in Europa, dove il boicottaggio per la crescente ostilità verso Musk ha avuto una crescita esponenziale.
A febbraio le vendite in Germania erano diminuite del 76%, in Francia del 45%, in Svezia del 42%.
Infine Cina era stato registrato un crollo del 49%.
In Italia, oltre a episodi vandalici a Torino, emblematico era stato il caso Piccolotti-Fratoianni.
Il leader della Sinistra e la moglie, entrambi parlamentari, proprietari di Tesla, avevano bollato l'auto come "nazista" e avevano manifestato l'intenzione di venderla al più presto proprio perché riconducibile a Musk.
Musk in politica contro Trump, cosa faranno Meloni e Salvini?
Appurato che lo scontro Musk-Trump è tutto vero e iniziato a prendere coscienza della discesa in campo da protagonista del magnate, qualcuno sta ora cominciando a chiedersi quali saranno le reazioni e le ricadute nella politica italiana e nelle sue dinamiche circa i rapporti con gli Stati Uniti.
E soprattutto più di qualcuno sta iniziando a interrogarsi su quale sarà l'atteggiamento della premier Giorgia Meloni e del suo vice Matteo Salvini di fronte a questa evoluzione della politica interna americana e alla mossa di Musk.

Entrambi infatti sono vicinissimi sia a Trump che al suo ormai ex braccio destro.
Sia Meloni che Salvini hanno ostentato in questi mesi, quasi contendendosele, l'amicizia e la confidenza con Musk e Trump.
La premier è stata ad esempio l'unica italiana presente alla cerimonia di insediamento del presidente americano, mentre addirittura riguardo la sua vicinanza a Musk si era parlato di un possibile legame sentimentale, smentito seccamente dalla presidente del Consiglio.

Salvini, incassato il "sorpasso" di Meloni con Trump, si era invece "rifatto" ospitando nei suoi uffici il fratello di Elon Musk.

Tra l'incudine il martello (o col cerino in mano?)
Certo, la domanda su cosa faranno adesso Meloni e Salvini è d'obbligo.
L'Italia ad esempio si era spesa (non senza polemiche da parte dell'opposizione di Centrosinistra) riguardo la fornitura del sistema satellitare Starlink (altro settore di interesse economico del magnate sudafricano).
Lo stesso Salvini aveva aperto un'importante finestra di collaborazione legata a tecnologia, satelliti e infrastrutture.
Il fratello di Musk (come aveva fatto anche con il Ministro Giuli) aveva invece messo sul tavolo delle proposte da sviluppare in ambito culturale e turistico.
Valide o meno che siano tutte queste progettualità in itinere Meloni e Salvini se non con il cerino in mano, rischiano però di trovarsi tra l'incudine e il martello per non indispettire (in ballo c'è la non proprio di poco conto questione dazi) Trump.