Studio conferma: vitamina D protegge dal Covid (e cosa c'entra il salmone)
Secondo l’Accademia di Medicina di Torino i dati permetterebbero di considerare l’utilizzo della Vitamina D sia per la prevenzione che per il trattamento dei pazienti Covid-19.
La vitamina D aiuta i pazienti malati a rafforzare le difese, ma non solo: aumentare anche lo schermo protettivo di chi è sano e rischia di ammalarsi di Covid. Lo conferma uno studio scientifico dell'Accademia di Medicina di Torino, coordinato dai professori Giancarlo Isaia e Antonio D’Avolio insieme ad altri 61 medici di molte città italiane.
La vitamina D protegge dal Covid
Convincenti evidenze scientifiche sugli effetti positivi della vitamina D, sia nella prevenzione che nelle complicanze del coronavirus. L’Accademia di Medicina di Torino ha elaborato un documento che è stato inviato alle principali autorità sanitarie nazionali e regionali circa la relazione tra Covid-19 e vitamina D.
La carenza di vitamina D si sviluppa nei pazienti affetti da Covid-19 in conseguenza di differenti meccanismi fisiopatologici, ma forse anche a seguito di una ridotta disponibilità di 7-deidrocolesterolo e di conseguenza del suo metabolita colecalciferolo, per la marcata riduzione della colesterolemia osservata nei pazienti con forme moderate o severe di Covid-19.
La presenza di ipovitaminosi D nella maggioranza dei pazienti affetti da Covid-19, soprattutto se in forma severa e di una più elevata mortalità (OR 3,87) ad essa associata, spinge verso un intervento potenzialmente utile a tutta la popolazione anziana, che in Italia è in larga misura carente di vitamina D.
QUI TUTTE LE STATISTICHE CLINICHE DELLO STUDIO
Le conclusioni dello studio torinese
Anche se sono necessari ulteriori studi controllati, la vitamina D sembra quindi più efficace contro il Covid-19 (sia per la velocità di negativizzazione, sia per l’evoluzione benigna della malattia in caso di infezione) se somministrata con obiettivi di prevenzione (Balla M et al.), soprattutto nei soggetti anziani, fragili e istituzionalizzati.
Per chi volesse rapportarsi o chiedere ulteriori specifiche, è stata messa a disposizione anche una mail dedicata: accademia.medicina@unito.it per accedervi.
In Gran Bretagna invece, e prima ancora in Scozia, con disposizione governativa, è stata recentemente disposta la supplementazione di vitamina D a 2,7 milioni di soggetti a rischio di Covid-19 (gli anziani, la popolazione di colore e i residenti nelle RSA) con un’operazione che alla Camera dei Comuni è stata definita “low-cost, zero-risk, potentially highly effective action”.
Facciamo il "pieno" di vitamina
Ad ogni modo, tutti possono aumentare l'apporto di vitamina D, nella vita quotidiana. Come? Ecco i cibi che contengono più vitamina D in assoluto. Innanzitutto la trota salmonata e il salmone: un etto di trota salmonata da allevamento porta 16 microgrammi di vitamina D; il salmone affumicato 17 microgrammi all'etto e quello in scatola 15. Trota e salmone, dunque, sugli scudi! Poi anche un altro pesce in scatola: lo sgombro, che contiene 14 microgrammi per ogni etto che mangiamo. Pesci soprattutto, quindi, ma non solo: anche le uova contengono la vitamina D: due uova ci apportano 2 microgrammi. Come... "contorno" puntare su funghi e come dolce sul cioccolato fondente che hanno pure una discreta riserva di vitamina D. Una curiosità: la vitamina D si assorbe anche solo stando al sole. Certo in inverno è un po' difficile, ma mezz'ora di sole al giorno aiuterebbe eccome!
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