Spioni Covid e segnalazioni farlocche: sindaco denuncia per procurato allarme
"Non è possibile che le forze dell’ordine siano impegnate, con dispendio di risorse pubbliche, in azioni non necessarie".
Chi segnala un vicino senza fondati motivi, magari per colpire un dirimpettaio col quale non corre buon sangue, sarà denunciato per procurato allarme. Succede a Borgosesia, in provincia di Vercelli, in Piemonte, dove il sindaco, il leghista Paolo Tiramani, che è anche deputato, s'è stufato di veder rimbalzare le Forze dell'ordine per il territorio comunale a caccia di feste in casa con più di sei persone e senza mascherine, che poi non ci sono.
E nei confronti degli "spioni Covid" (che dopo un'uscita del ministro Speranza sono da giorni al centro delle polemiche) ha emesso una vera e propria ordinanza comunale. Insomma, basta guerre tra vicini e uso strumentale delle nuove norme anti-contagio.
Il sindaco: "Basta guerre tra vicini"
Se qualcuno trasgredisce le norme anti-Covid, ospitando troppe persone in casa propria o dando feste, rischia di essere segnalato dai vicini. Ma qualcuno usa le disposizioni in modo strumentale secondo il sindaco di Borgosesia:
«Se si denuncia un vicino senza fondati motivi, si verrà denunciati per procurato allarme – avvisa il primo cittadino – Rischiando una multa salata. Visto che molte delle segnalazioni ricevute sono risultate prive di fondamento e dovute esclusivamente a cattivi rapporti di vicinato ho deciso di intervenire. Questo articolo del Dpcm (come peraltro avevo temuto fin da subito) crea problemi non indifferenti. Le segnalazioni infondate hanno impegnato senza motivo la nostra Polizia Municipale per le opportune verifiche, facendoci sprecare tempo e denaro, per non parlare poi dell’esacerbazione delle tensioni sociali e del clima di allarmismo nei confronti dell’emergenza sanitaria».
Spioni Covid: l'ordinanza
«Ho quindi provveduto ad emettere immediata ordinanza per stabilire che le segnalazioni devono essere circostanziate ed effettuate in modo ufficiale. In questo modo la polizia potrà effettuare le indagini del caso: se effettivamente si tratterà di violazione del Dpcm si interverrà opportunamente, in caso contrario si verificherà se i denuncianti siano perseguibili per procurato allarme e quindi passibili di ammenda da 10 a 516 euro».
Risorse pubbliche sprecate
«Come già si temeva all’indomani della promulgazione del Decreto questo comma ha dato il via libera a vendette private che nulla hanno a che fare con la sanità pubblica: non è possibile che le forze dell’ordine siano impegnate, con dispendio di risorse pubbliche, in azioni non necessarie. Non è il momento di perdere tempo, e denaro, per fare la “caccia alle streghe”. Auspico che anche il Governo rifletta meglio lanciando simili inviti, invece di risolvere i problemi, ne crea di nuovi per tutta la collettività e per noi amministratori locali».