Sanremo 2024: “tutto è bene quel che finisce bene” con la vittoria di Angelina Mango – L’Irriverente commento di Simone Di Matteo

Uno di quei rari casi in cui i figli d'arte, oltre al cognome, ereditano anche (e soprattutto) il talento dei propri genitori!

Sanremo 2024: “tutto è bene quel che finisce bene” con la vittoria di Angelina Mango – L’Irriverente commento di Simone Di Matteo
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Tutto è bene quel che finisce bene” recita il titolo di una delle più celebri pièce teatrali di William Shakespeare, uno che di come mettere in scena un siparietto su un palcoscenico ne sapeva sicuramente più di qualcosa. La sua commedia in cinque atti, infatti, si ergeva su un accurato miscuglio tra atmosfera fiabesca, tematiche sociali e realismo cinico che hanno reso l’opera perfetta in ogni sua sfumatura, e perché no, adattabile quasi a qualsiasi epoca storica. Un po’ quello che si potrebbe dire, tutto sommato, della 74esima edizione del Festival di Sanremo che, sebbene in alcuni momenti non sia stata a parer mio all’altezza del suo presente (il che è tutto dire!) e del prestigio del suo nome, alla fine si è risolta nell’unico modo in cui poteva risolversi.

I miracoli alle volte accadono, persino a Sanremo

La vita, si sa, è fatta di alti e bassi, gioie e dolori, soddisfazioni e pene, scommesse e perdite (specialmente quelle al FantaSanremo, di cui non ho ancora compreso l’utilità), e benché a dominare siano spesso gli aspetti negativi, qualcosa di positivo deve pur accadere per bilanciare l’equilibro di questa nostra esistenza continuamente in bilico. E lo stesso vale per il Festival della Canzone Italiana, la più illustre manifestazione canora del panorama discografico nostrano grazie alla quale ci viene puntualmente rammentato che l’inaspettato, alle volte, inaspettatamente si rivela e che se ci si crede fino in fondo, allora qualcosa accade davvero.

I Jalisse sul palco di Sanremo2024
Fonte: Web

Amadeus, ad esempio, ha dato prova di essere un uomo che sa fare miracoli e che non ha bisogno di nessuna spalla, men che meno di un Rosario Fiorello qualunque o di una gag senza senso buttata lì a caso. Dopo ben 27 lunghi anni di accorati appelli, mancava giusto una petizione in Vaticano e chissà che non sia stato proprio il Santo Padre ad intercedere per loro, l’uomo dalle mille risorse è riuscito a riportare all’Ariston quegli eterni esclusi dei Jalisse con la direzione nientemeno che del sempreverde Beppe Vessicchio, accontentando non solo il pubblico ma anche (e soprattutto) i diretti interessati, che ci hanno dimostrato di aver molto da offrire al palcoscenico più ambito d’Europa. Mi sarebbe piaciuto veder tornare lì, insieme a loro, la cantante Laura Bono, una delle più belle voci che la scena musicale italiana abbia mai conosciuto. Non so chi si occupa delle selezioni, ma qualora dovessero trovarsi in difficoltà, per il prossimo anno mi candido io, d’altronde me ne intendo di musica, ho fatto persino un disco. Della serie, ci vorrebbero Fiumi di parole e di applausi! Cosa, quest’ultima, che non è accaduta a Geolier che, anche se a mia non modesta opinione non avrebbe meritato il primo posto di nessuna classifica né provvisoria né definitiva, non avrebbe sicuramente meritato di esibirsi di fronte a fischi ed urla al limite di una curva di ultras dello stadio di San Siro. Il dissenso, la disapprovazione e la contrarietà possono essere comunque mostrate con educazione e rispetto, non c’è alcun bisogno di mortificare un giovane che, seppur a me non piaccia, è bravo in quello che fa. In fondo, de gustibus non disputandum est.

Ed è proprio sulla scia di quest’ultima citazione attribuita a Giulio Cesare che vi confesso di voler sorvolare sulle tematiche sociali trattate di fronte alla platea, dopotutto, non me ne voglia nessuno, quell'infinita di messaggi affranti e ferventi convinzioni per cui i più si battono soltanto il petto durano giusto il tempo della kermesse. Perciò, preferisco di gran lunga concentrarmi su coloro che si sono esibiti e su chi, invece, avrebbe di certo potuto evitare di farlo! Basti pensare a Mahmood, dal momento che non si capiva nulla di ciò che cantava. A tal proposito, gli autori avrebbero dovuto chiedere in prestito a C’è Posta per Te la traduttrice simultanea Olga Fernandez, perlomeno saremmo riusciti a comprendere il testo della canzone! Oppure a I Santi Francesi, che se fossero stati dei “diavoli”, sarebbero certamente arrivati più in alto in classifica. O ancora ad Alessandra Amoroso che avrà ben pensato, forse per via della debolezza del suo brano, di poter suscitare la pena di qualcuno con il discorso in conferenza stampa sull’odio social da cui è stata investita e che, purtroppo, ha finito solamente per farla. O che ne so, magari a Fiorella Mannoia che, ad esser sinceri, m’ha annoiato abbastanza, mi sarei aspettato di più da lei!

Sanremo
Giorgia
Fonte: Web

Per non parlare dei co-conduttori, la maggior parte dei quali farebbe sicuramente prima e meglio a dedicarsi ad altro. Sarò impopolare, per carità, ma a me Marco Mengoni non piace in nessuna veste, né in quella di cantante né in quella di showman, al contrario di Giorgia che, in pochi minuti, è riuscita ad eclissare tutti gli artisti in gara e quegli ospiti del calibro di Gianna Nannini dalle corde vocali un po’ arrugginite! Teresa Mannino, lo ribadisco, sarà pure simpatica, ma vicino al buon vecchio Ama ci avrei messo, visto che questo sarà quasi certamente il suo ultimo Festival, la mia amata Anna Maria Barbera perché, in fondo, siamo tutti un po’ sconsolati e in quei suoi discorsi, intrisi di quella melancolia che riesce in ogni caso a strapparci un sorriso, ci saremmo rispecchiati in tanti, e poi, di Sconsy ce n’è una sola! Così come è unico John Travolta, ritrovatosi suo malgrado al centro di una miriade di polemiche per un paio di scarpe, neanche se avesse dovuto varcare scalzo la soglia del Teatro, e protagonista di uno spettacolo che faceva acqua da tutte le parti. Non so chi ha avuto la brillante idea di far ballare al divo hollywoodiano il ballo del qua qua, un’idea piuttosto imbarazzante. Che poi, per carità, lui, dove lo metti lo metti, sta sempre bene, questa è un’altra storia. Menomale che ci ha pensato Lorella Cuccarini a spiegare chiaramente ai suoi colleghi, senza nemmeno il bisogno di pronunciarsi in merito, qual è la maniera migliore di stare di fronte alle telecamere e che cosa vuol dire realmente saper mettere su una performance con i fiocchi, peccato soltanto per i fiori, grandi assenti di quest’anno. Va bene che Sanremo non capita il 2 novembre, ma è pur sempre la “città dei fiori” e qualcuno in più avrebbero potuto mettercelo in quel teatro!

Lorella Cuccarini
Fonte: Web

Anche perché, si sarebbero sposati bene con la performance di quella Pazza di Loredana Bertè, la quale ci ha rammentato che il karma è come l’amore, fa dei giri immensi e poi ritorna, ricompensandoci con i frutti di tutti quei semi che abbiamo seminato lungo il nostro cammino. E diciamocelo chiaramente, la vittoria del Premio della Critica intitolato a sua sorella Mia Martini ne è un esempio lampante. Diversamente non potrei scrivere per i Negramaro che, ogniqualvolta si esibiscono (ed io non mi stanco mai di ascoltarli), mi fanno continuamente venir voglia di gridar loro Ricominciamo tutto da capo, e per Emma che, per l’occasione, ha deciso di lasciare fuori dalla porta quell’eccessiva dose di femminismo che da qualche tempo l’avvolge per dedicarsi solo al suo pezzo, lasciandomi letteralmente in Apnea. La medesima sensazione che ho provato guardando I Ricchi e Poveri che, con le loro divertenti esibizioni, mi hanno rammentato che si può pure esser lasciati in disparte per anni, Ma non tutta la vita!

Loredana Bertè
Fonte: Web

Insomma, uno spirito di rivalsa e di voler sorprendere che sembra già appartenere perfino a Angelina Mango, la mia preferita in assoluto, che con la sua caduta di ieri sera ci ha ricordato che nella vita si può inciampare alle volte, ma l’importante è rialzarsi con stile e andare avanti. Sono un suo grande ammiratore e conosco a memoria ogni sua canzone, e non perché io sia di parte, ma non poteva che vincere lei, uno dei rarissimi casi in cui i figli d’arte non ereditano solo il cognome dai propri genitori, ma anche (e soprattutto) il talento!!!

Sanremo
Angelina Mango, insieme a Fiorello e Amadeus, al momento della premiazione
Fonte: Web

Se vi siete persi il commento della scorsa settimana dell'Irriverente Simone Di Matteo "aspettando" il Festival di Sanremo, potete recuperarlo QUI!

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