La lista dei Paesi ostili per far paura a Borse e Mercati: la reazione della Russia alle sanzioni
Il Cremlino pagherà così i suoi debiti all'estero con un rublo in picchiata. Intanto la Cina (e la Turchia) si propone come mediatore di pace.
Ad azione segue reazione. Alle sanzioni contro Mosca e alla black list di oligarchi e banche russe "di stanza" in Europa e nel mondo, nelle scorse ore Mosca ha risposto comunicando ufficialmente una lista di "Paesi ostili" alla Russia.
Ci sono tutti i 27 paesi dell'Unione europea (ed evidentemente anche l'Italia), ma anche gli Stati Uniti e il Regno Unito nella lista, redatta dal governo di Mosca, di stati e territori stranieri "che commettono azioni ostili contro la Russia, le sue compagnie e i cittadini".
Paesi ostili, l'elenco completo e le "curiosità"
L'elenco dei "paesi ostili" stilato dalla Russia comprende i Paesi dell'Unione Europea (compresa come abbiamo detto l'Italia), ma anche Australia, Albania, Andorra, Regno Unito (compresi Jersey e territori d'oltremare britannici - Anguilla, Isole Vergini britanniche, Gibilterra), Islanda, Canada, Liechtenstein, Micronesia, Principato di Monaco, Nuova Zelanda, Norvegia, Corea del Sud, San Marino, Macedonia del Nord, Singapore, Stati Uniti, Taiwan, Ucraina, Montenegro, Svizzera e Giappone.
E' curioso notare e comunque balza subito all'occhio come tra i "paesi ostili" figuri la Svizzera che nei giorni scorsi aveva "rotto" la sua neutralità dichiarando il pieno sostegno al pacchetto di sanzioni economiche verso Mosca stabilite dall'Unione Europea.
Paesi ostili, il "valore economico" della lista
Se il pensiero per essere finiti nell'elenco di Paesi ostili è legato soprattutto alla sicurezza dei nostri soldati, delle nostre forze armate o alla sicurezza riguardo il pericolo di attacchi informatici, in realtà l'elenco di "Paesi ostili" compilato da Mosca ha un valore anche e forse soprattutto economico.
Oltre a quello, evidentemente dei rapporti politici con Mosca.
In buona sostanza quasi una risposta pan per focaccia alle sanzioni dell'Unione Europea.
Nel documento del Cremlino viene infatti sottolineato che le controparti russe, pubbliche e private, "che hanno obbligazioni in valuta estera nei confronti di creditori stranieri dall'elenco dei paesi ostili potranno pagarli in rubli".
In pratica i bond emessi dalla Russia, da istituzioni pubbliche o private potrebbero perdere valore, dal momento che nessuna controparte internazionale accetterebbe di essere saldata in una valuta il cui valore sta precipitando.
Cosa accadrà: gli appuntamenti per Borse e investitori
In quest'ottica, lo sguardo è fissato al calendario e a quanto accadrà il 16 marzo: entro quella data infatti la Russia dovrà rimborsare al mercato 107 milioni di dollari di cedole relativi a due emissioni anche se può contare su un "cuscinetto" proroga di 30 giorni per saldare i propri pagamenti.
Il 31 marzo sarà la volta di un pagamento da 359 milioni di dollari per un bond a scadenza 2030, mentre il 4 aprile arriverà a scadenza un bond da 2 miliardi. All'appuntamento con i creditori dovrà presentarsi anche il colosso Gazprom (che si è visto togliere recentemente moltissime collaborazioni soprattutto nel settore sportivo), con un debito da 1,3 miliardi di dollari in scadenza proprio oggi.
Dopo Israele, anche la Cina si propone come mediatore
Altra importante novità sul fronte della crisi è da registrarsi attraverso la manifestata disponibilità della Cina a fare da mediatore tra Mosca e Kiev per riportare la pace.
Una disponibilità che è stata avanzata dal ministro degli Esteri di Pechino Wang Yi che, forse per evitare da parte di Mosca che la proposta fosse interpretata come una sorta di ingerenza o dichiarazione di superiorità, ha subito sottolineato come "l’amicizia tra Mosca e la Cina sia solida come una roccia“.
Il ministro degli Esteri ha fatto queste esternazioni nel corso della conferenza stampa annuale a margine dei lavori dell'Assemblea nazionale del popolo. Una relazione dove il Governo cinese ha "regalato" parole al miele alla Russia e bacchettato gli Stati Uniti sulla strategia di prevedere una versione Nato nell'Indo Pacifico e nel proclamare il suo ruolo neutrale verso la Cina e verso la situazione con Taiwan.
Non solo Israele e Cina, il ruolo della Turchia
Ma in queste ultimissime ore un ruolo diplomatico e di apertura per cercare di favorire il dialogo è interpretato anche dalla Turchia.
Se non oltre perché a Istanbul sarà in programma un incontro che potrebbe risultare fondamentali per cambiare le sorti e la piega che ha preso la crisi tra Russia e Ucraina.
Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov incontrerà infatti per consultazioni il collega ucraino Dmytro Kuleba giovedì 10 marzo in Turchia ad Antalya. Ad annunciarlo, il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu in una nota stampa riportata dall’agenzia turca Anadolu.