Pil veneto in caduta libera ma arrivano segnali incoraggianti per il 2021
Le prospettive, nonostante il pessimo inizio anno, sono positive. Il PIL regionale dovrebbe segnare un rimbalzo, così come dovrebbero riprendersi i consumi delle famiglie e gli investimenti fissi lordi.
Il Veneto risente delle conseguenze dell’emergenza sanitaria da Covid-19, allineandosi con lo scenario nazionale. E’ quanto emerge dall’ultimo numero del bollettino socio-economico della Regione, in rete da domani.
Pil veneto in caduta libera ma arrivano segnali incoraggianti per il 2021
Nell’attuale scenario di incertezza socioeconomica dominato dall’emergenza sanitaria, le stime per il PIL veneto disegnano una brusca contrazione nel 2020 (-8,9%), in linea con quanto registrato a livello nazionale. Per i consumi delle famiglie in Veneto, dopo la timida dinamica del 2019, si stima una diminuzione pari a -11,8% mentre per gli investimenti il dato si attesta attorno ad un -10%.
Segnali incoraggianti arrivano fortunatamente per il 2021: le prospettive, nonostante il pessimo inizio anno, sono positive. Il PIL regionale dovrebbe segnare un rimbalzo del +5,5%, così come dovrebbero riprendersi i consumi delle famiglie e gli investimenti fissi lordi (rispettivamente +4,3% e +13,2%).
La dinamica imprenditoriale mostra una leggera contrazione: il Veneto chiude l’anno con un -0,6% di imprese attive rispetto al 2019, mostrando un dato che evidenzia un calo più marcato rispetto a quello nazionale (-0.2%). A segnare le contrazioni più significative sono il comparto industriale (-1,5%) e agricolo (-1,2%) mentre il terziario mostra un sostanziale equilibrio (-0,4%).
Gli effetti della pandemia sono visibili sulle nuove iscrizioni di impresa (-17,5%). Da osservare con attenzione il dato relativo ai fallimenti, che diminuiscono del 28,6% rispetto al 2019: un dato che dimostra come l’andamento delle chiusure di impresa non rifletta ancora gli effetti della crisi economica generata dall’emergenza sanitaria, anche per effetto delle misure straordinarie a sostegno delle imprese interessate dai provvedimenti di chiusura emergenziale.
Per quanto riguarda l’export, il 2020 si chiude con una contrazione complessiva delle esportazioni pari al -8,2%, inferiore rispetto al dato nazionale (-9,7%). Sensibile il calo delle vendite di prodotti made in Veneto verso alcuni dei principali partner europei (Francia, Regno Unito e Spagna), mentre nel principale mercato di riferimento delle imprese venete, quello tedesco, la riduzione delle vendite sfiora i 152 milioni di euro, in netto recupero nell’ultimo trimestre del 2020. A livello settoriale, è solo il comparto chimico-farmaceutico a registrare un saldo positivo (+5,4% rispetto al 2019), grazie soprattutto alla vendita di medicinali. Consistenti invece le riduzioni per moda, macchinari e forniture mediche.
Elevate le perdite nel settore turistico, che segna un -54,4% delle presenze. Ciò è dovuto soprattutto alla forte riduzione di turisti stranieri, che per il Veneto nel 2019 rappresentavano il 65,3% dei visitatori, e le cui presenze nel 2020 si contraggono del 68,3%, segnando un dato sensibilmente peggiore rispetto al contesto nazionale (-25,3%).
Una timida ripresa del periodo estivo (dovuta all’allentamento delle misure di contenimento), non ha consentito di recuperare i numeri del 2019, attestandosi attorno ad -28%. A pagare il prezzo più alto sono state le città d’arte e le località termali (rispettivamente -65,3% e -66,1%), mentre le spiagge segnano 11,6 milioni di presenze in meno (cioè -45,9% rispetto all’anno precedente). Più lievi le perdite per il turismo montano (-24%).
Deficitario anche il bilancio del traffico aereo: rispetto al 2019, gli scali veneti hanno perso oltre 14 mln di presenze, segnando un -76,7%, rispetto ad una media nazionale del -72,6%. Il Veneto invece ha visto una contrazione inferiore rispetto all’Italia sul traffico domestico, -58,0% rispetto al -61,3% nazionale.
Pesante anche l’impatto del Covid-19 sul mercato del lavoro: dopo anni di crescita, in Veneto diminuiscono gli occupati (-2.4%) e aumentano disoccupati (+ 0,2%) e inattivi (+ 5,3%), per un tasso di disoccupazione complessivo che si attesta attorno al 5,8% (a fronte di un 5,6% del 2019). In calo anche il mercato immobiliare: -22% per le compravendite ad uso privato e i mutui con ipoteca immobiliare (- 15,5%).