Niente "No fly zone" sull'Ucraina: la Nato sceglie di non dichiarare guerra alla Russia
Si prosegue con le "armi" della diplomazia e delle sanzioni. La posizione del ministro Di Maio che "sposa" la strategia occidentale, la delusione di Zelensky.
Non ci sarà una "No fly zone" sui cieli dell'Ucraina, come chiesto a gran voce dal presidente Zelensky. La Nato non la imporrà.
Mentre oggi, sabato 5 marzo 2022 è il decimo giorno di guerra, è questo l'esito della giornata piuttosto travagliata di ieri dove l'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord, l'Unione europea, Gli Stati Uniti e in generale le diplomazie internazionali hanno proseguito nel loro tentativo di mediazione e soluzione alla crisi che ha portato l'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito russo.
Per cercare di fermare Mosca e la tragedia della guerra si continuerà dunque con le "armi" della diplomazia, del dialogo e delle sanzioni economiche. Magari di portata ancor maggiore e più incisiva.
Niente "No fly zone" sull'Ucraina: la decisione
Certo è che nelle ultime ore, specie dopo l'attacco dei russi alla centrale nucleare di Zaporizhzhia e l'avanzata verso altre sedi nucleari (i russi sono ormai vicini anche a Yuzhnoukrainsk nell'oblast di Mykolaiv, nell'Ucraina meridionale), la decisione della Nato di non prevedere una "No fly zone" sui cieli dell'Ucraina non è passata certo inosservata.
Ma le motivazioni, anche piuttosto concrete, sono state subito messe sul tavolo.
No fly zone, rischio di una guerra totale
In particolare, dalla Casa Bianca attraverso una conferenza stampa della portavoce del presidente Joe Biden, Jen Psaki:
"Gli Usa non vogliono una no-fly zone sull'Ucraina perché vorrebbe dire che le forze americane dovrebbero poi abbattere aerei russi e questo rischierebbe di causare una guerra immediata e diretta contro la Russia. Comporterebbe un'escalation militare che non vogliamo in questo momento"
Un concetto ribadito anche dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel che ha sottolineato come la misura della "no fly zone" sarebbe un passo eccessivo e non prudente perché innescherebbe una serie di conseguenze a catena.
La posizione del ministro degli Esteri Di Maio
Sulla decisione della Nato è intervenuto anche il nostro ministro degli Esteri Luigi Di Maio:
"Una No fly zone coinvolgerebbe direttamente la Nato nel conflitto. E questo scatenerebbe un conflitto almeno a livello continentale che avrebbe degli effetti devastanti su tutta l'Europa e questo non lo vogliamo".
E ancora:
"Attivare la No fly zone come richiesto dall'Ucraina significherebbe portare in guerra i paesi alleati, inclusa l'Italia e questo non ce lo possiamo permettere, perché si rischia una guerra mondiale"
La reazione del presidente Zelensky
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha però condannato la decisione della Nato di non istituire una no-fly zone in Ucraina.
"Oggi la leadership dell'Alleanza ha dato luce verde all'ulteriore bombardamento di città e villaggi ucraini, rifiutandosi di stabilire una no-fly zone"
Cos'è una "No fly zone": il rischio di una dichiarazione di guerra alla Russia
Entrata con prepotenza praticamente in tutte gli aggiornamenti delle agenzie di stampa e dei Tg delle ultime ore, "No fly zone" va quindi ad aggiungersi a "escalation", "descalation", guerra, invasione, Donbass e altro ancora.
Ma di cosa parliamo esattamente quando parliamo di "No fly zone"? Significa impedire il sorvolo di aerei nemici su un territorio.
E' questo che da giorni il presidente Zelensky chiede alla Nato e ai Paesi occidentali (può farlo l'Ue, l'Onu e singoli Paesi): imporre una NFZ sull’Ucraina, cioè un divieto di sorvolare lo spazio aereo del paese.
Ipotesi come abbiamo detto ampiamente scartata per un motivo molto semplice: contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questa misura non è fondamentalmente un'azione di tutela difensiva.
Di fatto, legittima il contrario: chi la impone deve svolgere attività di pattugliamento e, in caso di violazione dello spazio aereo, può arrivare all’abbattimento del velivolo nemico.
Un pattugliamento include anche assicurarsi di avere il controllo di quell’area senza il rischio di subire attacchi da terra.
In buona sostanza, il rischio di fatto di dichiarare guerra alla Russia.