Il M5S è "partito": Conte piazza cinque fedelissimi nella nuova segreteria
Momento travagliato per i 5 Stelle alla ricerca di un'identità da ritrovare. E c'è anche una "bomba" dal Venezuela.
Volevano “aprire il Parlamento e le stanze della politica come una scatoletta di tonno”. Ora i Cinque stelle si ritrovano a cercare di capire cosa faranno “da grandi”. Il tutto dopo aver riempito con i propri eletti Camera e Senato, affrontato vicissitudini di vita (la morte del fondatore e mente pensante Gianroberto Casaleggio), aver visto addii, mal di pancia, ribaltoni e avuto un presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ora cerca di vestire i panni da leader di un movimento alla ricerca di un'identità ritrovata e, soprattutto, una sua collocazione nella politica italiana.
La "nuova" squadra di Conte
Ieri l'ex premier in un lungo vertice a Roma ha definito la "squadra" che lo affiancherà alla guida del Movimento, componendo di fatto una vera e propria segreteria di partito.
I cinque vicepresidenti dei pentastellati saranno:
Mario Turco, Alessandra Todde, Riccardo Ricciardi, Paola Taverna e Michele Gubitosa.
L'ex premier ha formalizzato queste decisioni ieri sera nell'ambito dell'ordine dei lavori dell'assemblea congiunta dei gruppi M5s in Parlamento. Un vertice dove Conte ha anche lanciato una stoccata ai suoi: "E' il momento di lavorare sodo, remare dalla stessa parte, invece qualcuno fa filtrare notizie all'esterno...".
Movimento 5 Stelle, dalle corse in solitaria all'ora delle alleanze?
Del resto, sono giorni cruciali per il Movimento 5 Stelle alle prese con il crescente malcontento della base e degli elettori della prima ora e il parallelo, contemporaneo, decrescere del consenso. La tornata elettorale di ottobre sta facendo leccare le ferite ai pentastellati di fatto riportando d’attualità la strada dello stop alle corse in solitaria sposando l’idea delle alleanze elettorali dei grandi partiti.
Un’idea caldeggiata in queste ultime ore soprattutto da buona parte del Partito democratico, deciso ad arrestare l’ascesa di Fratelli d’Italia e a dare un ulteriore ridimensionamento alla Lega. Una scelta che evidentemente non riguarderà solo il panorama che guarda al Governo centrale, ma andrà eventualmente preso in considerazione e declinato in tutti gli appuntamenti elettorali, come Regionali e Amministrative.
Oscure profezie
Una strategia di intenti che Giuseppe Conte sa bene che non potrà essere più rimandata. Anche perché chi fino a poco tempo è stato vicinissimo al Movimento nei giorni scorsi è stato categorico nel profetizzare scenari non certi sereni.
Come Aldo Giannuli, ex collaboratore di Beppe Grillo e dello stesso Casaleggio che ha sentenziato:
“Il 33% è un lontano ricordo, Penso che M5s non abbia futuro, non so nemmeno se arriverà alle elezioni politiche”.
I mal di pancia alla Camera
Davanti a questa fotografia, gli avvenimenti delle ultime ore rischiano di essere ulteriormente destabilizzanti. La richiesta di eleggere, con alcune settimane di anticipo, i nuovi vertici del gruppo alla Camera hanno provocato (un po’ come accaduto in Forza Italia) un mezzo terremoto.
All’attuale capogruppo Davide Crippa è stato infatti chiesto di fare un passo indietro e lasciare il suo mandato con qualche settimana d’anticipo. Ufficialmente per allinearsi con la scadenza del capogruppo al Senato e avere delle cariche concomitanti per quando si andrà ad eleggere il presidente della Repubblica. Ufficiosamente perché invece lo stesso Crippa non sarebbe uno dei fedelissimi di Giuseppe Conte.
Movimento 5 Stelle, la "bomba" dal Venezuela
Ma in realtà ad agitare il Movimento 5 Stelle c’è ben altro in queste ore. E sono le voci che arrivano dal Venezuela e in particolare dalle rivelazioni che l’ex capo dell’intelligence militare Hugo Carvajal avrebbe fatto alla giustizia spagnola per cercare di evitare l’estradizione negli Stati Uniti.
Secondo queste rivelazioni il Governo venezuelano del regime di Chavez avrebbe sovvenzionato tra gli altri (soprattutto partiti nel Centro e Sud America) anche il Movimento 5 Stelle.