Clan dei Casalesi

Mafia in Veneto, no del ministro allo scioglimento del Comune di Eraclea

L'Amministrazione comunale non avrebbe subito negli anni un condizionamento da parte dei Casalesi tale da comprometterne l'integrità amministrativa.

Mafia in Veneto, no del ministro allo scioglimento del Comune di Eraclea
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La decisione mercoledì scorso del ministro Luciana Lamorgese. Fino a nuove elezioni restano i commissari.

Non verrà sciolto per mafia

Sono passati quattro mesi dalla richiesta del prefetto di Venezia, che sembrava preludere a un provvedimento drastico dopo inchieste e degli arresti, e invece il Comune di Eraclea non verrà sciolto per mafia. L’Amministrazione comunale, seppur pesantemente coinvolta nel procedimento penale, non avrebbe subito negli anni un condizionamento da parte dei Casalesi, tale da comprometterne l’integrità amministrativa. Così ha stabilito il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese. In conseguenza di ciò i cittadini potranno andare regolarmente al voto, non appena possibile.

Una decisione preannunciata

Una decisione, quella presa dal ministro, apparentemente in controtendenza rispetto all'orientamento della Prefettura. Non più tardi di due mesi fa, infatti, il procuratore della Repubblica di Venezia, Bruno Cherchi, aveva sostanzialmente confermato che dalla Prefettura di Venezia era partita una richiesta in tal senso. L’istruttoria era nata dopo il blitz di un anno fa con l’arresto di una cinquantina di persone (già sotto processo), tra cui anche l’ex sindaco, Mirco Mestre.

Scioglimento per mafia: come funziona

E' il comma 1 dell’articolo 143 del testo unico degli Enti Locali che stabilisce le modalità dello scioglimento per mafia di un Comune, e che dice che devono sussistere “concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori, ovvero su forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni comunali”. Il ministro, con la sua decisione, ha ritenuto che queste condizioni non ci siano.

Per ora restano i commissari

Il condizionamento in questo caso era quello dei Casalesi, guidati sul territorio dall’imprenditore Luciano Donadio, il quale, secondo le accuse dei pubblici ministeri veneziani, si sarebbe speso per portare voti al sindaco Mestre e aveva aiutato anche Graziano Teso, vicesindaco in carica al momento del blitz. Ai vertici del Comune intanto, fino a prossime elezioni, restano quindi i commissari.

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