Emergenza Covid-19

La virologa padovana Capua: "Il coronavirus non passerà certo con l'estate"

Non tutti conoscono la sua storia personale: già specialista di fama mondiale nonché deputata ai tempi di Mario Monti, è un cervello in fuga, o meglio, fatto fuggire per una vicenda assurda.

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Non tutti conoscono la storia personale di Ilaria Capua. La virologa veneta d'adozione (romana di nascita, ha poi studiato a Perugia e infine a Padova), già specialista di fama mondiale nonché deputata della Repubblica (ai tempi di Mario Monti, con Scelta civica), oggi dirige l'One Health Center of Excellence all'Università della Florida. E' un cervello in fuga, o meglio, fatto fuggire: surreale l'inchiesta giudiziaria totalmente campata per aria che l'ha vista coinvolta alcuni anni fa. Oggi, in questa emergenza coronavirus, è fra le personalità che più ci hanno aiutato a capire e a interpretare correttamente tanti aspetti del difficile momento che stiamo vivendo.

Coronavirus: poche speranze per l'estate

Proprio un paio di giorni fa, Capua, nel corso di una diretta Instagram con il sindaco di Firenze Dario Nardella, ha spiegato che la SARS è scomparsa non per l'arrivo della bella stagione, bensì per le misure di contenimento.

"Quanto questo virus possa sparire con l'estate? Ti do la percentuale esatta: zero possibilità"

 

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@ilaria_capua: “Volete uscire? Vi auguro che non ve ne dobbiate pentire.” #iorestoacasa

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Che il coronavirus evapori per l'estate non è insomma che una pia illusione. E' possibile che si affievolisca (tra l'altro modelli ne correlano la virulenza anche con fattori climatici), ma così com'è molto probabile che in autunno si assista a una nuova recrudescenza dei contagi.

Una buona notizia, però, c'è, la scienziata ha spiegato che: "non è un virus super resistente, anzi è fragile, ma si trasmette con grande facilità".

Condizionatori sotto la lente

La virologa non esclude inoltre la possibilità che il virus si propaghi con i condizionatori. La Sars 1, nel 2002, si è propagata dai sistemi di aerazione e riscaldamento di un hotel. Insomma, un aspetto che sarà da tenere sotto stretta osservazione.

Puntualizzando che si conosce questo virus da troppo poco tempo, sappiamo però che i coronavirus sono abbastanza delicati, non sopravvivono a temperature estreme, precisa la Capua.

Le infezioni di ritorno negli animali

"Con il primo contagio da Covid-19 su un gatto - ha aggiunto Capua - è arrivato il colpo di coda che ci aspettavamo. Essendo un virus di origine animale, ora torna a infettarli. Bisogna così gestire anche l'infezione degli animali, quelli da reddito, negli allevamenti, oltre a quelli domestici. E questo potrebbe rivelarsi un enorme problema di gestione sanitaria pubblica".

Per non creare allarmismi, l'Istituto superiore di Sanità chiarisce comunque che finora, "fino al 2 aprile sono solamente 4 i casi documentati di animali domestici positivi: in tutti i casi all'origine dell'infezione vi sarebbe la malattia dei loro proprietari affetti da COVID-19".

L'Iss aggiunge:

Non esiste alcuna evidenza che gli animali domestici giochino un ruolo nella diffusione di SARS-CoV-2 che riconosce, invece, nel contagio interumano la via principale di trasmissione. Tuttavia, poiché la sorveglianza veterinaria e gli studi sperimentali suggeriscono che gli animali domestici siano, occasionalmente, suscettibili a SARS-CoV-2, è importante proteggere gli animali di pazienti affetti da COVID-19, limitando la loro esposizione.

Non abbandonate gli animali, specifica anche Enpa nazionale. Anche perché sono loro a prendere il Covid da noi, eventualmente, e almeno per quel che sapiamo finora, almeno cani e gatti superano la malattia senza troppi problemi.

Il caso Ilaria Capua, suicidio nazionale

Ci siamo abituati alle sue disamine precise in collegamento da oltreoceano, da quando è scoppiata l'emergenza sanitaria mondiale, ma la scienziata Ilaria Capua - che oggi viene contesa dalle tv nazionali per le sue puntuali spiegazioni (e più che in un caso azzeccate intuizioni) relative alla nuova forma di coronavirus con cui ci troviamo a fare i conti, è "fuggita" dal nostro Paese dopo accuse infamanti e gogna mediatica.

Nel 2014 viene additata come "trafficante di virus" sulla base di un'indagine della Magistratura (in corso per altro da anni) della quale nulla sapeva.  Quando arriva l'avviso di garanzia a mezzo stampa, sono ormai 18 anni che lavora presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Legnaro nel Padovano, dove ha contribuito a creare il gruppo di ricerca selezionato dalla Commissione europea come Laboratorio europeo di riferimento per l’influenza aviaria e la malattia di Newcastle.

L'accusa è quella di aver stretto accordi con aziende per produrre vaccini e arricchirsi. Premi, scoperte di importanza mondiale nel suo campo, riconoscimenti in ogni parte del mondo e invece in Italia, per contro, l'assurda accusa di aver attentato alla salute del pianeta per arricchirsi. Intercettazioni equivocate e  polemiche politiche (Alessandro Di Battista scrive un tweet con l’hashtag #arrestanovoi, anche se non è stato arrestato nessuno), poi anche il web insorge con insulti personali e minacce.

Capua decide di andarsene. La chiama la University of Florida per dirigere un dipartimento dell’Emerging Pathogens Institute, dove se la tengono ben stretta. E in Italia? Nel 2016 la virologa è stata prosciolta: non si è nemmeno arrivati a processo, a ristabilire la verità ci ha pensato Laura Donati, giudice del Tribunale di Verona. Insussistenza di un presunto delitto per cui la ricercatrice rischiava addirittura incredibilmente l'ergastolo. Pochi anni dopo l'Italia ha avuto bisogno di lei. E lei ha teso la mano. Il rammarico per quel team di scienziati che si era costituito durante la fruttuosa esperienza padovana, però, non l'ha mai abbandonata.

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