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La protesta IoApro dei ristoratori domani mercoledì 7 aprile 2021, ma Facebook blocca loro i profili

Anche la piattaforma GoFundMe ha bloccato una campagna di raccolta fondi che il movimento di protesta aveva lanciato.

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Da una parte le norme volte al contenimento di una pademia mondiale, dall'altra la difficoltà di molti imprenditori che si trovano a tenere chiuse le proprie attività. I ristoratori, in particolare, sono fra le categorie che maggiormente hanno fatto sentire la propria voce e il proprio disagio nell'ultimo anno. Alcuni di loro, non tutti, hanno deciso di unirsi nel gruppo "IoApro" in aperto dissenso contro le restrizioni governative, intenzionati a rialzare la serranda da domani, 7 aprile 2021.

IoApro tour

Un tour di cinque tappe (Napoli, Bologna, Palermo e, oggi 6 aprile, Roma) che ha portato la carovana dei manifestanti di “Io Apro” a toccare alcune delle più importanti città d’Italia. Una serie di presidi in piazza che hanno avuto inizio con la protesta che si è svolta domenica 28 marz0 2021, a Milano davanti alla Scala.

I ristoratori “disobbedienti”, tramite la loro pagina Facebook ufficiale macinano consensi (e polemiche). Ma soprattutto continuano a raccogliere adepti. Ma non solo, alcuni dei loro profili Facebook, come denunciano loro stessi, sono stati bloccati.

Riaprire in barba alle regole dal 7 aprile

Terminate le manifestazioni in piazza, sono pronti a riaprire i battenti delle loro attività da domani: 7 aprile 2021.

“#IoApro per riconquistare la nostra libertà. Siamo l’unica vera opposizione in questo paese, centinaia di multe non ci hanno fermato. Ora riempiamo le piazze di tutta Italia con il nostro tour ed un unico obiettivo: il 7 aprile riaprire tutto. Eliminare il coprifuoco, riappropriarci della libertà di movimento, della libertà d’impresa, dell’istruzione, dello sport, della nostra vita, prima che il paese fallisca. Perché #NOINONSIAMOLORO. Aiutaci a sostenere le spese per gli spostamenti in tutto il territorio e per l’organizzazione della piazza”.

Ma i ristoratori che incitano i colleghi a tenere aperti e i clienti ad andare a mangiare nei loro locali non hanno raccolto soltanto solidarietà. Molti piccoli imprenditori che invece hanno scelto di rispettare le regole per contenere il virus, non trovano corretto, soprattutto verso chi si attiene alle norme di tutela comunitaria, questo atteggiamento. A prendere le distanze da questa protesta anche alcuni noti giornalisti, come Luca Bottura:

Come denunciano gli stessi ristoratori dissidenti, anche la piattaforma GoFundMe ha bloccato la campagna di raccolta fondi che "IoApro" aveva lanciato per essere sostenuta.

A gennaio la prima mobilitazione nazionale

La protesta ha preso forma a Pesaro, a gennaio 2021, ed è rimbalzata in fretta in ogni parte d’Italia: ad amplificarla anche Twitter con hashtag#Ioapro1501. Il 15 gennaio 2021 moltissimi ristoratori e baristi hanno tenuto aperti i loro locali violando intenzionalmente le restrizioni Covid e mettendo in conto anche una multa: una ribellione consapevole quindi, che parte dal presupposto in base al quale le restrizioni del Dpcm sono “illegittime”. Una ribellione nazionale che avevano definito “gentile”.

Ora la storia si ripete. Nonostante quanto dichiarato da Yuri Naccarella, fra i promotori del movimento, molti locali che a gennaio hanno deciso di trasgredire sono andati incontro a sanzioni:

“Potete continuate a rimanere aperti, nonostante vi impongano dei giorni di chiusura, anzi dovete rimanere aperti, come abbiamo fatto noi, che nonostante le multe siamo rimasti aperti perché la chiusura è assolutamente illegittima”.

A Torino, per esempio, era finita con una sospensione dell’attività per cinque giorni, la protesta #Ioapro1501 per la trattoria Cerere di via Legnano, nel quartiere Crocetta, uno dei ristoranti che aveva aderito all’iniziativa nazionale contro le restrizioni Covid a gennaio.

Attività allo stremo

Un dato oggettivo resta: sono tante le attività, piegate dalle continue chiusure che rischiano di fallire trascinando con sè intere famiglie. Martedì 30 marzo 2021 questi imprenditori hanno deciso di scendere in piazza a Como, supportate da Confesercenti, per far sentire la propria voce. Emblematico questo sfogo da parte della titolare della pizzeria Marechiaro, di Cantù, raccolto dal nostro quotidiano online Prima Como. Un video diventato in pochi giorni virale.

Abbiamo aperto il 14 febbraio 2020. Fino ad adesso abbiamo cercato di tenere duro, io mio marito e la mia famiglia. Col nuovo Decreto sostegni ci daranno 2mila euro, il minimo, perché noi non possiamo confrontare il fatturato 2020-19. O ci fanno aprire, oppure sono obbligata a chiudere. Ho fatto un mutuo per aprire e devo pagare ogni mese l’affitto, fino a dicembre siamo riusciti a pagarlo, ora non riusciamo più.

Una storia di dolore che racchiude il dramma che ha investito migliaia di nuclei familiari da nord a sud.

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