"Si mette male"

Entro Natale 1000 malati di Covid in terapia intensiva. Crisanti: "Mascherina all'aperto non basta"

Tutti d'accordo Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, e i virologi Roberto Burioni e Andrea Crisanti.

Entro Natale 1000 malati di Covid in terapia intensiva. Crisanti: "Mascherina all'aperto non basta"
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E' un trend lineare e non ancora esponenziale. Ma se tutto va avanti con questi numeri, la curva dei contagi ci "regalerà" per Natale circa 1000 pazienti in terapia intensiva e 12mila altri pazienti ricoverati.

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Entro Natale 1000 malati in terapia intensiva

E' la matematica applicata al Covid spiegata da Nino Cartabellotta, presidente della Fodazione Gimbe, che ieri, a "Non è l'Arena", ha analizzato le proiezioni rispetto all'incremento dei contagi ormai salito a quota 2.500 al giorno.

I pazienti ricoverati con sintomi ieri erano 3.287 (+82, +2,6%; ieri +63), di cui 303 in terapia intensiva (+6, +2%; ieri +3).

E se la curva diventasse esponenziale? "Solo" 1000 pazienti in terapia intensiva sono gestibili - conferma anche Caratebellotta - ma se dovessero scoppiare nuovi focolai la situazione diverrebbe molto più difficile da gestire.

"In particolare nelle regioni del Sud erano state protette dal Covid grazie al blocco della mobilità interregionale", ha sottolineato il medico e presidente della Fondazione che dal 1996 ha lo scopo di promuovere e realizzare attività di formazione e ricerca in ambito sanitario.

Burioni: "Qui si mette male"

Cartabellotta è solo l'ultimo ad alzare l'asticella. Qualche giorno prima già il mediatico Roberto Burioni aveva fatto capire l'antifona con un chiarissimo tweet:

Crisanti: "Restrizioni sopra i 7mila casi al giorno"

E anche Andrea Crisanti, virologo dell'Università di Padova, da Vò in avanti il principale artefice del miracolo veneto durante l'emergenza, mette in guardia:

"A marzo avevamo probabilmente 50 mila casi al giorno, siamo molto lontani da quelle proporzioni, per fortuna. A mio avviso la soglia è attorno ai 7/8mila casi al giorno: oltre, bisognerebbe tornare a prendere provvedimenti restrittivi".

Non necessariamente - anzi molto poco probabilmente - bisogna pensare a un luckdown "duro" come nei mesi caldi. Anche perché l'andamento è molto diverso da regione a regione e se in una regione la curva dovesse impennarsi, un nuovo giro di vite diverrebbe inevitabile.

"La mascherina serve, ma l'abbiamo usata tutta estate e i contagi non sono saliti più di tanto... L'obbligo all'aperto non risolve il problema. Il rialzo delle ultime settimane va ricercato semmai nella riapertura delle scuole e di quasi tutti i luoghi di lavoro. Il sistema messo a punto sulla scuola ha qualcosa che non va: ad esempio nel momento in cui i ragazzi escono da scuola, tutte le cautele vengono meno. Bisogna controllare la temperatura e alunni o docenti che abitano in zone dove si registra il rialzo dei contagi, a scuola non dovrebbero arrivarci proprio".

Secondo Crisanti impossibile stabilire l'efficacia anche rispetto alla proposta di far chiudere prima bar e ristoranti ("In Inghilterra l'hanno fatto e i contagi continuano a salire") e pure sulla limitazione delle feste private ("Puoi mettere un limite a quanti partecipanti vuoi, ma poi chi le controlla?").

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