Il papà di Gioele ora mette in dubbio i metodi adottati per le ricerche
L'aggressione da parte di animali non convince. La criminologa Bruzzone: "Viviana era in piena crisi dissociativa, omicidio-suicidio ipotesi più probabile".
Dopo il ritrovamento, ieri, di quelli che il team di ricerca ha definito "al 99%" i resti del piccolo Gioele, oggi a tener banco è una polemica innescata dal papà Daniele Mondello su Facebook:
"Cinque ore di lavoro di un volontario rispetto a 15 giorni di 70 uomini esperti, mi fanno sorgere dei dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche".
Perché i resti di Gioele ritrovati così tardi?
Posto che se anche le cose fossero andate diversamente (cioè se le ricerche fossero state più rapide), non sarebbe purtroppo cambiato nulla circa la sorte del bimbo, il padre dal suo punto di vista ha tutte le ragioni.
Non stiamo parlando di un'area enorme: tutto si trova in un fazzoletto di macchia mediterranea i cui estremi in linea d'aria distano fra loro solo 500 metri.
Dal punto in cui Viviana Parisi ha abbandonato la sua Opel grigia al traliccio sotto al quale è stato trovato il suo corpo esanime sono, appunto, 500 metri in linea d'aria, circa 1 chilometro a piedi. Ma la distanza dal punto in cui sono stati rinvenuti i resti attribuiti a Gioele è ancora minore: solo 200 metri.
Ora, già è strano che per trovare la 43enne dj torinese ci siano voluti 5 giorni: scomparsa il 3 agosto 2020, è stata rinvenuta sotto il traliccio l'8 agosto.
Ma a maggior ragione com'è possibile che 70 cercatori esperti, coi cani, i droni e tutto in 16 lunghi giorni non siano riusciti a passare al pettine almeno le immediate vicinanze dal punto della scomparsa, (dove poi il bimbo effettivamente si trovava)?
E' impossibile non chiederselo. Per chiunque, anche per Daniele Mondello (anche se le critiche alla task force non gli restituiranno il figlio).
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L'aggressione da parte di animali non convince
Probabilmente è stata solo una casualità. Il carabiniere in pensione ha smosso un arbusto ed è stato "fortunato", se così si può dire. E anche sotto il traliccio la vegetazione non ha reso certamente semplice l'individuazione del cadavere.
Insomma, madre e figlio sono morti quel maledetto 3 agosto. Ma come?
Aggrediti da bestie feroci? Accanto all'autostrada Messina-Palermo di fiere non ce ne sono... Certo, cani o cinghiali possono senz'altro rivelarsi aggressivi, ma se la copia fosse stata assalita poco oltre il guard rail, dopo la morte del bambino com'è che la madre s'è inerpicata in mezzo alle spine per altri 300 metri fino al traliccio?
Non certo per scappare da un animale, che altrimenti l'avrebbe raggiunta ben prima di arrivare al traliccio.
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L'ipotesi dell'omicidio-suicidio resta la più probabile
Fra coloro che avvalorano la tesi dell'omicidio-suicidio, nelle ultime ore anche la famosa criminologa Roberta Bruzzone, secondo la quale Viviana Parisi sapeva già che non sarebbe mai più tornata, quando è uscita di casa quella mattina: è molto probabile che abbia pianificato tutto per mettere in atto l'omicidio del figlio e poi togliersi la vita.
La bugia di partenza al marito, e tutti i segni di un disagio psichico via via sempre più forte: il mancato pagamento al casello, la deviazione a Sant'Agata di Militello per il panico di rimanere a secco di benzina, la strada fino a Caronia coperta sbandando e a passo di lumaca in autostrada.
Infine l'incidente: per la Bruzzone avrebbe accelerato gli eventi, significativo che al passante che le si è rivolto i quel concitato frangente la dj non abbia neppure risposto, come se avesse fretta di e volesse evitare che qualcuno intralciasse il suo piano.
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La criminologa Bruzzone: "Piena crisi dissociativa"
Di "piena crisi dissociativa" parla Bruzzone, coerentemente col certificato medico trovato nel cassetto del cruscotto della sua auto, emesso il 17 marzo 2020 dall’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto.
Per la crimonologa il fatto che Viviana Parisi fosse così attaccata al figlio non si traduce nel fatto che non gli avrebbe mai fatto del male, anzi: la rendeva semmai proprio più pericolosa nell’ambito del suo particolare grave disturbo psichiatrico.
Come abbia trovato il coraggio per porre fine alla vita del bimbo, resta da capire.
E' comunque possibile che abbia cercato di nasconderlo in un cespuglio ed è per questo che così a lungo il team di ricerca ha faticato (tra l'altro per ora sono stati rinvenuti solo pochi resti, gli animali selvatici potrebbero aver smembrato il cadavere).
Poi la 43enne ha vagato fino a che ha scorto un punto da cui gettarsi: altro che fuga dalle fiere, sarebbe bastato fermarsi a due metri da terra sul traliccio... sarà la relazione finale dell'autopsia a confermare se sia salita fino in cima per poi buttarsi di sotto.
daniele.pirola@netweek.it