Fondazione Cariplo: le nuove sfide per il Presidente Fosti
Il numero uno illustra strategie, impegni, ambiti e budget dell’ente.
Qual è il compito a cui è chiamata oggi un’Istituzione come Fondazione Cariplo? Ne abbiamo parlato con il nuovo presidente: Giovanni Fosti
La vera sfida per Fosti: accorciare le distanze
«Credo che se dovessi descrivere con parole molto semplici la nostra priorità oggi è quella di contribuire ad accorciare le distanze nei nostri territori. Si sta creando una sempre maggiore distanza tra le persone, tra comunità che crescono e comunità che fanno più fatica, tra città e aree interne. Assistiamo a una frammentazione sociale a vari livelli che rischia di intaccare quel sentirsi parte di un destino comune, che da sempre costituisce un collante fondamentale tra le persone che vivono uno stesso territorio. Cercare di ricucire queste distanze, contribuire a evitare che ci siano parti delle nostre comunità che vanno avanti e altri che restano indietro, credo sia oggi il nostro compito prioritario. Accorciare le distanze è il tema chiave che ha guidato anche la stesura del nuovo documento di programmazione pluriennale, che si articola attorno alle 4 aree filantropiche, che esprimono l’obbiettivo comune e unitario della Fondazione: continuare a creare valore per le persone e i territori ed essere un luogo di riferimento all’interno delle nostre comunità».
Per ricucire queste distanze che ruolo avranno le Fondazioni di Comunità provinciali?
«Io credo che una caratteristica distintiva di Fondazione Cariplo sia quella di avere la consapevolezza che per essere efficaci sul territorio non ci si possa muovere da soli: è necessario muoversi con gli attori dei territori perché sono loro ad avere una conoscenza molto forte di quello di cui c’è bisogno e hanno la capacità di costruire alleanze concrete. Le Fondazioni di Comunità sono un perno sostanziale di questo lavoro perché sono portatrici di credibilità e capacità di aggregazione: hanno il potenziale per mettere insieme gli attori chiave, attrarre energie e risorse e canalizzarle verso obbiettivi finalizzati al bene comune. Vogliamo sostenere, promuovere e consolidare un’evoluzione delle Fondazioni di Comunità che non siano vissute solo come soggetti che mettono in campo risorse finanziarie per il territorio, ma che vengano riconosciute nel loro ruolo chiave di aggregazione e di facilitatori per la costruzione di tavoli territoriali che mettono insieme i diversi attori».
La nuova Commissione Centrale di Beneficenza ha stabilito i budget per il 2020. Quale sarà l’entità destinata all’attività filantropica?
«Il budget delle erogazioni ammonta a 135 milioni, che con i crediti di imposta, di fatto, sarà superiore. Il 2020 dovrebbe quindi vedere un’attività filantropica complessiva di circa 150 milioni di euro. Si tratta di una somma importante di cui potranno beneficiare le organizzazioni del terzo settore di tutta la Lombardia e delle province del Verbano Cusio Ossola che parteciperanno ai bandi e del prossimo anno. Una quota significativa, circa 20 milioni di euro, verrà gestita insieme alle fondazioni comunitarie locali per sviluppare quei progetti che noi chiamiamo emblematiche provinciali ed emblematiche maggiori. Ma non è la cifra, benché rilevante, a fare la differenza, ma la dinamica generativa che queste risorse sono in grado di stimolare: attorno a queste iniziative si innesca un sistema economico che diventa volano e facilitatore per tessere una rete di comunità».
Quali saranno le novità del nuovo anno? Ha parlato di modelli di nuove risposte ai bisogni sociali del Paese: quali saranno?
«Preferisco parlare di metodo, un metodo che tenga conto del fatto che oggi ci troviamo di fronte a un contesto sociale in profonda trasformazione, rispetto al quale non esistono risposte facili. Oggi abbiamo sempre di più il bisogno di fare le cose in modo diverso: la sfida è intercettare il cuore dei problemi e attivare reti capaci di generare risposte efficaci nel tempo. Nel 2020 ci saranno conferme e novità, che presenteremo nelle prime settimane del nuovo anno. Ad esempio, il tema del sostegno al welfare di comunità ed innovazione sociale rimane un asset importantissimo è un asset su cui lavoriamo da anni e continueremo a farlo. Il nostro Paese ha un sistema di welfare che fa fatica a stare al passo con i bisogni delle persone, delle famiglie con bambini, anziani o parenti con disabilità. Vogliamo capire come fare a traghettare questo sistema con un modello più coerente, più utile e sostenibile, utilizzando il metodo tipico di Fondazione Cariplo: sperimentando nuove vie, fare innovazione sociale e lavorare insieme a chi fa le politiche perché possa essere replicata. Lo facciamo da più di quattro anni ormai: anni in cui sono stati realizzati 37 progetti, con oltre 36,5 mln che hanno generato una leva per un valore complessivo dei progetti pari a 82,7 mln di euro; 352 organizzazioni coinvolte come partner, 1.500 enti coinvolti nelle reti, 10.883 beneficiari, oltre 5mila persone coinvolte come volontari, collaborazioni con 568 aziende. Non dobbiamo limitarci a replicare, ma avere il coraggio di esplorare soluzioni nuove, coinvolgendo e stimolando risorse e conoscenze di tutti coloro che vogliono contribuire. Le novità? Ce ne saranno, ma le racconteremo a febbraio con il lancio ufficiale. Certamente non verranno trascurate le questioni legate ai temi ambientali e la necessità del sostegno alla ricerca tecnologica».
Il tema ambientale è davvero importante oggi: i cambiamenti climatici impongono una riflessione profonda. Se la Fondazione scende in campo può segnare una via …
«La Fondazione da sola non può combattere il clima, ma deve favorire una consapevolezza diffusa che ancora non c’è. Dobbiamo promuovere progetti con competenza in modo da abilitare le comunità ad adottare comportamenti più efficaci. Rafforzeremo ad esempio il lavoro sulla riconversione energetica degli edifici».
Con Cariplo Factory avete partecipato al Mind di Milano e aderito al progetto dell’ex area Expo a Milano. Quale sarà il vostro ruolo?
«Cariplo Factory è un polo di innovazione dentro una città, un polo molto attento ai temi della trasformazione digitale, dell’economia circolare, a creare opportunità professionali per i giovani talenti, ad attrarre talenti e sostenerli. All’interno del Mind cercheremo di portare il un contributo di connessione con il mondo delle start up, diventando una piattaforma di connessione di soggetti di eccellenza. Molto interessante anche il progetto “99 e lode” per valorizzare le competenze al femminile, che spesso non trovano spazio e considerazione».
Il 17 dicembre i detenuti del carcere di Milano hanno regalato un concerto alla città e aiutato a raccogliere fondi per i bambini che vivono in povertà a Milano.
« L’iniziativa è nata dal desiderio di persone che vivono in carcere di fare qualcosa per chi ha bisogno, un gesto molto significativo che lancia un messaggio molto potente. Anche chi ha poco, può dare un grande contributo alla comunità. La manifestazione è riuscita a coinvolgere diverse realtà che si sono messe insieme. Persone che vivono in condizioni profondamente diverse e se vogliamo distanti: chi vive in cella e chi calca il palco di uno dei teatri più prestigiosi del mondo. Si sono uniti per aiutare i bambini che vivono in povertà a Milano ai quali porteranno un contributo concreto con la raccolta fondi per i loro bisogni. Spesso i bambini che vivono in condizione di povertà non vanno dal dentista; intervenendo tempestivamente su piccoli problemi, si previene lo sviluppo di patologie più gravi; si evita il dolore e gli inestetismi che segnano subito un confine tra i bambini che possono permettersi di avere un bel sorriso e altri che non possono permetterselo. Il Programma di Fondazione Cariplo QuBì – Quanto Basta, la ricetta per la povertà dei bambini di Milano ha attivato le Reti di Quartiere, in dialogo con numerose famiglie che vivono in povertà, ed insieme ad altri partners ha sviluppato numerosi interventi. Ma il concerto di martedì 17 dicembre è stata davvero un’iniziativa che ha creato valore per tutti; per chi ha presenziato, si è emozionato ed ha apprezzato la qualità dell’esibizione, oltre che contribuire con le donazioni, e per chi beneficerà di queste azioni. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che ci sono cose necessarie alle quali qualcuno può accedere e altri no. Torniamo al tema di accorciare le distanze...».
Fondazione Cariplo considera la cultura un motore di sviluppo e un’opportunità di lavoro. Come declinerete questo impegno nel corso del quadriennio?
«La cultura favorisce lo sviluppo, le risorse economiche investite in questo settore creano valore per le persone, nuove opportunità occupazionali e rappresentano un motore di sviluppo importante. Tutti i nostri progetti tengono insieme queste caratteristiche: cultura da tutelare, creare valore e sviluppo. Vogliamo occuparci di quella platea che fa fatica ad accedere alla cultura, creando occasioni di integrazione e crescita. Ecco perché sosteniamo tutta quella miriade di piccole esperienze di territorio che creano molto valore nei territori e nelle comunità».
La ricerca scientifica è un altro dei settori qualificanti dell’azione di Fondazione Cariplo…
«Fondazione Cariplo si è collocata come soggetto riconosciuto che propone un metodo importante, valuta con rigore i progetti e poggia sulla collaborazione di esperti internazionali… La trasformazione digitale consente di avere una gran massa di dati, che noi vogliamo usare anche per i sistemi di welfare, per svolgere meglio questo compito e dare risposte puntuali alle persone e per avere punti di caduta più efficaci. Lo abbiamo chiamato data science for good. Dobbiamo poi investire sulla ricerca legata a temi come la depressione, la povertà alimentare infantile, l’obesità infantile, disuguaglianze che colpiscono di più le condizioni di maggiori fragilità; non si tratta di un problema estetico ma di salute, benessere, di non accedere a un cibo sano e all’attività sportiva. Ci impegneremo per sostenere lo sviluppo di ausili e devices che aiutano chi vive in condizioni di disabilità. I temi aperti e le attività in cui la Fondazione è impegnata sono davvero moltissimi, perché moltissime sono le domande che pone la realtà in cui viviamo. Il punto non è pretendere di essere in grado di dare risposte esaustive o risolutive, ma innescare processi che, a partire dai bisogni reali, costruiscano alleanze tra i diversi soggetti in gioco. Mettersi insieme e unire forze per trovare risposte vere».