Lockdown coronavirus

FederLegnoArredo: "Eravamo pronti con tutte le carte in regola per ripartire già dopo Pasqua"

Utilizzo di trasporti privati, distanziamento, più turni, dispositivi di protezione: il comparto è pronto.

FederLegnoArredo: "Eravamo pronti con tutte le carte in regola per ripartire già dopo Pasqua"
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“Le imprese di FederLegnoArredo rappresentano un fatturato di 42 miliardi di euro, di cui ben 22 derivanti dalle esportazioni. Non possiamo stare chiusi ancora, rischiamo di creare un danno enorme al “Made in Italy”. Stiamo vivendo un momento difficilissimo: manca il mercato italiano e rischiamo di perdere anche quello estero ”.

Emanuele Orsini, 47 anni, modenese, titolare della Sistem Costruzioni specializzata in strutture in legno lamellare e massiccio, è stato promotore del manifesto “Riapriamo il Made in Italy” e di un bellissimo video “Non c’è design senza design italia”. Il presidente di FLA è teso e preoccupato: “Stiamo facendo di tutto per convincere il Governo a far ripartire la produzione, ovviamente con tutte le garanzie del caso”.

Intervista al presidente Orsini

Il lockdown dovrebbe terminare il 3 maggio. Lei quando vorrebbe riaprire?

“Noi pensavamo il giorno dopo il ponte di Pasqua. Adesso stiamo cercando di far inserire le aziende del legno, dell’arredo e del design nel provvedimento del 23 aprile. Ci siamo incontrati con il Governo e con il responsabile della task force Vittorio Colao e abbiamo spiegato con chiarezza le nostre ragioni”.

Quali sono?

“Le nostre aziende sono in gran parte in provincia, i nostri collaboratori usano prevalentemente mezzi privati e quindi non creano nessun problema ai trasporti pubblici, in fabbrica garantiamo il distanziamento, molte imprese hanno già riorganizzato la produzione su più turni e assicurano costante e regolare sanificazione degli ambienti di lavoro. Abbiamo siglato un protocollo con il sindacato. Inoltre tutte dispongono dei Dpi, cioè mascherine, guanti, occhiali, spray… Come FLA abbiamo acquistato Dpi per approvvigionare le aziende associate che ne avessero bisogno: facciano da centrale acquisti, magazzino e consegna. Il nostro appello è ampiamente motivato”.

Avete avuto rassicurazioni in proposito? Cosa vi ha detto Colao?

“Colao è un grande manager, arriva dal mondo della digitalizzazione, conosce il settore, sa perfettamente quanto sia strategico non perdere quote di mercato. Speriamo…”.

Siete prigionieri dei codici Ateco.

“È una suddivisione che non ha senso. È sorpassata. Il prodotto gira su una filiera, è tutto collegato, abbiano messo a sistema quello che c’era prima e dopo. Dobbiamo dare subito il via alle aziende che sono pronte, che garantiscono la sicurezza sul lavoro. Con il virus dovremo imparare a convivere almeno sino a quando non si troverà il vaccino. La fase acuta dell’emergenza è superata, gli ospedali si stanno lentamente svuotando. Cosa aspettiamo?”.

Quanti casi di Covid-19 sono stati registrati nelle vostre aziende?

“Pochissimi, sono numeri percentualmente insignificanti e non è mai stato provato che il contagio sia avvenuto nella produzione. Questo periodo di chiusura ci ha permesso di conoscere meglio gli effetti del virus e di prepararci per evitare i contagi”

Questo lungo lockdown quanto costerà al settore?

“La prima stima parla di un danno di 8 miliardi di euro e per recuperare questo calo di fatturato serviranno dieci anni. I nostri competitor poi stanno lavorando: Francia e Germania, ad esempio, non si sono mai fermati, la Spagna è ripartita”.

Insomma non c’è tempo da perdere.

“Rischiamo di far morire troppe aziende, ma se perdiamo le imprese chiude anche l’Italia. Qui non si tratta di mettere la salute in secondo piano ma di far ripartire le realtà che offrono condizioni di sicurezza per lavorare”.

Il presidente Emanuele Orsini ha parlato anche dei provvedimenti adottatati dal Governo Conte, e in particolare del Dl Liquidità, e di Europa. L’intervista integrale potete leggerla sui settimanali lombardi del Gruppo Netweek.

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