La situazione precipita

Esplodono focolai a catena, il Veneto non è più campione d'Italia nella lotta al Covid

Crisanti aveva previsto nuovi focolai, ma ora nella "sua" Padova sono ben quattro, senza contare la polveriera Jesolo.

Esplodono focolai a catena, il Veneto non è più campione d'Italia nella lotta al Covid
Pubblicato:
Aggiornato:

Nonostante gli avvertimenti del virologo Andrea Crisanti (che tuttavia alcuni considerano un "grillo parlante") la situazione in Veneto sta precipitando. L'’ideatore del cosiddetto “modello veneto” e dei tamponi mirati a Vò Euganeo aveva previsto che ci sarebbero stati nuovi focolai (in barba agli ottimisti del "Il Covid non esiste più"), ma ora nella "sua" Padova sono ben quattro, senza contare la polveriera Jesolo e quanto sta accadendo in tutta la provincia di Venezia.

Crisanti, probabilmente l'esperto che da febbraio ad oggi è riuscito a conservare la maggior autorevolezza, lo ha spiegato bene: se Zangrillo ora può permettersi di dire che "il virus è clinicamente sparito" è perché siamo stati bravi, abbiamo preso le precauzioni giuste, il lockdown ha funzionato e il coronavirus ora circola meno e, circolando meno, si è anche affievolita la sua carica virale. Ma non è sparito e non è mutato. Basta guardare cosa sta avvenendo in altre parti del mondo: gli Stati Uniti stanno ancora piangendo per una tragedia costata finora vite come tre Vietnam, mentre India e Sudamerica sono sull'orlo di una catastrofe sanitaria annunciata.

Insomma, il pericolo di ritrovarsi di nuovo nella stessa situazione che stanno vivendo in altre parti del mondo c'è. Anzi, in Francia al centro de dibattito ora c'è il timore che una "seconda ondata" arrivi ben prima del prossimo autunno. La soluzione? L'ha data sempre Crisanti: l'unica è individuare più velocemente possibile i nuovi focolai, tracciare i contatti e isolare. Non c'è via d'uscita, tranne il vaccino naturalmente... ma considerando che un italiano su due non sarebbe intenzionato a farlo, il futuro così tranquillo non si prospetta.

Tutto partì dal funerale con 200 persone

Tutto era iniziato il 4 luglio scorso, con un nuovo focolaio a Padova infiammatosi dopo la commemorazione funebre di una persona che era defunta a febbraio in Camerun. La cerimonia si era svolta in un’area di un parco pubblico di padova, in via Lungargine Rovetta. Subito otto i casi positivi al Covid-19 individuati dall’Ulss 6 Euganea: ad oggi, martedì 21 luglio, sono saliti a quota 17. Alla celebrazione funebre avevano preso parte oltre 200 persone, che le autorità hanno cercato in tutti i modi di rintracciare: una corsa contro il tempo, che non si ferma.

Due casi al mercato agroalimentare di Padova

Poi, quattro giorni fa (venerdì 17 luglio 2020), un caso di positività al coronavirus era stato registrato all’interno del Mercato Agro Alimentare di Padova. Si trattava del gestore di un bar posizionato nella struttura (famigliari posti in isolamento). Sono stati attivati tutti i protocolli e s'è ricostruita la rete di contatti della persona per riuscire a effettuare i tamponi su tutti, alla ricerca di un eventuale altro positivo. E infatti un altro lavoratore dello stesso bar è risultato contagiato.

Ben 18 positivi nel corriere espresso di Limena

La notizia di ieri, lunedì 20 luglio, è che ben 18 nuovi positivi sono spuntati nella sede di un corriere espresso a Limena, sempre in provincia di Padova. E per l'Usl 6 Euganea il focolaio nella SDA non è che l'ennesimo grattacapo, quando non molto tempo fa proprio Padova - soprattutto per via del virologo Andrea Crisanti - nel Veneto campione d'Italia nella lotta al Covid era considerata terra d'eccellenza. Tutto da rifare, invece, con la regione guidata dal governatore Zaia che ora presenta il più alto indice di contagio a livello nazionale proprio per via del moltiplicarsi incontrollato di nuovi focolai.

Focolaio anche in casa di riposo a Camposampero

Ma non è finita, perché c'è anche la casa di riposo "Moretti Bonora" di Camposampero, dove sempre il 17 luglio s'era registrato un caso di Covid. E sapete qual era l'origine del focolaio? Sempre il famoso funerale di cui sopra in un parco di Padova a cui avevano preso parte due operatrici e un infermiere. Risultato: due ospiti al momento contagiati e anche un'altra infermiera.

La polveriera migranti anche nel Veneziano

Per non parlare, in conclusione, di quanto accaduto a Jesolo... con i migranti nella sede della Croce Rossa divenuti un caso nazionale. Anche in quel caso il presidente Zaia era tornato ad alzare la voce, sottolineando la necessità di più ferree restrizioni (Coronavirus, Zaia: “Serve fermo per legge”. Ma polizia locale di Jesolo afferma: “Nessuna emergenza sanitaria”), mentre nel Veneziano la popolazione è insorta solo all'ipotesi di riaprire una vecchia base militare per metterci in isolamento i migranti positivi.

 

daniele.pirola@netweek.it

Seguici sui nostri canali