AVVERTIMENTO

Durante i negoziati i russi hanno cercato di avvelenare Abramovic e i diplomatici ucraini

L'unica cosa certa è che la quantità di veleno usata non puntava a uccidere: l'obiettivo sarebbe stato più avvertirlo e spaventarlo.

Durante i negoziati i russi hanno cercato di avvelenare Abramovic e i diplomatici ucraini
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Roman Abramovich, l'oligarca vicino a Vladimir Putin che sta tentando una mediazione fra lo zar e Zelensky nelle trattative di pace in Ucraina, è stato avvelenato. A darne conferma è lo stesso magnate, dopo le indiscrezioni del Wall Street Journal. Fortunatamente l'uomo, ora, sta bene.

Il presunto avvelenamento si sarebbe consumato durante un incontro avvenuto con due negoziatori ucraini a Kiev all'inizio di marzo 2022, tra il 3 e il 5.

Abramovich avvelenato

Il miliardario, di madre ucraina, è stato coinvolto fin dall'inizio nelle trattative, pare su richiesta di Kiev e con il via libera del Cremlino. La sua presenza era stata segnalata già durante il primo incontro del 28 febbraio tra le delegazioni nella regione di Gomel, in Bielorussia. E' stato allora che Abramovich ha accusato i sintomi, fra i quali "desquamazione della pelle del viso e delle mani, occhi rossi" e una "profusa e dolora lacrimazione". E non è stato il solo: altri due ucraini, tra cui il deputato Rustem Umerov, hanno avuto sintomi simili. Kiev per il momento ha smentito parlando di "speculazione".

I sintomi

Un portavoce di Abramovich ha confermato tutto ai media del Regno Unito, dove l'oligarca è stato a lungo residente, in veste di presidente della squadra di calcio del Chelsea.

I sintomi patiti, secondo gli esperti, sembrano confermare la versione dell'avvelenamento, anche se al momento è difficile stabilire il fattore scatenante, ovvero se sia trattato di un agente biologico o chimico oppure di una qualche forma di attacco con radiazioni elettromagnetiche.

L'agenzia investigativa Bellingcat ritiene i sintomi compatibili con un avvelenamento con armi chimiche. Ma la difficoltà nello stabilire con esattezza la causa è legata all'impossibilità di raccogliere campioni in modo tempestivo.

L'unica cosa che sembrerebbe certa è che la quantità di veleno usata non puntava a uccidere: l'obiettivo sarebbe stato più avvertirlo e spaventarlo.

Impossibile ovviamente anche stabilire di chi sia stata la mano dietro l'avvelenamento, ma il sospetto cade su chi, nel Cremlino, era intenzionato a sabotare le trattative di pace. Abramovich intenzionato a continuare a giocare fino in fondo il ruolo di facilitatore.

Ora si trova a Istanbul, dove è previsto un nuovo round di negoziati. Nonostante le pesanti sanzioni che gli sono state comminate in Europa e soprattutto in Gran Bretagna - ma non dagli Stati Uniti - Abramovich non si è lasciato intimidire e ha continuato a lavorare con l'obiettivo della pace in Ucraina.

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