Il decalogo

Covid-19 dubbi e risposte: quanto tempo per tornare negativo? ci si può riammalare? quanto conta la carica virale?

Possibili reinfezioni, alta o bassa carica virale fa la differenza? Cosa significa "essere guariti" dal Covid. Qui tutte le risposte.

Covid-19 dubbi e risposte: quanto tempo per tornare negativo? ci si può riammalare? quanto conta la carica virale?
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Un virus che porta con sé ancora molte domande. Perché alcune persone in buona salute e in giovane età colpite dal Covid possono anche finire in terapia intensiva e altri non si accorgono nemmeno di averlo? Alla fine abbiamo capito se ci si può infettare di nuovo? Perché alcuni pazienti restano positivi a lungo? Quali organi vengono colpiti? Le domande sul Covid-19 sono moltissime e, come confermano gli esperti, sebbene la moltitudine di casi ha portato ad una conoscenza più approfondita di questo nuovo coronavirus rispetto alla prima ondata, rimangono ancora molti aspetti poco chiari. Cerchiamo di mettere in fila alcuni fra i dubbi più ricorrenti sul tema per i quali la scienza è riuscita a formulare delle risposte.

Covid-19: domande e risposte

Quanto dura l’incubazione?

Partiamo dall'inizio, ovvero dal momento in cui ci si infetta. Quali sono i tempi di incubazione di questo virus? La media indica 4 giorni e mezzo ma nella maggior parte dei casi dopo 2-3 giorni il virus si è moltiplicato in modo tale da potersi già trasmettere. In buona sostanza, quindi, dal momento in cui ci si infetta all'essere potenzialmente contagiosi passa davvero poco tempo. Se sapete di essere stati esposti a situazioni di potenziale rischio non aspettate di "vedere dei sintomi" per tutelare chi vi sta vicino.

Il livello di carica virale influisce sulla contagiosità di un individuo?

La risposta è, parliamo infatti di un concetto cardine dell’infettivologia. La diffusione di un agente di malattia trasmissibile dipende dalla concentrazione e quindi dall’attività di replicazione del virus e da quanto un individuo viene colpito. Se è bassa possiamo non essere infettivi. La questione è stata approfondita da alcuni ricercatori che hanno cercato di stimare quale dovesse essere la carica virale minima presente nelle secrezioni respiratorie necessaria per trasmettere l’infezione. Al momento, però, non è ancora stata formulata una risposta precisa al quesito. Accontentiamoci di sapere che con una bassa carica virale si è meno pericolosi per gli altri. Questo è esattamente uno dei motivi per cui gli esperti insistono con l'utilizzo delle mascherine: questi dispositivi di protezione, infatti, risultano anche fondamentali - nel caso di contagio - nel "filtraggio della carica virale" che risulta schermata e quindi più bassa.

La carica virale influisce anche sull'intensità dei sintomi?

E' qui veniamo a una delle croci di questa pandemia, ovvero gli asintomatici. Non è detto infatti che un soggetto con alta carica sia automaticamente sintomatico. Anzi, seppure senza sintomi può essere un super diffusore e si tratta proprio dei casi più pericolosi. Così come può accadere che una persona con bassa carica virale abbia comunque sintomi significativi.  Si tratta di una peculiarità di questo virus che lo distingue dall’influenza dove i contagiati trasmettono l’infezione più o meno allo stesso modo.

Perché la malattia è in alcuni casi altalenante e ricomincia quando sembra essersi esaurita?

Sono possibili fasi di remissione interrotte dal nuovo manifestarsi dei sintomi. Ciò accade perché il virus ha recettori ubiquitari, vale a dire si aggancia a cellule di diversi organi. Fegato, intestino, cuore, polmoni e altri tessuti. E' dunque importantissimo combatterlo subito in modo che non si diffonda nell’organismo, portando alla ripresa della malattia con sintomi diversi dalla prima manifestazione.

Guarire dal Covid

Guarire da questa forma di coronavirus significa estinguere i sintomi della malattia causata dall’agente infettivo chiamato Sars-CoV-2, ad esempio mal di gola, polmonite, difficoltà nel respirare, insufficienza di vari organi. Il contagio non consiste nella trasmissione del virus ma della malattia. 

Si può guarire dai sintomi ed essere ancora positivi?

E' possibile che ciò accada. Il test molecolare o quello antigenico - che rilevano rispettivamente la reattività a frammenti dell’Rna (il nucleo) del virus o nei confronti di un antigene appartenente alla struttura del virus - potrebbero dare ancora risposta positiva, o come abbiamo imparato a vedere nei bollettini "debolmente positiva". Non è detto che questi frammenti rappresentino particelle virali infettanti: un positivo può non essere contagioso (riagganciandoci anche al discorso della carica virale) e infezione non significa malattia.

Quanto tempo passa in media dalla remissione dei sintomi al risultato negativo del test?

Non esistono tempi definiti, abbiamo visto che i casi possono essere estremamente variabili. Dipende dall’età, dalla concentrazione virale, dallo stato immunitario. L'immunodepressione, per esempio, può rendere più lungo lo sbarazzarsi dal virus, così come una condizione di anzianità.

Il tampone negativo singifica che il virus è sparito?

Partiamo dal presupposto che i tamponi hanno un margine di errore, dipende molto anche dalla sensibilità del test. Generalmente significa che il virus non è più presente nella parte del corpo dove siamo andati a cercarlo. Il tampone eseguito sulla tonsilla può essere negativo ma non si può escludere che il virus sia presente nelle basse vie respiratorie. Questo però non equivale alla capacità di poter ancora trasmettere il virus.

Ma di Covid ci si puà riammalare?

Una domanda che si fanno davvero in molti. Alcuni casi confermati di reinfezione ci sono stati, ma si tratta di numeri esigui. Un fenomeno che può essere legato al fatto che durante la prima infezione si sono sviluppati pochi anticorpi.

Il vaccino farà sparire il Covid-19?

Il vaccino permetterà di non ammalarci di questa nuova forma di coronavirus, incidendo quindi anche sulla sua possibilità di diffondersi e sopravvivere nel tempo. Un virus sopravvive nel momento in cui trova chi lo ospita.

 

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