Chi ha paura di Astrazeneca? Tanti lo rifiutano, i dati dicono che funziona
Non è un "vaccino di serie B". Gli esperti spiegano come rifiutarlo sia un errore, perché salva da morte e ospedalizzazione.
Astrazeneca è percepito come un vaccino di "serie B". Intorno a questo siero si è ormai formata una cupola di diffidenza, tale da portare incredibilmente alcuni candidati alla vaccinazione a rifiutarlo. A dare l'allarme sono molti medici, che spiegano come determinate informazioni siano state mal interpretate: un problema non marginale che rischia ora di mettere a rischio la salute di molte persone.
Perché le persone rifiutano il vaccino di Astrazeneca?
Per il vaccino anti-Covid prodotto dall'azienda anglo-svedese, l'Agenzia italiana del farmaco Aifa ha appena dato il via libera all'uso fino ai 65 anni, in persone senza rischi specifici di progressione della malattia verso forme gravi. E questo già ha irrigidito i cittadini. Se a ciò aggiungiamo che Pfizer e Moderna abbiano un'efficacia statisticamente più alta rispetto ad AstraZeneca ecco apparecchiarsi un banchetto di dubbi, anche leciti se non si informa correttamente su tutto il quadro.
Efficace al 100% nelle forme gravi
A bene spiegare la situazione è stato Andrea Gori, direttore di Malattie infettive al Policlinico di Milano, preoccupato dal fatto che tante persone chiedessero di essere vaccinate con Pfizer o Moderna e, posti davanti all'opzione Astrazeneca, rifiutassero.
Partiamo dal presupposto che non sono i cittadini a decidere quale sia il vaccino più adatto al proprio quadro clinico. Sono decisioni che sono state prese a monte da esperti qualificati che hanno valutato le necessità del paziente a seconda di una serie di parametri.
Lo specialista ha asserito che Astrazeneca è un ottimo vaccino, fondamentale per evitare la malattia. Gori ha chiarito che lo scopo di un vaccino è che protegga dallo sviluppo di forme gravi quindi dalla morte e dal ricovero in ospedale. E in questo senso l'efficacia è al 100%. E' invece possibile che si sviluppi una forma di infezione lieve (solo in alcuni casi sfortunati), ma dei semplici sintomi influenzali non sono certo paragonabili a finire in rianimazione intubati.
E' quindi il caso di rifiutare di essere protetti dalle pesanti derive che il virus può scatenare? Si domandano i professionisti.
La conferma di Fabrizio Pregliasco
A confermare queste valutazioni una altro esperto "di peso": Fabrizio Pregliasco.
“AstraZeneca - sottolinea il virologo dell’Università di Milano - è stato oggetto di una comunicazione devastante che ha causato una percezione distorta e ha creato le tifoserie.
Rispetto al 95% di Pfizer il vaccino AstraZeneca assicura una percentuale di immunizzazione del 60%, il che vuol dire che ci si può infettare di più, ma si avrà una malattia lieve. Come gli altri vaccini questo evita, nella stessa percentuale, ospedalizzazione e morte. Un dato fondamentale perché è ciò che dobbiamo fare - ridurre il più possibile i ricoveri in ospedali e il numero dei morti - per piegare il virus”.
Nuovi dati
Intanto Pietro Di Lorenzo, presidente della Irbm di Pomezia annuncia:
"Il preprint consegnato a The Lancet di uno studio su 10.290 persone in Inghilterra e 10.300 in Brasile con età dai 18 anni in su e quindi comprensiva degli anziani anche con patologie gravi come diabete, obesità, insufficienze respiratorie e problemi cardiovascolari, chiarisce senza ombra di dubbio che l'efficacia per contrastare la malattia grave è del 100%".
E ancora:
"Ciò significa che la totalità dei vaccinati non rischia più di andare in ospedale o in terapia intensiva. L'efficacia totale, poi - spiega il presidente di Irbm - con la prima dose si è dimostrata del 73% e dopo l'inoculazione della seconda dose dopo 12 settimane è risultata dell'82%. È importante anche sottolineare che il lasso di tempo di 12 settimane che può passare tra la prima e la seconda dose consente di procedere in maniera molto più spedita nella vaccinazione di massa, che non mi sembra un vantaggio da poco".
In arrivo un milione di dosi
"Entro fine Febbraio arriverà un milione di dosi del vaccino Oxford/AstraZeneca/Irbm. A marzo, se non ci saranno problemi particolari, è prevista la consegna di ulteriori 4 milioni di dosi. Nei mesi successivi, considerato lo sforzo organizzativo che sta mettendo in campo Astrazeneca, è credibile che si possa anche ipotizzare un recupero di parte delle consegne mancate".
Ha concluso Di Lorenzo.