"Caro premier Conte, ora che hai visto le mie t...e, leggi anche il resto"
Così una 34enne bresciana è riuscita a portare l'attenzione sulla causa dei piccoli imprenditori colpiti dalla crisi Covid.
Ben 10mila "Mi piace" in una manciata di giorni e 3800 condivisioni. S'è fatta notare, l'imprenditrice bresciana Debora Migliorati, grazie a una indovinata provocazione lanciata all'indirizzo del premier Giuseppe Conte su Facebook:
"Caro premier Conte, adesso che hai visto le mie tette, leggi anche il resto..."
La foto in décolleté della bella imprenditrice è riuscita a portare l'attenzione sulla causa dei piccoli imprenditori colpiti dalla crisi Covid.
"Hai visto le mie t...e, ma leggi anche il resto"
Dopo diversi anni nel settore Debora Migliorati, imprenditrice 34enne di San Gervasio Bresciano, ed ex assessore di Milzano, non sopporta più la situazione a cui sono costretti i piccoli imprenditori e ha lanciato una provocazione dal suo profilo Facebook al premier Giuseppe Conte.
Ecco il testo integrale dell'appello:
Adesso che hai visto le mie tette, leggi anche il resto.
Caro Premier Conte, oggi 20 Luglio ti auguro tutta la disobbedienza fiscale possibile.
Hai dato incentivi per i monopattini e promesso contributi mai visti, mai arrivati.
Io non posso disattendere i miei impegni fiscali, sono orgogliosamente Amministratrice delle mie aziende... Questo significa solo una cosa:
se non pago, arriva lo strozzino Numero Uno in Italia: EQUITALIA. E mi porta via anche ciò che non ho.
Quindi pago, tranquillo.
Ma ricorda bene una cosa, se noi piccole-piccolissime-microscopiche aziende chiudiamo, lasciamo a bocca asciutta qualche famiglia.
Qualche famiglia io, qualche famiglia il mio vicino di capannone, qualche famiglia quello di fronte.
E la sai una cosa? Noi poveri cristi, chiamati con l’altisonante nome di “contribuente”, anche se chiudiamo le nostre aziende, perché tu ci costringi a farlo... Noi mangiamo lo stesso!
I nostri 2/3 dipendenti non credo... Disoccupazione, assistenzialismo sociale e poi?
Ah... Ricorda una cosa: QUANDO UNA PERSONA NON PUÒ RIBELLARSI AD UN’INGIUSTIZIA PER PAURA, si chiama MAFIA.
Un’imprenditrice di 35 anni.
Le condizioni a cui si ribella
Non ha negato la sua preoccupazione per il futuro e a spingerla a questo gesto forte è il senso di responsabilità che nutre verso i suoi dipendenti.
“Da quindici anni a questa parte, da quando sono entrata a far parte dell’imprenditoria italiana, mi sono resa conto del flagello di tasse che i piccoli imprenditori devono sostenere, parliamo di circa il 65 per cento del fatturato – ha commentato la giovane imprenditrice sangervasina – In periodo di pandemia in cui la nostra regione, la Lombardia, in particolare la nostra provincia, Brescia, e quella di Bergamo, sono state colpite duramente, mi aspettavo dal Governo degli aiuti concreti che so per certo essere arrivati in paese come Germania, non salva-banche come quelli del nostro Paese, della liquidità avevamo bisogno noi”.