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Bellezza maschile, tra "il più bello d'Italia" e "il gay più bello d'Italia" la differenza sta nello stereotipo: l'Irriverente commento di Simone Di Matteo

Se ad essere valutata è la "bellezza" maschile, che differenza c'è tra "Il più bello d'Italia" e "Il gay più bello d'Italia"?

Bellezza maschile, tra "il più bello d'Italia" e "il gay più bello d'Italia" la differenza sta nello stereotipo: l'Irriverente commento di Simone Di Matteo
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Cos'è la bellezza si domandano filosofi, esteti ed estetisti, pittori e cineasti, creativi e giornalisti. Cosa era e cosa si pensò che fosse, ai tempi di Venere, di Diana, di Elena, di Frine, di Isotta? Forza dissolvente, promesse de bonheur, via verso il bene supremo, manifestazione del divino, simmetria, equilibrio, armonia, entusiasmo, turbamento, eccitazione, ornamento del potere, ecc. Tante discettazioni e tanti dilettosi pensamenti sono stati da sempre scalzati dai concorsi di bellezza, istituiti già in epoca arcaica, per la verità con effetti ed esiti catastrofici, come accadde per quello celebre di cui fu corrottissimo giurato unico un tal Paride, che ne cavò il ratto di Elena, la guerra di Troia e tutto il resto; anche se non bisogna trascurare il risarcimento della provvidenza, che fece sì che da quelle catastrofi avessero origine Roma, l'impero, la chiesa: al punto che si può concludere che tutta l'esistenza di Roma, tutta la storia dell'Occidente non siano che conseguenza di un concorso di bellezza” disse una volta, non molto tempo fa, lo storico della letteratura, critico letterario, scrittore e giornalista italiano Giulio Ferroni.

Bellezza tra abbattimento di canoni e nutrimento di stereotipi: il più grande fallimento dell'era moderna

Eppure, al di là di qualsivoglia tipo di esimia osservazione si possa citare, io sono sempre stato convinto del fatto che la bellezza corrisponde unicamente alla libertà di non doversi preoccupare del giudizio altrui e a quella di esprimere se stessi in qualunque occasione, andando oltre il buon Einstein e la sua relatività in rapporto a ciò che per alcuni può essere bello mentre per altri brutto; due atteggiamenti che, se fatti propri, a parer mio ci rendono bellissimi agli occhi di chiunque, specialmente a quelli di chi manca di personalità e di buon gusto. Quando rifletto sui cosiddetti concorsi (siano essi dedicati agli eterosessuali, agli omosessuali, alle Drag Queen, agli uomini, alle donne e a chi più ne ha, più ne metta), invece, come vi avevo già anticipato nelle scorse settimane miei cari lettori, la sola cosa che mi viene in mente è una fiera delle ovvietà degna giusto di Patrizia Mirigliani, nel corso della quale i migliori prodotti (o quelli che si reputano tali) vengono esposti in vetrina alla mercé di applausi irragionevoli e fischi di vario genere. Un’autentica sagra in cui la bellezza non è soltanto vista come il perno centrale su cui si regge uno spettacolo che altrimenti farebbe acqua da tutte le parti, ma è anche (e soprattutto) un elemento di culto e venerazione quasi fosse un talento innato che in pochi eletti meritano di ricevere.

Bellezza
Andrea Foriglio eletto "Più bello d'Italia 2023"

Insomma, per farvela breve, l’ennesimo format senza capo né coda che sforna aspiranti divi e divine dello spettacolo, nemmeno se quelli già in circolazione non bastino e avanzino a farci venire l’orticaria, e che contribuisce ad alimentare inutilmente stereotipi oramai anacronistici, dando vita, di conseguenza, ad una categorizzazione dell’altresì detta “beltà” che ad oggi non ha più alcun motivo di esistere. Basti pensare ai recenti concorsi che hanno eletto “Il più bello d’Italia 2023” e “Il gay più bello d’Italia 2023”, il primo vinto dall’osteopata dei Vip Andrea Foriglio mentre il secondo dal vice responsabile di una catena di supermercati Alessandro Scalisi, sulla cui elezione nutro seri dubbi relativamente ai canoni che sarebbero stati osservati.

Alessandro Scalisi eletto "Gay più bello d'Italia 2023"

Ad ogni modo, tralasciando per un attimo i commenti di natura estetica e le considerazioni sulla brama di notorietà tipica di questa nostra generazione di idolatranti (non vorrei esser proprio io a dover sottolineare che la bellezza è solo una semplice qualità della quale non possiamo attribuirci meriti e che la convinzione, la medesima che Foriglio dovrebbe imparare a conoscere e controllare anziché scrivere sui social “partecipo per vincere come ho sempre fatto”, non porta assolutamente da nessuna parte), mi chiedo quale sia, in maniera concreta, l’utilità di svolgere ogni anno manifestazioni il cui unico scopo è solamente quello di conferire chissà quale valore e prestigio ad una fascia che, in realtà, non li possiede affatto!?! E poi, perché qualcuno si sente pedissequamente in dovere di designare in via ufficiale un effimero canone estetico basato su un giudizio altrettanto effimero, alimentando l’ideale di una perfezione inesistente, irraggiungibile e inadeguatamente rappresentabile come dimostrano, peraltro, i due fortunati “reginetti” in questione?!

In più, ciò di cui seriamente non mi capacito è la necessità di voler mantenere in vita, in un’epoca dove l’uguaglianza viene sbandierata ai quattro venti e il concetto di diversità riempie quotidianamente i dibattiti pubblici e privati neanche fosse uno dei più grandi mali del secolo, categorie il cui solo effetto risiede nell’allontanamento piuttosto che nell’avvicinamento tra le persone. Che differenza c’è nel valutare la bellezza di un eterosessuale e quella di un omosessuale?! L’estetica maschile, se proprio dobbiamo valutarla, non è pur sempre una sola?! Biologicamente parlando, “Il gay più bello d’Italia” non è comunque un uomo?! Il concorso, in fin dei conti, è dedicato all’aspetto e alle qualità esteriori non di certo all’identità di genere o all’orientamento sessuale. Perciò, mi domando a cosa serva incanalarsi ancora in un’infinità di distinzioni se contemporaneamente, e su più fronti, ci sforziamo di combatterle?!

Non so cosa ne pensiate voi, ma a mio avviso tutto ciò non fa che nutrire l'attuale crisi delle coscienze di cui siamo testimoni, distrugge i sogni, abbatte ogni speranza e, nel frattempo, ci riporta indietro nel tempo piuttosto che farci andare avanti. La cosa più grave, però, è che ciascuno di noi ne è consapevole!!!

Se vi siete persi il commento della scorsa settimana dell'Irriverente Simone Di Matteo dedicato allo stupro di massa consumatosi a Palermo, potete recuperarlo QUI!

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