Il nodo omologazione

Autovelox, il Viminale spiega ai prefetti come difendersi dall'ondata di ricorsi

L’idea è di sostenere che le procedure di approvazione e omologazione siano sostanzialmente equivalenti

Autovelox, il Viminale spiega ai prefetti come difendersi dall'ondata di ricorsi
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Negli ultimi mesi, il tema degli autovelox non omologati ha scatenato un’ondata di ricorsi da parte degli automobilisti e costretto diversi Comuni a spegnere gli apparecchi per evitare ulteriori complicazioni legali. Ora, però, il governo sembra aver individuato una strategia per arginare il problema.

Autovelox non omologati: la sentenza della Cassazione che ha cambiato tutto

La controversia ha avuto origine nell’aprile dello scorso anno, quando una sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che le multe elevate da autovelox "approvati" ma non "omologati" non sono valide. Questo ha sollevato una questione cruciale: la distinzione tra "approvazione" e "omologazione".

Il problema principale? Non esiste una procedura ufficiale per omologare gli autovelox. Le aziende private possono emettere certificazioni, ma non esiste uno standard condiviso. Per anni, i governi hanno ritenuto sufficiente l’approvazione ministeriale, supportati anche da una circolare del Viminale del 2020, che equiparava formalmente approvazione e omologazione. Tuttavia, questa posizione è stata smontata dalla Cassazione, che ha sottolineato come la legge preveda differenze significative: l’approvazione è un atto formale, mentre l’omologazione richiede verifiche tecniche e amministrative più approfondite.

Autovelox

I ricorsi e le difficoltà dei Comuni

A seguito della sentenza, molti automobilisti hanno iniziato a contestare le multe ricevute, e i Comuni si sono trovati nell’impossibilità di difendere le proprie posizioni. Se un autovelox non è omologato, la sanzione viene automaticamente annullata. Fra i tanti casi emblematici quello dell'automobilista che, nel novembre 2025, ha ottenuto l'annullamento di una multa (sempre a causa dell'autovelox non omologato) nonostante sfrecciasse a 255 Km/h.

L’unica soluzione strutturale sarebbe stata quella di approvare un decreto o una legge per colmare il vuoto normativo, ma i tempi sarebbero stati lunghi.

Nel frattempo, il ministero dell’Interno ha deciso di percorrere una strada legale, cercando di fornire ai Comuni gli strumenti per resistere ai ricorsi.

La circolare del Viminale: un tentativo di risposta

Lo scorso dicembre, l’Avvocatura dello Stato ha fornito un parere che apre una nuova possibilità. Sulla base di questo documento, il ministero dell’Interno ha inviato ai prefetti una circolare con indicazioni su come rispondere ai ricorsi. L’idea è di sostenere che le procedure di approvazione e omologazione siano sostanzialmente equivalenti, presentando documenti che la Cassazione non aveva potuto esaminare in precedenza.

In particolare, i Comuni potranno presentare:

  • Il decreto di approvazione dello strumento di rilevazione indicato nei verbali di accertamento.
  • Eventuali decreti di omologazione di altri strumenti, per dimostrare la similarità tra le due procedure.

L’obiettivo è convincere la Cassazione che, in pratica, non vi è differenza tra approvazione e omologazione.

Clicca qui per leggere la Circolare del Ministero sugli autovelox

Il futuro: verso una riforma normativa

Questo approccio rappresenta una soluzione temporanea, una “pezza” per tamponare il problema. Tuttavia, il ministero dell’Interno ha annunciato la creazione di un tavolo tecnico con i rappresentanti dei Comuni e dell’Avvocatura dello Stato. L’obiettivo è uniformare definitivamente le procedure di approvazione e omologazione, con un intervento normativo che chiuda una volta per tutte la questione.

Resta ora da vedere se la strategia legale del Viminale sarà considerata convincente dalla Cassazione. Nel frattempo, il caos degli autovelox non omologati continua a rappresentare una sfida per le amministrazioni locali e un terreno fertile per i ricorsi degli automobilisti.

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