Accessi in ospedale per infarto dimezzati, i medici: "Non vi fermi la paura del Covid"
I medici: "Il rischio è di arrivare troppo tardi, chiedete soccorso tempestivamente!"
E' una delle conseguenze impreviste della nuova emergenza coronavirus. Un effetto perverso quanto comprensibilissimo, gli ospedali se ne sono via via accorti col passare delle settimane, statistiche alla mano: gli accessi in ospedale si sono dimezzati per paura del contagio. E ora i medici sono costretti a ribadire con forza: “Chiedete soccorso tempestivamente, il rischio è di arrivare in ospedale quando è troppo tardi". Insomma, se è normale avere paura del Covid-19, in alcuni casi c'è purtroppo anche di peggio, di cui aver paura.
Accessi dimezzati dall'inizio dell'allerta sanitaria
Gli accessi in ospedale per infarto miocardico acuto a livello nazionale si sono pressoché dimezzati nell’ultimo mese. Per il timore di contrarre l'infezione da Coronavirus in ospedale, si sottovalutano i sintomi e così quasi la metà delle persone colpite da infarto non si rivolge tempestivamente al 118, non va in ospedale o ci arriva in ritardo.
"Tra le motivazioni principali della riduzione dei ricoveri per sindrome coronarica acuta c’è la paura del contagio ospedaliero - conferma Corrado Lettieri, direttore della Struttura Complessa di Cardiologia dell’ospedale di Mantova - Questa tendenza è particolarmente preoccupante per le patologie come l'infarto miocardico la cui prognosi è tempo-dipendente, nel senso che maggiore è il ritardo al trattamento, più esteso è il danno al muscolo cardiaco e più elevata è la mortalità. Per ogni 10 minuti di ritardo nella diagnosi e nel trattamento dell’infarto si registrano fino a 3 morti in più su 100 pazienti trattati”.
I pazienti si rivolgono troppo tardi agli ospedali
“All’insorgenza di sintomi sospetti di infarto, tra cui i più frequente è il dolore al petto persistente, spesso esteso al braccio sinistro e associato a sudorazione fredda e profusa, bisogna chiamare senza ritardi il 118 o comunque raggiungere subito il Pronto Soccorso”.
Anche i pazienti che decidono di rivolgersi alle strutture ospedaliere lo fanno in molti casi tardivamente, con il conseguente rischio di gravi complicazioni.
A Mantova, pur nella complessa situazione di emergenza sanitaria attuale, è ad esempio regolarmente attiva la rete per il trattamento dell'infarto miocardico acuto. Ma tutti gli ospedali cercano di garantire percorsi d'accesso differenziati per cui i pazienti affetti da patologie cardiache con o senza co-infezione virale non si incrociano.
Al "Poma" è stato inoltre aperto proprio un nuovo reparto di Cardiologia e Terapia Intensiva Cardiologica destinato ai pazienti cardiopatici con infezione da coronavirus sospetta o accertata, completamente distinto e isolato dalle restanti zone del reparto dove invece vengono ricoverati i pazienti che non hanno segni di infezione.