Recensione

Unpopular opinion: perché il Volume 2 di “Stranger Things 5” è migliore del Volume 1

C'è meno azione, ma i dialoghi e i rapporti tra i personaggi sono ben strutturati e questo è il vero valore aggiunto

Unpopular opinion: perché il Volume 2 di “Stranger Things 5” è migliore del Volume 1

Santo Stefano 2025 non è stata solo occasione per rincontrare parenti e continuare con le “abbuffate” a tavola (a base degli avanzi di Natale), ma è stato anche il giorno dell’uscita del Volume 2 di “Stranger Things 5“, la serie tv di punta di Netflix, giunta alla sua ultima stagione.

Tre episodi, dal quinto al settimo, ciascuno di un’oretta circa, in cui la saga fantasy prosegue la sua fitta trama verso il gran finale in programma il prossimo 1° gennaio 2026, puntata della durata di più di due ore (sarà un vero e proprio film, anche se l’Italia ha perso un’opportunità rispetto agli Stati Uniti) che farà calare il sipario sulle misteriose e oscure vicende ambientate negli anni ’80 nella cittadina immaginaria di Hawkins.

Senza entrare troppo nelle pieghe della storia, col rischio di spoilerare i momenti clou a tutti coloro che sono rimasti ancora indietro, questa recensione intende basarsi sull’opinione impopolare per cui il Volume 2 sia migliore del Volume 1 (quello dei primi quattro episodi usciti lo scorso 26 novembre 2025). Si tratta di un parere personale e forse poco condivisibile dai più, anche perché altre voci hanno evidenziato parecchie diversità tra parte 1 e parte 2, favorendo la prima alla seconda (tramite una rapida ricerca su Google e YouTube, si può notare come molte recensioni parlino di “mezza delusione” o di “ci aspettavamo di più“).

In queste righe, però, ho voluto porre l’attenzione sulle peculiarità positive dei tre episodi usciti a Santo Stefano, il cui scopo principale – è inutile dire il contrario – è stato quello di preparare il campo al “season finale” di Capodanno 2026.

Meno azione, ma dialoghi di qualità

La prima grande differenza tra Volume 1 e Volume 2 sta nella quantità di scene d’azione, cioè quelle in cui i protagonisti sono impegnati fisicamente nella lotta ai demogorgoni del Sottosopra e al grande villain Henry/Vecna. Sia chiaro, anche in questa seconda parte ci sono momenti topici di scontro e di tensione, che fanno restare col nodo in gola, solo che nel Volume 1 tali dinamiche sono molto più presenti ed emblematiche nella storia.

Ragionandoci un attimo, credo che questa disparità sia stata dovuta a logiche di marketing: la prima parte della stagione 5 ci ha dovuti riportare nel vivo dei fatti di Hawkins e quindi limitare le scene di azione, stemperando così il pathos, sarebbe stato controproducente. I fratelli Duffer, in tal senso, sono riusciti nel loro intento.

 

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Il Volume 2, invece, si caratterizza per altri aspetti che, personalmente, ho trovato di grande qualità: sto parlando dei dialoghi (determinate scene le ho guardate sia in lingua originale, sia doppiate in italiano per capire la resa in entrambe le situazioni). Nei tre episodi di Santo Stefano, il lavoro fatto sulle conversazioni tra personaggi è molto più accentuato rispetto ai precedenti e questo elemento non si riflette solo a livello quantitativo, ma anche (e qui sta il vero valore aggiunto) a livello di sensibilità e profondità di ciò che viene detto.

Al centro il rapporto tra personaggi

Ciò che fa guadagnare punti al Volume 2 rispetto al Volume 1 sta quindi nel come i Duffer Brothers abbiano affrontato alcuni dei tanti rapporti tra i personaggi.

Senza fare spoiler, in questo paragrafo è comunque impossibile non citare i nomi di alcuni protagonisti, per cui se ancora non avete visto gli episodi 5, 6 e 7, andate direttamente alle conclusioni.

Nel Sottosopra

Nel Sottosopra, ad esempio, agiscono due coppie di personaggi che si ritrovano ad affrontare i loro conti in sospeso: sto parlando di Dustin e Steve e di Nancy e Jonathan.

Nel primo caso si tratta di un’amicizia messa a dura prova nel Volume 1, che raggiunge il massimo livello di tensione in questi nuovi episodi: il loro rapporto, tuttavia, è emblematico di cosa voglia dire voler bene a un vero amico, prendersene cura, anche arrivando al punto di “scornarsi” quando emergono delle distanze. Il legame tra Dustin e Steve è stato uno degli elementi chiave di tutta la narrazione di “Stranger Things” e nel Volume 2 viene esaltato in maniera chiara ed evidente.

Dustin e Steve

Nel secondo caso, invece, si tratta di un amore incrinato: un rapporto sincero, ma che ha superato la fase dell’innamoramento e che ora non riesce a fare a meno di notare le differenze tra le parti. Nancy e Jonathan si sono avvicinati principalmente per aver vissuto un trauma comune, ma tra la stagione 4 e il Volume 1 la tensione tra i due si è fatta sempre più ampia, alzando quasi un muro. Attraverso questi due personaggi viene fatta luce sulle difficoltà di un rapporto di coppia, circostanza in cui l’equilibrio gioca un ruolo fondamentale, ma rappresenta un filo sottile.

Nancy e Jonathan

Dentro a Camazotz

Nello scenario di Camazotz, mondo onirico dei ricordi di Vecna, si muovono invece Max e Holly, alla ricerca di una via di fuga per la realtà. Durante le loro peripezie, emerge una relazione quasi fraterna: Max assume come il ruolo di sorella maggiore che da un lato agisce per proteggere la piccolina Holly, ma dall’altro le lascia spazio per poter dimostrare il suo valore.

Max e Holly

Significativa è una conversazione che le due hanno nel momento in cui dovranno separarsi: mentre Holly è affranta perché crede di essere solo una bambina piagnucolosa e impaurita, Max la fa ragionare, raccontandole tutto quello che ha fatto di positivo e che senza il suo coraggio non sarebbero mai arrivate fino a lì.

“Stranger Things” ha da sempre ruotato intorno al ruolo dei bambini e se Derek è il personaggio che più ha brillato nel Volume 1, Holly rappresenta il fulcro del Volume 2. Due belle fonti di ispirazione per tutti i più piccoli che si sono messi davanti al piccolo schermo a vedere la serie Netflix.

A Hawkins

Arriviamo infine al terzo livello di azione, cioè Hawkins, dove il protagonista che più di tutti sta avendo una parte centrale è Will. Relegato a figura di vittima per quasi tutta la trama di “Stranger Things”, nella quinta stagione sta vivendo un cambiamento potentissimo che lo ha portato a essere un personaggio chiave della storia.

Will

Il povero e indifeso Will è diventato uno “stregone”, anche se ancora sente di non essere completamente consapevole della sua forza. Per comprendere il suo potenziale ha bisogno di “mettersi a nudo”, rivelando la sua vera essenza, circostanza di cui ha sempre avuto paura per il timore di essere isolato e visto come “diverso”. Ed è solo attraverso la conoscenza e l’accettazione di sé stesso che Will finalmente scopre di essere importante.

La scena in cui si ritrova a parlare davanti a tutti, soprattutto a sua mamma Joyce e all’amico Mike, mostrando la sua sensibilità, è sicuramente il momento più commovente di tutto il Volume 2. Il pathos raggiunto, non tanto per il cosa viene detto, ma per come l’attore Noah Schnapp ha saputo interpretarlo, testimonia che non sono necessariamente le scene d’azione a rendere grande un prodotto audiovisivo.

Conclusioni

Per concludere, sono stati tutti questi i motivi per cui ho reputato il Volume 2 di “Stranger Things 5” migliore del Volume 1.

A livello tecnico, anche se non ho tutte le competenze per dare un giudizio critico, in questa fase ho notato anche io alcuni momenti in cui è sembrato che la narrazione corresse un po’ troppo, senza soffermarsi qualche minuto in più su determinati collegamenti tra scene. Tuttavia, in questa seconda parte, differenziando i toni senza cadere quindi nella ripetitività, credo che i registi abbiano fatto bene a focalizzarsi di più sulla drammaticità rispetto all’hype, elemento che sicuramente tornerà centrale nell’episodio finale.

A proposito di ciò, per i fan della serie, l’attesa per il 1° gennaio 2026 ora non è più sul Capodanno, ma sulla curiosità di capire come andrà a finire la storia di “Stranger Things”. Nel frattempo, non ci resta che leggere le teorie più disparate, nella speranza che le nostre aspettative siano ben ripagate.

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