Sanremo 2023, il diario Irriverente della quarta serata
"Mi domando che cosa non siano riusciti a comprendere del focus della serata quelli che hanno scelto di esibirsi sulle note delle loro stesse canzoni..."
Greta Garbo, tra le più celebri attrici che hanno segnato la Storia del nostro amato cinema, in occasione della quarta serata della 73esima edizione Festival di Sanremo, quella dedicata alle cover e ai duetti, in una di quelle nostre conversazioni forse mai avvenute, mi ha ricordato, dall’alto della sua Divina Misericordia, che l’unico dovere di un artista verso il suo pubblico è quello di rendere ad esso una buona performance. In fondo, tutto il resto, esula dal personaggio. Un artista, di quelli o quelle capaci di essere definito tale, in ogni circostanza che lo richiede, ha l’obbligo di presentarsi al massimo della sua forma, di rendere agli spettatori l’immagine migliore che possa offrire di sé. Null’altro. Tutto ciò che c’è intorno non riguarda chi sta a guardare, sia che si tratti di fruitori di qualsivoglia specie o genere oppure no.
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La quarta serata del Festival: perché Sanremo è Sanremo, non un’ultima spiaggia!
Un concetto, per dirla alla Anna Oxa, evidentemente non alla portata di chiunque visto ciò che alcuni degli artisti in gara hanno portato in scena sul palco dell’Ariston. Per carità, adesso non vorrei ritrovarmi a dover schivare anch’io bicchieri d’acqua volanti, ma bisogna ammettere che in molti avrebbero potuto fare, o addirittura osare, di più. A tal proposito, mi domando che cosa non siano riusciti a comprendere del focus della serata quelli che hanno scelto di esibirsi sulle note delle loro stesse canzoni, nemmeno se nei giorni scorsi non avessimo avuto modo di constatare ciò di cui sono capaci all’interno del proprio repertorio o con un brano che rientra alla perfezione nelle proprie corde.
Le performance
Gli Articolo 31, ad esempio, si sono cimentati in una performance un po’ dejà vu alla quale, però, nessuno aveva assistito prima di ieri sera: nientemeno che un medley degli Articolo 31 in compagnia di Fedez. Oppure, Gianluca Grignani, forse spinto dalla voglia di rimediare alla pessima figura della sera precedente, ha puntato sulla sua Destinazione paradiso in compagnia di Arisa. Così, nella speranza di averla vinta facile! O ancora, Paola & Chiara che, sull’onda del clamore che la loro reunion ha suscitato, sia chiaro, mi ha fatto davvero piacere vederle tornare ad essere un duo, devono aver voluto andare sul sicuro con un medley dei loro più grandi successi in duetto con Merk & Kremont. Non so cosa ne pensiate voi, ma vorrei ricordare a ciascuno di quelli che canta esclusivamente se stesso e di se stesso che Sanremo è pur sempre Sanremo, mica un’ultima spiaggia dove accontentarsi di qualunque cosa ci passi tra le mani. Perciò, un piccolo sforzo in più sarebbe stato assai più gradito!
Al contrario, ho particolarmente apprezzato i cantanti che non hanno avuto paura di mettersi realmente in gioco. Basti pensare a Olly che, lasciandosi alle spalle la Polvere di tutto ciò che vale la pena e poi finisce inesorabilmente per farla, ha deciso di volare alto, un po’ come la notte di Lorella Cuccarini. A Shari e Salmo che hanno voluto riportare un pizzico di Zucchero in questa kermesse per svariati versi amara con un bel medley. A Giorgia ed Elisa, i Cugini di Campagna e Paolo Vallesi, che, come ogni grande artista che si rispetti, hanno portato su uno dei palcoscenici più importanti d’Europa la stima reciproca omaggiandosi e concedendosi gli uni con gli altri un adeguato spazio. Ai Colapesce DiMartino e Carla Bruni che, grazie all’aiuto (seppur indiretto) di Adriano Celentano, hanno riportato l’Azzurro nel grigiore di queste giornate. A Marco Mengoni che, per un momento, ha abbandonato le sue Due Vite nel tentativo di poter assaporare ciò che sarebbe potuto essere con Let it be dei Beatles al fianco del Kingdom Choir. E infine, a Madame e Izi che hanno omaggiato, chissà, magari sulla scia del mio Racconto d’Inverno, il Poeta Faber Fabrizio de André e la sua Via del campo.
Peccato solo, però, che ad un certo punto ogni cosa si sia assopita. Mi ha stupito che Takagi & Ketra fossero da soli sulla nave da crociera, ma voci di pontile mi hanno poi confermato che il duo si è già scordato di Giusy Ferreri, tanto da lasciarla a riva poco prima che la nave salpasse! E diversamente non potrei dire per La rappresentante di lista, che pare aver perso la sua tanto acclamata Chimica. Perfino il contagio grintoso di Gianni Morandi, che ha magistralmente reso omaggio all’intramontabile Lucio Dalla, è venuto meno, forse perché anche lui, un po’ come me, essendo giunti oramai al quarto appuntamento, sogna solamente una lunghissima vacanza. E così, Amadeus si è ritrovato da solo a dover trainare fino alla fine un carrozzone diventato fin troppo pesante persino per lui, soprattutto per via del Giorno del Ricordo, ossia la ricorrenza in cui vengono annualmente commemorati i massacri delle foibe, stragi troppo a lungo taciute e ingiustamente dimenticate. Perlomeno, ci hanno pensato Chiara Francini con il suo intelligente monologo, benché andato in scena a tarda notte, ma d'altronde non poteva essere altrimenti (purtroppo), e perché no, un’interpretazione canora niente male, e Peppino di Capri con un goccio di Champagne a riportare quella buona dose di leggerezza e criterio che non guastano mai!
E pure per oggi, da Sanremo è tutto, tanto vi dovevo. A domani con la finale!!!
Se vi siete persi il “Diario dell’Irriverente Simone Di Matteo” dedicato alla terza serata del Festival della Canzone Italiana potete recuperarlo QUI!