Parte oggi Belve Crime: un gioco pericoloso (a seconda di quanto sarà "etica" Fagnani)
Al via da oggi, martedì 10 giugno, Belve Crime. Si parte con un'intervista esclusiva a Massimo Bossetti, condannato per l'omicidio della giovane Yara Gambirasio

Uno dei momenti più esplicativi della decadenza sociale e morale di un Paese è quando Cristina Cattaneo - medico, antropologo, professore ordinario di Medicina Legale all'Università degli Studi di Milano e direttore del Labanof, il Laboratorio di antropologia odontologia forense, presso la stessa Università - si ritrova (ipoteticamente, fortunatamente non è mai accaduto nella realtà) a dover ribattere a "Luciana76".

La nostra innocentista, in un j'accuse dalla grammatica stentata - no, non è snobismo, è dato reale - disserta su Facebook della presunta innocenza di Massimo Bossetti sulla base dei suoi dubbi - raccolti tra il banco dei salumi e intrattenimento televisivo pseudogiornalistico - sul Dna mitocondriale.
Perché quel mitocondriale lì, di cui ha scoperto l'esistenza sette minuti prima, non convince proprio Luciana76. E anche Botulino85 le dà ragione... in un infernale echo camber che, sì, genera mostruosità.

In questo contesto verrebbe voglia di chiedere, alla seppur arguta Francesca Fagnani, quale sia lo scopo della nuova versione noir di Belve, virata sul Crime.
Belve Crime: un gioco pericoloso
Al via da oggi, martedì 10 giugno 2025, dalle 21.20 su Rai 2, Belve Crime. Si parte con un intervista esclusiva a Massimo Bossetti, condannato per l'omicidio della giovane Yara Gambirasio. Condannato, è giusto ricordarlo, per un mix di prove scientifiche solide, che hanno trovato accordo con un pesante quadro indiziario e di parafilie dell'indagato.

Si parte con una dichiarazione di intenti rassicurante:
"Le interviste di Francesca Fagnani non vogliono cercare la spettacolarizzazione, ma il confronto nudo, scomodo, senza sconti. Il debutto parte già sull'acceleratore: nella prima puntata Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, parla per la prima volta in modo lungo e dettagliato della sua vicenda. L’intervista è stata realizzata nel carcere di Bollate, ed è un faccia a faccia teso e senza sconti. La Fagnani non arretra, anche se lui nega tutto".
Che a Fagnani vada riconosciuto uno stile affilato e poca paggeria è sacrosanto. Ma resta, seppure nelle buone intenzioni dichiarate, il nodo oggettivo del rischio di andare a prestare il fianco a complottisti, revisionisti, beninformati (rigorosamente solo a mezzo social) e via discorrendo.
Del resto, se Bossetti continua a dichiararsi innocente, cosa potrebbe mai rivelare in questa ennesima sovraesposizione mediatica? E soprattutto, le sue asserzioni, se non smentite e smontate punto per punto, con precisione e autorevolezza, dalle carte, dalle prove e dalle indagini, rischiano di fomentare la "martirizzazione".
O, ancora peggio, quella subdola tendenza alla celebrazione del rifiuto delle evidenze scientifiche, senza alcuna competenza, se non quella di avere la facoltà di digitare su una tastiera. Costruendo scenari alternativi, composti da grottesche matrioske potenzialmente infinite che vanno a suggerire, nelle derive più degradanti della noia umana, scenari tanto fantasiosi quanto poco realistici.
Fagnani merita fiducia (nonostante la "furbata")

Nel settembre 2024, nell'ambito della 28esima edizione del Festivaletteratura di Mantova, fra gli ospiti più attesi figurava proprio Fagnani per la presentazione del sui libro "Mala. Roma criminale". Un volume che ha disegnato con precisione una mappa di alleanze, rivalità e attività dei clan malavitosi che popolano la città di Roma.
In quell'occasione la giornalista aveva fornito un'analisi del doppio volto della Capitale:
"A Roma c'è un problema di sottovalutazione, non si vuole ammettere la presenza della mafia. Il 7 agosto 2019, il capo degli ultrà della Lazio Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, viene ucciso con un colpo di pistola in pieno giorno al Parco degli acquedotti - spiega Fagnani - Da quel momento in poi si sono susseguiti rapimenti, torture e omicidi senza precedenti. Si sta parlando di Roma e non di una città messicana della serie Narcos".
Un collega del nostro circuito editoriale, ha colto la palla al balzo per "rigirarle" la fatidica domanda: "che belve si sentono questi malviventi?". Pronta la risposta:
"Qualora ci fosse un Belve Crime glielo chiedo. Però ne approfitto per dire che non c'è l'epica di questi personaggi. Sono molto caratterizzati, hanno una personalità forte. Il fatto delle chat mi ha permesso di ricostruire la loro personalità però non c'è un'epica di questi personaggi, comunque restano dei miserabili".
E' chiaro, che quel progetto, complice anche l'esperienza della 48enne nell'ambito della cronaca nera - che l'ha portata a finire anche sotto scorta - frullasse già nella sua mente.
Non resta che dare fiducia, che questa diventi un'occasione per smontare - punto per punto - pseudo verità e inesattezze che hanno contribuito a generare mitizzazioni e versioni alternative fuori luogo. Non soltanto su Bossetti, ma in ambito di numerosi casi di cronaca in cui le prove, come si suol dire, "tenevano". Anche e soprattutto scientificamente.
Ci si augura insomma, nonostante l'evidente scaltrezza del format (ma fare ascolti non è una colpa a prescindere, dipende da come si sa gestire l'incendio) che Fagnani, da quel quadernino ormai iconico, pescherà le prove inconfutabili che hanno portato ad una condanna definitiva.
Ci si augura, insomma.