Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, quando il nulla sottratto al niente sbaraglia la concorrenza: l’Irriverente commento di Simone Di Matteo
Uno dei red carpet italiani più famosi al mondo si è trasformato in una passerella qualunque per gente senza arte né parte
“C’è una città di questo mondo, ma così bella, ma così strana, che pare un gioco di Fata Morgana, o una visione dal cuore profondo” recita la prima strofa di “Venezia”, componimento redatto dal poeta, saggista e traduttore italiano Diego Valeri e dedicato a quella che, a mio modestissimo parere, è e resta una delle città lagunari più belle di tutto il creato. La sua atmosfera suggestiva e quelle mille sfaccettature che da sempre la caratterizzano regalano a chiunque varchi la sua soglia delle sensazioni che, il più delle volte, risultano indescrivibili a parole.
Eppure, se da un lato il fascino e la regalità, affiancati al prestigio degli eventi che la vedono protagonista, forniscono un valore aggiunto alla laguna nostrana, dall’altro, mio malgrado, un effetto straniante aleggia continuamente su quell’area. Il medesimo che in molti hanno percepito quest’anno nel corso dell’80esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia da poco conclusasi.
La “qualunque” vince all’80esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia
Un tempo, in effetti, il Festival veneziano rappresentava uno degli appuntamenti cinematografici più autorevoli a livello mondiale. Un evento eccezionale, che non ha mai avuto alcunché da invidiare ai rinomati Academy Awards d’oltre oceano e al quale chiunque operi nel settore ha sempre sognato di poter approdare, che sia sull’ambitissimo tappeto rosso o nel dietro le quinte della grande macchina veneziana.
Registi di fama internazionale, attori hollywoodiani, artisti italiani e cineasti nostrani, autentici divi e divine che potevano vantare un reale talento e che, comunque, avevano più di qualcosa da insegnare a questa nostra sconclusionata generazione di idolatranti. In altre parole, tutti in ambito cinematografico avrebbero voluto avere l’opportunità di esibire la propria arte dinanzi all’intera platea dello show business mondiale. E in molti, a onor del vero, ce l’hanno avuta.
Peccato solo, però, che oggi quel “TUTTI” pare esser stato abbondantemente frainteso, specialmente dagli addetti all’organizzazione della manifestazione. Quello che in passato era uno dei red carpet italiani più famosi e rispettabili, infatti, si è trasformato in una passerella qualunque per gente senza arte né parte (che si aggira senza ovvie ragioni tra gli eventi più mondani della cosiddetta “award season”), tiktoker talmente sdoganati da risultare già quasi demodé e che probabilmente, per citare Guè Pequeno, non hanno mai visto un film in vita loro, e prezzemolini televisivi assettati di riconoscibilità sociale che sarebbero disposti a far di tutto pur di guadagnare cinque minuti di immeritata popolarità.
E così, tra un Leone d’Oro al greco Yorgos Lanthimos (Povere Creature) e un Premio Marcello Mastroianni (dedicato a un giovane attore emergente) al senegalese Seydou Sarr, passando per il Leone alla Carriera alla regista italiana Liliana Cavani, abbiamo avuto la (s)fortuna di ammirare l’influenZer Paola Turani fare i conti con la realtà: due milioni di follower su Instagram e neanche un cristo che le chieda un selfie o un autografo durante un evento di tale rilevanza. Ma d’altronde, come sarebbe potuto essere altrimenti?!
O ancora, di vedere Cecilia Rodriguez riprendere un addetto alla sicurezza e posizionarsi di fronte ai fotografi nemmeno fosse una Penelope Cruz qualunque. Oppure, di assistere alla catwalk di Nilufar Addati, le cui pessime doti recitative erano già state messe in luce quando partecipò a Uomini&Donne e in ragion delle quali non riesco a comprendere, al di là del ruolo di ragazza immagine per qualche noto brand, quali siano le plausibili motivazioni della sua presenza alla kermesse.
O che ne so, di essere testimoni dell'arrivo in barca di un Er Mutanda (alias Antonio Zequila) quasi spaesato che saluta una folla di fan inesistente. O come se ciò non fosse già abbastanza, di indignarci dinanzi al Vicepremier nonché Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini che ha preferito, tra un flash e l'altro, pregare per Brandizzo e posare per i paparazzi piuttosto che recarsi in quel luogo in cui si è consumata l’ennesima strage sul lavoro.
E infine, abbiamo avuto la (s)fortuna di constatare che, sebbene il declino del credito di Venezia80 sia in gran parte dovuto allo sciopero degli attori e degli sceneggiatori di Hollywood, la cosa più rilevante di quest'edizione targata 2023 è stata proprio il nulla sottratto al niente!