Maria De Filippi, le inopportune richieste di selfie nella camera ardente di Maurizio Costanzo: l'Irriverente commento di Simone Di Matteo
Albert Einstein ripeteva in continuazione di temere "il giorno in cui la tecnologia sarebbe andata oltre la nostra umanità"
“Il selfie - disse qualche anno fa Vittorio Sgarbi - è l’istantanea di un pirla che immortala la sua vanità”.
E di ragione, in questo caso, il famoso critico d’arte ne aveva da vendere. L’autoritratto è divenuto il simbolo di una società fatta di narcisisti patologici e mistificatori, di mitomani e manipolatori, di finti Santi e puttane, che cercano se stessi, e la propria identità, attraverso l’autoproduzione di frammenti destinati, almeno secondo la sete di visibilità che più di ogni altra cosa li rende distinguibili da chiunque altro, a diventare effigi della loro eternità.
Maria De Filippi e Costanzo meritavano più rispetto
Di selfie si vive, e di selfie si muore, e, nonostante di certi autoscatti si riesca ad ammirare giusto la cover dello smartphone, di tantissimi altri bisognerebbe davvero farne a meno, perché ciò che in troppi casi viene a mancare è quel profondo senso di amor proprio e di rispetto verso gli altri di cui non si fa portavoce quasi più nessuno. La verità è che oggigiorno si dovrebbe avere più selfie-control e meno spudoratezza, più tatto e meno superficialità, più accortezza e meno insolenza. E a pensarci bene, quello che è successo domenica scorsa ne è una chiara dimostrazione!
Quanto si è verificato alla vigila dei funerali solenni di Maurizio Costanzo, all'interno della camera ardente allestita in Campidoglio per l'ultimo saluto all’uomo che, grazie alla sua voglia di sperimentare, più di ogni altro ha rivoluzionato il mondo della comunicazione e della tv, è assolutamente vergognoso. Un gesto aberrante, moralmente decadente e, lasciatemelo dire, alquanto triste dal momento che non solo descrive concretamente l’inadeguatezza dei tempi moderni, ma ci proietta anche e soprattutto verso l’immagine di un futuro che appare, a causa delle contemporanee manie, irrispettosamente incerto e popolato da chi, incurante delle circostanze, prova attraverso una fotografia ad immortalare perfino il dolore di una vedova, che in maniera inevitabile scaturisce dalla perdita di un marito, nel tentativo di soddisfare il proprio ego smisurato.
In un'epoca come quella che stiamo attraversando, in cui siamo abituati a mercificare il nostro io a vantaggio della massa e a spiattellare in pubblica piazza ciò che il delle volte dovrebbe essere vissuto nel buio della propria intimità, sarà risultato piuttosto normale a quei due ragazzi, un uomo e una donna per la precisione, chiedere un selfie a Maria De Filippi che, visibilmente provata seppur avvolta da quell'alone di discrezione che da sempre la contraddistingue, era intenta a ringraziare tutti coloro che si sono presentati a rendere omaggio al feretro del "Maestro". Nell'illusione di vivere in una distopia in cui tutto è concesso magari avranno pensato di trovarsi sul set di qualche adattamento cinematografico del libro "Un selfie con il morto" di Claudio Settembrini, o chissà, più semplicemente avranno dimenticato di avere di fronte qualcuno che, prima di essere un personaggio pubblico da immortalare ad ogni costo nemmeno si stesse completando un becero album di figurine, è e resta una donna al pari di tante altre. La differenza è che, al contrario di quelle "tante altre" e di chi ha ben pensato di proporre un simile autoscatto, lei ha deciso di comportarsi da gran signora.
E allo stesso modo, sarà risultato piuttosto normale alla stampa di mezza Italia andare a sindacare sull'atteggiamento mantenuto dalla padrona di casa di Uomini&Donne e sulla quantità di tempo in cui lei è rimasta vicino alla bara del defunto compagno un po' come fatto da La Repubblica che, per dover di cronaca immagino, ci ha tenuto ha ribadire che la De Filippi è andata "via dopo mezz'ora". In altre parole, quasi a voler dire che se non sfili dinanzi ad una folla di reporter, non ti rifiuti di concedere fotografie durante una veglia funebre oppure non ti strappi i vestiti di dosso con il volto pieno di disperazione, forse non provi abbastanza dolore.
Checché se ne dica, nessuno può arrogarsi il diritto di giudicare il modo in cui ciascuno sceglie liberamente di vivere e affrontare il lutto oppure frapporsi tra qualcuno e la sua sofferenza soltanto per appagare la propria fame di vana gloria. La sola cosa da fare in questi casi è restarsene in disparte ad osservare da lontano oppure, chissà, cercare di porre quegli unici due neuroni che sembrano esser rimasti alla maggior parte del genere umano al servizio di un doveroso silenzio. Quel che è indubbio è che la De Filippi e (ancor di più) Costanzo meritavano più rispetto. Soprattutto perché con Costanzo se ne vanno un pezzo della nostra televisione e un pezzo del nostro Paese, l’onore e il rispetto, le grandi lotte e quegli impensabili risultati che hanno aiutato a conseguire. Con Costanzo se ne vanno la decenza e la capacità di chi, pur andando oltre, sa comunque rimanere al proprio posto!
Albert Einstein ripeteva in continuazione di temere "il giorno in cui la tecnologia sarebbe andata oltre la nostra umanità" perché avrebbe voluto dire che il mondo sarebbe stato popolato da una generazione di idioti. Non credo sia vero. Anzi, io ritengo che non sia affatto colpa della tecnologia, dei social network, della televisione, delle telecamere che ci seguono in ogni dove, di un'azione avventata o di una reazione improvvisa. Semplicemente, la gente era stupida pure, solamente che ad esserne a conoscenza erano pochi (e sfortunati) intimi. Non so se capita anche a voi, ma io, in determinati momenti, provo davvero un forte senso di schifo per alcune persone. Certi individui pensano di essere più furbi di altri, di avere il mondo in mano, si reputano indistruttibili quando in realtà questi abili giocolieri sono preda delle loro stesse convinzioni. Peccato, però, che chi vi conosce vi evita, per dirla alla Rita Dalla Chiesa, e chi vi frequenta, presto o tardi, vi riconoscerà. E sarà in quel preciso istante che, calando il sipario, l'opera sarà terminata senza nemmeno un applauso!