Il lato umano di Francesco

Il Papa che non ti aspetti: "Volevo fare il macellaio per i soldi. Sono le mie radici genovesi"

Il Santo Padre, in collegamento con Fabio Fazio, ha svelato anche qualche dettaglio personale, strappando più di un sorriso...

Il Papa che non ti aspetti: "Volevo fare il macellaio  per i soldi. Sono le mie radici genovesi"
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Un'intervista pressoché storica, quella andata in onda nella serata di ieri, domenica 6 febbraio 2022, su Rai Tre. Papa Francesco, in collegamento dal Vaticano, ha risposto alle domande di Fabio Fazio, a Che Tempo che fa, su temi delicati come migranti, bullismo e crisi climatica; ma ha anche regalato qualche chicca inedita di sè. Chi l'avrebbe mai detto, infatti, che l'uomo che ha scelto per primo il nome di Francesco - appena assurto al soglio pontificio - in onore della vita frugale del santo di Assisi, da piccolo voleva fare il macellaio perché invidiava quei lauti guadagni?

Papa Francesco sognava di fare...il macellaio

"Vi dirò una cosa che vi scandalizzerà, la prima cosa che io volevo fare era il macellaio. Perché quando andavo con la nonna o la mamma a fare le spese alla fiera lì, vedevo che il macellaio aveva una borsa qui e metteva i soldi dentro no? Una volta ho detto “A me piacerebbe essere macellaio”, “Ma perché?”, “Eh, per i soldi, tanti soldi che ha, no?”. Eh, ma su questo si capisce la radice genovese che ho dalla parte materna. Che siamo, i genovesi, un po’ attaccati ai soldi. Piemontesi pure ma anche simulano di più. Questo… da bambino. Poi la cosa che è venuta è la chimica, mi piaceva tanto, ho fatto la chimica, ho lavorato in laboratorio e lì ho iniziato la medicina. Stavo preparando l’ingresso in facoltà di medicina quando è arrivata la vocazione a 19 anni e sono entrato in seminario. Ma la chimica è stata una cosa che mi ha sedotto tanto, lo studio della chimica e poi è andata per la medicina e alla fine qui".

Proprio lui che, parecchi anni dopo, ha fatto del suo papato un modello di frugalità cercando di mettere un freno alle derive più opulente in seno al Vaticano.

"Ho bisogno degli amici"

E' un Bergoglio che non nasconde la propria umanità, compresa la necessità di non essere isolato in una torre d'avorio, bensì di appoggiarsi agli amici:

"Sì, ho degli amici che mi aiutano, conoscono la mia vita come un uomo normale, non che io sia normale, no. Io ho delle mie anormalità eh, ma come un uomo comune che ha degli amici; e a me piace stare con gli amici qualche volta a raccontare cose mie, ascoltare quelle di loro, ma anzi io ho bisogno degli amici. Per questo uno dei motivi per i quali io non sono andato ad abitare nell’appartamento pontificio, perché i papi che c’erano prima erano Santi e io non me la cavo, non sono tanto Santo. Ho bisogno dei rapporti umani, per questo abito in questo albergo di Santa Marta dove si trova gente che parla con tutti, trovi degli amici. È una vita per me più facile, l’altra non me la sento di farla, non ho le forze e le amicizie a me danno forza. Anzi, ho bisogno degli amici, sono pochi eh, sono pochi ma veri".

E, oltre a porre l'accento sul valore dell'amicizia, il Santo Padre incita a coltivare il senso dell'umorismo:

"Volevo sottolineare una cosa, il senso dell’umorismo, per favore, è una medicina. Nella esortazione apostolica Gaudete et Exsultate sulla Santità c’è la nota 101. Cercatela, c’è la preghiera di San Thomas More sul senso dell’umorismo. Io la prego da più di quarant'anni. È una preghiera per pregare tanto, ti fa tanto bene. Senso dell’umorismo che ti fa relativizzare le cose e anche ti dà una gioia grande, ti fa gioioso. Questo fa tanto bene, fa tanto bene".

E il tango...

Ultima nota di colore è il riferimento alla passione del Papa, da buon argentino, per il tango:

"È vero che ascolto musica, mi piacciono i classici, tanto. Anche il tango mi piace tanto. Ma un porteño che non balla il tango non è un porteño".

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