Grande Fratello Vip, la mannaia di Pier Silvio Berlusconi e la rivoluzione di Mediaset: l'Irriverente commento di Simone Di Matteo
La rivoluzione innescata da Pier Silvio Berlusconi investe inevitabilmente anche il Grande Fratello Vip, tant'è che il cast viene bocciato
“Ho sempre fatto scelte che non mi mettessero in imbarazzo” sentenziò, qualche anno fa, dall’alto della sua lotta non violenta per la difesa delle minoranze etniche, l’attore e attivista statunitense Daniel Lebern Glover. Chissà se oggi Alfonso Signorini, al momento tra i pochi conduttori ancora orfani della rivoluzione televisiva scaturitasi in Mediaset, dopo che la tanto attesa (ma da chi, poi?) lista dei protagonisti da lui scelti per l’ottava edizione del Grande Fratello Vip è stata annunciata per essere immediatamente bocciata di sana pianta da Pier Silvio Berlusconi in persona, possa orgogliosamente asserire lo stesso.
Il Grande Fratello Vip potrebbe essere fatto bene, ma nessuno sceglie di farlo
Ce lo avevano lasciato intuire già nei mesi scorsi che più di qualcosa sarebbe cambiato in quel di Cologno Monzese (e dintorni) ed ora è proprio quello che sta accadendo. Con la scomparsa di Silvio Berlusconi, inutile girarci intorno, il secondo genito della famiglia e amministratore delegato di uno dei gruppi editoriali più redditizi d’Europa ha finalmente potuto mettere in pratica ciò che fino a poco tempo fa aveva soltanto teorizzato.
A pensarci bene, tra quelli che hanno assunto l’aspetto di autentici “daspo”, conferme inaspettate e drastici stravolgimenti di palinsesto, sembrerebbe che il CEO di casa Berlusconi voglia sbarazzarsi di quell’orda di prezzemolini televisivi e teatrini di dubbio gusto che avevano assediato le sue reti, conferendo una rinnovata immagine all’azienda e avere l’ultima parola sul chi, cosa, quando, come, dove e perché. Non a caso, quell’infinità di influencer influenzati, casalingue disperate, servi dell’apparire e attori inscritturabili che solamente su OnlyFans potevano sbarcare è già stata messa alla porta. E con loro, ne sono certo, molti altri dovranno dire addio alla lucina rossa delle telecamere di Mediaset. Della serie, “morto un Papa, se ne fa un altro” e, considerando gli ulteriori cambiamenti che si prospettano all’orizzonte, menomale aggiungerei!
Peccato solo, però, che l’imbarazzo, questo sconosciuto dai più dei suoi dipendenti intenso stato emotivo che si manifesta esclusivamente in una situazione sociale, erroneamente identificato con la vergogna, sebbene il senso di vergogna possa essere anche provocato da motivazioni che nessun altro conosce, continui, nonostante tutto, ad albergare ovunque tranne che dove ce ne sarebbe abbondante bisogno. Non me ne voglia nessuno, ma qualcuno, che non sarà di sicuro il padrone di casa, spesso e non troppo volentieri intento a dover tappare i buchi di un brodo primordiale fatto di impensabili rifiuti organici adatti alle più disparate discariche, potrebbe gentilmente indicarmi dove sia finita la decenza? Perché io, se quest'anno, nonostante le premesse, dovessi ritrovarmi davanti ad una edizione del padre di tutti i reality identica a quella passata, vedrei solamente una cosa: la fossa delle Marianne!
Che cosa non hanno capito della virata dei vertici coloro che hanno presentato sul tavolo del CEO determinati nomi che, qualora fossero quelli riportati da Dagospia e FQmagazine, lasciano alquanto a desiderare? Che cosa potrebbe mai offrire ad un pubblico senziente e pensante la poetessa del XXI secolo Carmen Di Pietro? Componimenti letti con una dizione e un’interpretazione che in confronto il Dolce Stil Novo, si fa per dire, pare assomigliare ad uno di quei dialetti che si possono udire solamente nelle bettole di borgata. Oppure, per quanto io l’abbia apprezzato all’Isola dei Famosi, quale talento artistico possiederebbe il figlio Alessandro Iannoni? O ancora, per quale motivo la showgirl Justine Mattera dovrebbe varcare la porta rossa della casa più spiata d’Italia? Se è sempre rimasta estranea al mondo dei reality show, farebbe sicuramente bene a rimanerlo! E infine, all’ex deputato Antonio Razzi, uno che farebbe sembrare persino Matteo Salvini un arguto e abile oratore, non bastava più il cachet inutilmente percepito per le sue comparsate in Parlamento?!
Eppure, una volta il GF non era un mix di tutto ciò che di più improbabile e malsano si sarebbe potuto ritrovare in prima serata. Al contrario, si trattava di un esperimento sociale innovativo, che mirava a studiare il comportamento umano e a catapultare persone comuni nel circolo vizioso della popolarità. Si potrebbe fare bene, ma nessuno negli ultimi anni ha scelto di farlo. Anzi, si è di gran lunga preferito dar spazio a vecchie glorie costantemente all’inseguimento di un successo ormai andato. O peggio, a meteorine alla ricerca di una vetrina dentro la quale esporsi il cui unico pregio è stato quello di distinguersi per la propria miseria mentale e per la bassezza dei loro contenuti. Una svista, a detta di Berlusconi Jr che se ne è assunto la “colpa”, ma è così che si è inevitabilmente passati dalla padella nella brace. E chi ci ha rimesso? Nessuno, se non gli ignari protagonisti di una baracconata senza né oggi né domani.
Comunque, i venti stanno cambiando ai piani alti e chissà che, magari, con la svolta piersilviana la meritocrazia possa finalmente tornare sul piccolo schermo!