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Nuovo colpo di scena: ritirato (per la seconda volta) il visto di Djokovic. Ma non sarà espulso (per ora)

I legali del tennista serbo però annunciano ricorso. Insomma, non è ancora finita...

Nuovo colpo di scena: ritirato (per la seconda volta) il visto di Djokovic. Ma non sarà espulso (per ora)
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Novak Djokovic potrà giocare  gli Open d'Australia? Ieri sembrava di sì, oggi la situazione si è complicata. Sì, perché il Governo australiano - che sino a poche ore fa sembrava immobile - ha revocato per la seconda volta il visto del tennista serbo, che ora potrebbe essere espulso. Ma i suoi avvocati presentano ricorso. E la vicenda si arricchisce di un nuovo capitolo. Una decisione è attesa per domenica.

Revocato (di nuovo) il visto di Djokovic

La situazione è ancora intricata. Dopo il tira e molla dei giorni scorsi, con tanto di inserimento di Nole nel tabellone del torneo (che inizia lunedì 17), all'alba di oggi, venerdì 14 gennaio 2022, la svolta.  Il ministro dell'Immigrazione Alex Hawke ha usato il suo potere personale e ha revocato il visto.

“Oggi ho esercitato il mio potere ai sensi dell’articolo 133C  della legge sulla migrazione di annullare il visto di Novak Djokovic per motivi di salute e buon ordine, sulla base del fatto che ciò fosse nell’interesse pubblico. Questa decisione arriva dopo le ordinanze del Circuito federale e del tribunale della famiglia del 10 gennaio 2022 che ha annullato una precedente decisione per motivi di equità procedurale. Nel prendere questa decisione, ho considerato attentamente le informazioni fornitemi dal Dipartimento degli affari interni, dall’Australian Border Force e dal signor Djokovic. Il governo Morrison è fermamente impegnato a proteggere i confini dell’Australia, in particolare in relazione alla pandemia di Covid”.

Vicenda finita? Nemmeno per sogno. I legali di Nole hanno presentato appello. Sarà richiesta l’urgenza del provvedimento, in modo che il caso sia discusso nel fine settimana: solo così, in caso di accoglimento dell’appello, Djokovic potrebbe giocare il torneo al via lunedì.

Intanto l'espulsione è stata stoppata: Novak resterà in Australia sino al verdetto finale, che arriverà a poche ore dal debutto.

La telenovela

Una telenovela che ha tenuto con il fiato sospeso gli appassionati di tennis, ma che ha assunto connotati politici e "sanitari", quella che ha riguardato il numero uno del tennis mondiale, capace come sempre di fare discutere. A scatenare il dibattito era stata l'esenzione di cui aveva parlato il fuoriclasse serbo postando una fotografia che lo vedeva in partenza per l'Australia. Djokovic, infatti, pur non avendolo mai ammesso pubblicamente, è sempre stato contrario al vaccino. E alla fine è arrivata anche la conferma, nella dichiarazione rilasciata alle autorità dell'aeroporto.

L'esenzione per positività

Impensabile, però, che l'esenzione fosse per problemi di salute. Come potrebbe chi ha difficoltà cardiache essere il numero uno mondiale di un qualsiasi sport? Assurdo. Poteva esserci allora un'allergia, ma in quel caso perché non comunicarlo e mantenere il mistero? Anche questo, improbabile...

E allora, l'unica strada che poteva condurre all'esenzione era quella di una recente positività al Covid. Cosa che Novak e i suoi avvocati hanno poi sostenuto una volta che il campione  è stato fermato e spedito nell'hotel riservato ai migranti. Ma a questo punto una domanda - che resterà irrisolta - rimane: non faceva prima a dirlo subito? Si sarebbe probabilmente evitato un bailamme mondiale...

L'isolamento violato e le dichiarazioni false

Forse una spiegazione sta nel fatto che Djokovic sarebbe risultato positivo il 16 dicembre, ma due giorni è tranquillamente uscito di casa per un'intervista con l'Equipe e una premiazione. Violando di fatto l'isolamento.

Lui stesso ha ammesso  a seguito delle polemiche che si sono create che si è trattato "di un errore umano", motivato dal fatto "di non voler deludere il giornalista con cui aveva un appuntamento". Come se due anni di pandemia non ci avessero insegnato che un'intervista o un incontro non si può fare da remoto...

L'incongruenza al vaglio degli inquirenti è anche tra il post su Instagram pubblicato da Nole in cui afferma di avere ricevuto il risultato positivo di un test molecolare   il 17 dicembre, dopo avere effettuato il test il giorno prima, e la deposizione scritta giurata in tribunale dove il tennista avrebbe parlato di "test e diagnosi" il 16 dicembre. La pena massima per avere fornito questa dichiarazione falsa, in base al Crimes Act australiano, è di cinque anni di carcere.

Rischia anche il carcere...

Ma, al di là della partecipazione agli Open, cosa rischia Djokovic? Teoricamente (sì, perché poi non succederà mai) perfino il carcere, oltre a una squalifica di 3 anni dalle competizioni tennistiche.  La Atp infatti, prima ancora che il caso  esplodesse, aveva specificato che "qualora un giocatore venisse scoperto a falsificare il risultato di un tampone, è prevista una squalifica di tre anni". Un bel problema per un giocatore - per quanto si tratti di un fuoriclasse - che oggi ha già 34 anni...

 

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