Club in fermento

L'agenzia per il controllo dei conti e le nuove proposte: come può cambiare il calcio

La proposta del ministro Abodi non piace alle società, e in Europa Reguzzoni (Forza Italia) presenta tre proposte

L'agenzia per il controllo dei conti e le nuove proposte: come può cambiare il calcio
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Il calcio continua a tenere banco. E anche se lo Scudetto è già assegnato, sul "campo" ci sono le proposte di modifiche del sistema, a partire da quella del Governo, che vorrebbe organizzare un'agenzia per tenere sott'occhio i bilanci dei club (una proposta che riguarda, in realtà, anche le società di pallacanestro).

L'agenzia per il controllo dei conti delle squadre di calcio

L'intenzione del ministro dello Sport Andrea Abodi è di creare un organismo governativo che prenda il posto della Covisoc, la Commissione di vigilanza istituita presso la Figc.

L’emendamento - che ancora dovrà essere votato -  prevede che la Presidenza del Consiglio nomini un’autorità, diretta da tre figure e composta in totale da una trentina di controllori. Ma i club sono in fermento, temendo di vedere minata la loro indipendenza.

Le proposte di Reguzzoni

Ma oltre a questo, c'è anche chi sta proponendo in Europa un cambio di marcia. E' il caso di Marco Reguzzoni, candidato per il Partito Popolare Europeo nelle liste di Forza Italia.

Marco Reguzzoni

"Le accese discussioni di questi giorni su una nuova agenzia di controllo dei bilanci dimostrano che ogni singolo intervento rischia di essere inefficace, perché la regolamentazione più importante non può che essere europea. Attualmente c’è un grande disordine ed è bene che la prossima Commissione Europea metta mano alla situazione attraverso un regolamento che vada nel senso auspicato dal nostro governo".

Oltretutto, oggi anche il mercato dei diritti tv nel calcio è regolamentato da una serie di sentenze della Corte Europea senza alcun coordinamento.

"Serve invece un indirizzo politico – insiste Reguzzoni - con un Regolamento europeo che imposti un sistema per salvare il nostro calcio. Bisogna evitare il rischio che i nostri campionati diventino luoghi di saccheggio, come avviene per club e calciatori sudamericani: in Paesi come Argentina e Brasile il legame profondo con questo sport non evita la fuga dei talenti in giro per il mondo. Ora è l’Europa a rischiare di fare la stessa fine, per mano dei capitali arabi. La politica europea deve riscrivere i meccanismi per rilanciare la valenza sociale, culturale e la forza identitaria dello sport più amato e diffuso nel mondo".

Per questo Reguzzoni sta già fissando i punti chiave su cui battagliare, elaborandoli con il supporto di alcuni noti studi legali di Milano e con i consigli di esperti del mondo del calcio, sia a livello professionistico che dilettantistico.

"I tre principi cardine su cui voglio impostare le richieste da rivolgere alla futura Commissione Europea  riguardano l’attuazione di norme che favoriscano il ritorno della proprietà delle nostre squadre a un soggetto europeo, la distribuzione di una quota dei diritti televisivi anche ai settori giovanili e ai campionati minori e l’introduzione di un tetto di spesa (salary cap) a seconda del campionato di appartenenza per ritrovare un giusto equilibrio finanziario".

Le proposte di Reguzzoni

Di seguito, nel dettaglio, le tre proposte di Reguzzoni.

1) La proprietà delle squadre deve essere di un soggetto europeo

"È indispensabile che il controllo dei club internazionali torni il prima possibile nelle mani di soggetti con residenza e sede fiscale in Europa. Bisogna sottrarre il calcio dal condizionamento di fondi arabi, statunitensi, cinesi e asiatici che utilizzano la vetrina sportiva solo come business, con risorse la cui provenienza non è controllabile, dando l’impressione di portare il valore calcio fuori dall’Europa (si è visto nell’organizzazione in Arabia della Supercoppa). Una misura può essere l’obbligo di una proprietà europea per accedere alla ripartizione dei diritti televisivi delle competizioni internazionali: come già oggi le regole prevedono la sede legale e lo stadio in una città europea, anche la residenza del proprietario finale deve essere in una città europea".

2) Una quota dei diritti televisivi a settori giovanili e campionati minori

"Bisogna procedere a distribuire una percentuale delle risorse miliardarie provenienti dai diritti televisivi in favore dei settori giovanili e dei campionati minori. Essi rappresentano un patrimonio sociale immenso e un riferimento identitario per milioni di persone, calciatori, ragazzi, famiglie, tecnici... Lo sport toglie i ragazzi dai computer e dalle strade, aumenta la socialità, aiuta le famiglie e fa parte a pieno titolo della cultura europea. Il Calcio è Europa. Invece, da troppo tempo queste preziose realtà vengono trascurate. Serve invece impostare una strategia che rilanci il calcio come strumento di socializzazione e crescita dei nostri ragazzi e tuteli le squadre locali come patrimonio delle singole comunità del territorio. Non vogliamo fare la fine del Sudamerica, vogliamo mantenere in Europa il calcio più bello del mondo. Se andiamo avanti così, l’Europa finirà per perdere il primato del calcio che unisce tutte le varie nazioni europee".

3) I club devono ritrovare equilibrio finanziario: la direzione è il salary cap

"Negli Stati Uniti funziona da tempo e nella Premier League inglese si sta andando nella stessa direzione: un’idea da discutere potrebbe essere quella che in tutta Europa venga fissato un salary cap, cioè un tetto massimo di spesa per ogni società professionistica, a seconda della categoria di appartenenza. Si potrebbe fermare la corsa sfrenata e immorale ad aumentare gli stipendi e, come dimostra l’NBA da tanti anni, con un limite alle spese, la sfida delle società sarebbe quella di costruire la squadra migliore a parità di condizioni. In più sarebbe importante, sempre copiandolo dai campionati di basket americani, costruire un rapporto diretto fra mondo della scuola e dell’università e i club più rappresentativi".

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