La Roma cambia allenatore

José Mourinho ha mangiato il panettone, ma non le chiacchiere

Dopo due anni e mezzo alla guida dei giallorossi, lo Special One é stato esonerato e saluta così (per il momento) il nostro campionato. Al suo posto é stato ingaggiato Daniele De Rossi come traghettatore fino a fine stagione

José Mourinho ha mangiato il panettone, ma non le chiacchiere
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José Mourinho. Basta solo citarlo per conquistare l’attenzione di chi sta leggendo. E non per forza in senso positivo perché il suo personaggio, tanto eccentrico e carismatico, é sicuramente fonte di divisione. Da una parte c’é chi lo ama, dall’altra c’é chi lo detesta e spazio per posizioni ibride o intermedie non é contemplato. José Mourinho da Setúbal, Portogallo, esattamente come ha fatto in altre nazioni, ha lasciato il segno anche in Italia e lo ha fatto per due volte. La prima, quattordici anni fa, a Milano, la seconda, recentemente, a Roma. Due delle città più simbolo della nostra Penisola, due dei palcoscenici più ambiti del nostro calcio nazionale. La sua pelle si é tinta doppiamente prima di neroazzurro e poi di giallorosso, amico fedele di due animali selvatici indomabili come il biscione e la lupa.

L’uomo delle imprese impossibili, o meglio dei traguardi tanto desiderati quanto difficili da raggiungere, come se a un passo dalla linea d’arrivo ci fosse sempre stato un elastico teso a riportarti indietro, al punto di partenza. Per capire di cosa stia parlando basta chiedere a qualsiasi tifoso interista o romanista, il primo da anni bramoso di sollevare al cielo la “coppa dalle grandi orecchie”, il secondo alla costante ricerca di un qualsiasi titolo europeo. É dovuto arrivare José Mário dos Santos Mourinho Félix, in entrambi i casi, a risolvere la situazione. Dello Special One si può dire peste e corna, ma non si può assolutamente negare che sia un vincente.

La Roma esonera José Mourinho

Ma veniamo al sodo. José Mourinho quest’anno ha mangiato il panettone di Natale, ma non le chiacchiere di Carnevale. Nel gergo calcistico, l’espressione “mangiare il panettone” equivale a dire che un allenatore, nella prima fase del campionato, ha mantenuto un buon rendimento tale per cui non rischia di venire esonerato anzitempo e potrà andare avanti sedere sulla panchina anche durante il girone di ritorno.

Mou, tuttavia, nonostante sia arrivato alla soglia del Natale senza troppe grane, motivo per cui l’ha agevolmente superata, é tornato dopo la sosta con una montagna di problemi che alla fine hanno fatto saltare il banco. Perciò diciamo che non mangerà le chiacchiere di Carnevale.

 

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A proposito di chiacchiere, se ci pensate bene, la cosa sembra quasi paradossale. La sua Roma, dopo la Conference League vinta al primo anno e l’Europa League sfuggita ai rigori al secondo, si é sgretolata a metà del terzo giro come un vaso di ceramica lasciato cadere a terra. Un vaso di cui già si vedevano nitidamente le crepe, ma che, come accade nel kintsugi giapponese, José Mourinho aveva sempre riparato con l’oro.

Ci aveva messo una pezza, a modo suo, con il suo carisma, buttando continuamente legna su un ambiente incendiario che, da quando é stato ingaggiato l’allenatore portoghese, ha riempito lo stadio Olimpico a ogni partita senza lasciare mai un seggiolino vacante. I tifosi giallorossi pendevano dalle sue labbra quasi fosse un “santone” e si fidavano ciecamente di lui, della sua carica e della sua perenne lotta contro le difficoltà interne e il sistema esterno.

Le ragioni del divorzio

Peccato che, a furia di ritocchi con la colla e il nastro adesivo, il giocattolo alla fine si é rotto definitivamente. A venire meno non é stato il sostegno di giocatori e supporters, ma bensì quello della società, o meglio della proprietà americana dei Friedkin (che tra pochi giorni dovranno salutare anche il dimissionario direttore sportivo Tiago Pinto).

Le ragioni del divorzio sono attribuire sia all’attuale 9º posto in classifica a 29 punti, lontano cinque lunghezze dalla qualificazione alla prossima Champions League e scaturito da cinque pareggi e sette sconfitte, sia al tracollo nel derby ai quarti di finale di Coppa Italia contro la Lazio (che ha portato il bilancio di Mou nelle sfide contro i biancocelesti a quattro insuccessi su sei match disputati).

José Mourinho, ormai ex allenatore dell'As Roma

Nel mezzo, però, ci sono soprattutto dei motivi tecnico-tattici legati a un gioco quasi mai spumeggiante, fortemente ancorato agli spunti dei singoli - Dybala e Lukaku su tutti - e caratterizzato, a partire dalla finale di Europa League contro il Siviglia, da una tendenza ad innervosire le partite, circostanza che però, in più occasioni, si é rivelata essere un’arma a doppio taglio.

Ma di fronte a questa drammatica realtà dei fatti, Mourinho ha sempre saputo spostare magistralmente l’attenzione su altri argomenti, su altre questioni, come ad esempio gli attacchi diretti a qualsiasi avversario o la classica tiritera sugli errori arbitrali, tematica per la quale lo Special One ha speso vagonate di parole, al punto tale da farle diventare un vero e proprio mantra.

Nella sua storia da allenatore, il rapporto con i direttori di gara é sempre stato frastagliato (come non dimenticare nel febbraio 2010, quando era seduto sulla panchina dell’Inter, il gesto delle manette indirizzato all’arbitro Tagliavento che durante il match contro la Sampdoria aveva espulso nel primo tempo due giocatori neroazzurri, mandando Mou su tutte le furie).

Il celebre gesto delle manette mostrato da Mourinho nel febbraio 2010 durante la partita Inter-Sampdoria

Ma proprio durante questi due anni e mezzo alla Roma, José Mourinho ha toccato il suo massimo venendo espulso per ben sette volte. Un bilancio che la dice lunghissima su come il portoghese perda facilmente le staffe con il quartetto arbitrale (e varisti associati). Una carica emotiva che - volente o nolente - ha trasmesso anche ai suoi calciatori e ai membri del suo staff: dall’estate 2021 a oggi la Roma ha collezionato 28 espulsioni totali nelle varie competizioni in cui ha partecipato. Se non é un record, poco ci manca.

Insomma, per tirare le fila del discorso, la seconda avventura di José Mourinho in Italia é stata croce e delizia. Rispetto ai fasti neroazzurri, periodo nel quale, all’età di 47 anni, era considerato tra i top 5 allenatori al mondo, ora che é diventato 60enne lo Special One, probabilmente, ha perso un po’ di smalto e brillantezza.

Il mondo del calcio, dal 2010 a oggi, ha avuto una trasformazione radicale nel ritmo, nei sistemi di gioco e nella mentalità. Se in quest’ultimo aspetto Mou ha ancora qualcosa da dire (una Conference League non si vince mica per caso), nei primi due, forse, é rimasto un passo indietro, attaccato ancora a un tipo di calcio per così dire “all’antica”, fatto di sudore e sangue sul campo quando i tempi moderni chiedono maggiore lucidità.

Rapporti umani non scontati

Ma ciò che resterà di Mourinho, all’ombra del Colosseo, sarà la capacità di intrattenere dei rapporti umani per nulla scontati e superflui con tutte le diverse persone che in questi anni romanisti sono passate da Trigoria e dall’Olimpico. Basta vedere i commenti dei suoi ex calciatori sui social: “Grazie dei consigli e di ogni parola che mi hai dato” scrive Dybala.

 

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Grazie per tutte le emozioni mister” riporta il capitano Pellegrini. “Grazie” affermano all’unisono Mancini e Bove. “Chi per questa maglia ha lottato, non verrà mai dimenticato” dichiara unita la tifoseria organizzata della Curva sud giallorossa.

Ora tocca a Daniele De Rossi

Ora, al suo posto, i Friedkin hanno “assoldato” come traghettatore fino a fine stagione un discepolo di Roma: Daniele De Rossi, bandiera della lupa, alla sua seconda esperienza in panchina dopo la breve e complicata parentesi alla Spal in Serie B. Una scelta sicuramente ponderata da parte della proprietà romanista che vuole cercare, in queste acque tempestose, di tenere dritta la barra di navigazione affidando il timone a un guerriero è un comandante coraggioso.

Daniele De Rossi, nuovo allenatore della Roma (immagine dal profilo Instagram ufficiale di As Roma)

Per il resto, al teatro dello stadio Olimpico di Roma é calato il sipario sullo spettacolo dello Special One. Il campionato italiano, per il momento, saluta José Mourinho. Un personaggio controverso e divisivo che però - non posso esimermi dal sostenere - se non esistesse bisognerebbe di certo inventarlo.

Alessandro Balconi

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