Calcio e finanza

Il procuratore Ramadani indagato per frode: chiesti documenti a Inter, Milan e Juventus

Grazie a un "prestanome" sarebbe riuscito a non dichiarare nulla al Fisco sulle cifre incassate per le mediazioni nelle compravendite in Italia.

Il procuratore Ramadani indagato per frode: chiesti documenti a  Inter, Milan e Juventus
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Il procuratore calcistico Fali Ramadani è finito nell'occhio del ciclone. La Procura della Repubblica del Tribunale di Milano lo ha indagato per frode fiscale, evasione e riciclaggio di denaro. Insieme a lui coinvolto anche il collaboratore Pietro Chiodi. Gli inquirenti che indagano sul caso hanno richiesto documenti a  undici squadre italiane che in passato hanno avuto dei rapporti di mercato con lo stesso procuratore: tra di loro ci sono anche Inter, Milan e Juventus. Le società però non sarebbero coinvolte direttamente.

Il procuratore di calcio Ramadani indagato per frode

Nuova inchiesta milanese sul calciomercato coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Giovanni Polizzi della Procura della Repubblica del Tribunale di Milano. A finire nell'occhio del ciclone questa volta sono stati il procuratore albanese Fali Ramadani e il suo collaboratore Pietro Chiodi.

L'agente di calcio è indagato per frode fiscale, evasione e riciclaggio. In particolare sono finite all'attenzione degli inquirenti le operazioni che hanno portato il centrocampista bosniaco Miralem Pjanic dalla Juve al Barcellona e   Federico Chiesa dalla Fiorentina alla Juventus. Attualmente sono stati richiesti documenti ad undici squadre italiane che in passato hanno avuto dei rapporti di mercato con lo stesso procuratore. Tra queste  ci sono l'Inter, la Juventus e il Milan, insieme a Torino, Verona, Spal, Fiorentina, Cagliari, Roma, Napoli e Frosinone.

Non ha versato alcuna imposta grazie a  un prestanome

Nello specifico Fali Ramadani è indagato perché, insieme a Pietro Chiodi, suo presunto "prestanome", sarebbe riuscito a non dichiarare nulla al Fisco italiano sulle cifre incassate per le mediazioni nelle compravendite in Italia e, in particolare, facendo transitare i suoi compensi su una rete di società estere. Da qui le accuse di evasione fiscale, tramite “esterovestizione societaria”, e di riciclaggio e autoriciclaggio delle somme nascoste al Fisco.

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