un'altra delusione

Disastro Italia: la Macedonia vince a Palermo, non andremo al Mondiale. La più grande disfatta del nostro calcio

Quanto sono lontane le notti magiche dell'estate scorsa...

Disastro Italia: la Macedonia vince a Palermo, non andremo al Mondiale. La più grande disfatta del nostro calcio
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La Macedonia va in finale con il Portogallo. E l'Italia guarderà il Mondiale del Qatar, il primo invernale della storia, dalla poltrona. Il gol beffa di Trajkovski, ironia della sorte proprio ex Palermo, al 92' non ci manda neppure a giocarci quella che pareva una scontata finale con il Portogallo di CR7. Invece martedì giocheremo con la Turchia, probabilmente nella partita più inutile della storia. Ma dopo la disfatta del Renzo Barbera viene da chiederselo: la vittoria dell'Europeo è stata un caso?

Italia, che disastro! Niente Mondiale

Gli ingredienti per una serata di festa c'erano tutti: squadra carica, un avversario modesto e privo del suo giocatore migliore (il napoletano Elmas), uno stadio nuovamente pieno (l'ultima volta che gli azzurri avevano giocato in un Barbera esaurito era finita 9-1 con l'Armenia) e tantissimo entusiasmo. E invece è andata completamente in maniera diversa. L'Italia si è infranta su una manovra poco ficcante, sul clamoroso gol sbagliato a porta vuota da Berardi e sulla sassata nel recupero di Trajkovski: tutti a casa.

La più grande disfatta del nostro calcio

Siamo di fronte alla più grande disfatta del nostro calcio? Probabilmente sì. Trajkovski entra nella lista dei carneadi (o quasi) che ci hanno fatto piangere. Impossibile non pensare alle due Coree: al "dentista" del Nord Pak Doo-Ik (che poi dentista non era) che ci fece fuori agli ottavi del Mondiale del 1966, e al colpo di testa ai supplementari del "perugino" Ahn Jung-hwan, che ci eliminò sempre agli ottavi in Corea nel 2002. Ma in quei due casi almeno alla rassegna iridata c'eravamo (e nel secondo c'è anche l'attenuante del celeberrimo arbitraggio di Byron Moreno).

In tema di Mondiali a cui non siamo andati, invece, c'è il 1958, quando perdemmo lo spareggio di Belfast con l'Irlanda del Nord (proprio lo stesso luogo e la stessa Nazionale che obbligandoci al pareggio nell'ultima partita di qualificazione ha messo un "mattoncino" all'eliminazione di ieri sera).  E poi la Svezia di quattro anni fa, con l'incredibile doppio spareggio di Stoccolma e Milano, con gli azzurri di Ventura incapaci di segnare neppure un gol.

Ma questa eliminazione è diversa e più bruciante. Perché il girone era obbiettivamente facile (lo ha vinto la Svizzera, che con tutto il rispetto non è la Spagna che quattro anni fa ci costrinse agli spareggi) e durante la prima fase abbiamo gettato al vento troppe occasioni. E perché ci arrivavamo da campioni d'Europa in carica. E invece abbiamo clamorosamente fallito il bersaglio.

L'Europeo è stato un caso?

Già l'Europeo. Come sembrano lontane oggi quelle notti magiche. Eppure sono passati soltanto nove mesi. Dopo il trionfo di Wembley, però, la stessa squadra ha infilato nelle qualificazioni mondiali tre pareggi con Bulgaria, Irlanda del Nord e Svizzera, battendo soltanto la Lituania. Insomma i motivi per recriminare ci sono tutti. E viene anche da pensare che quell'exploit sia stato un caso.

Probabilmente non è così: la vittoria inglese è stata frutto di una squadra capace di battere formazioni di assoluto livello (Belgio, Spagna, Inghilterra) con pieno merito - e anche con un pizzico di fortuna, che però va cercata sul campo - ma che il nostro calcio sia in crisi è difficile da nascondere.

Dopo il 2006 ai Mondiali abbiamo collezionato solo delusioni: fuori ai gironi con Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda in Sudafrica nel 2010, stesso risultato in Brasile nel 2014  al cospetto di Uruguay, Costa Rica e Inghilterra. E del 2018 abbiamo già detto.

Per non parlare delle Coppe Europee, dove le nostre squadre faticano tremendamente, eccezion fatta per qualche episodio isolato. Non alziamo una Champions dal triplete dell'Inter nel 2010 e guardando l'Europa League dobbiamo andare indietro nel tempo sino a quando si chiamava ancora Coppa Uefa: l'ultimo trionfo risale al 1998-99, grazie al Parma di Alberto Malesani.

Insomma, la Macedonia andava battuta, ma il nostro calcio è malato da tempo. Soluzioni per curarlo? Probabilmente non farsi prendere dall'isteria e non pensare che basti cambiare il Ct per svoltare. Roberto Mancini è probabilmente l'uomo giusto per questa Nazionale. E' tutto il sistema calcio che va rifondato, a partire dal fatto che l'azzurro deve tornare a essere un onore e non un fastidio (per i calciatori e soprattutto i club) per consegnargli una squadra che non sia più protagonista di certe figuracce...

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