Addio a Gigi Riva, leggenda del calcio: il ricordo di Albertosi, Boninsegna e De Sisti
Due infarti in un giorno, il secondo è stato fatale
E’ morto a Gigi Riva, leggenda del calcio. Un lutto nazionale, perché è “Rombo di tuono”, come era soprannominato, è stato molto amato e non solo dai tifosi del calcio. Il cordoglio del presidente Mattarella (“Autentico dolore”), mentre “Ha segnato la storia della nazionale” scrive la premier Meloni.
Addio a Gigi Riva, leggenda del calcio
Riva, nato e cresciuto in Lombardia, ma sardo d’adozione, è morto nella “sua” Cagliari.
Il suo cuore ha smesso di battere proprio quando sembrava aver superato l'ennesimo inciampo. Tutto è precipitato ieri, lunedì 22 gennaio 2024, in una manciata di ore: l'infarto a casa, l'arrivo all'ospedale Brotzu, l'intervento dei sanitari che stabilizzano il quadro, ma consigliano l'eroe dello scudetto rossoblu di sottoporsi a un angioplastica, intervento rifiutato in prima battuta da Riva nonostante tutti i tentativi di convincerlo. Infine un altro arresto cardiaco e il trasporto d'urgenza in sala operatoria per un intervento terminato ieri sera nel peggiore dei modi.
Restiamo orfani di un mito sintetizza il presidente del CONI Giovanni Malagò: proprio lui sette anni fa allo stadio Sant'Elia di Cagliari aveva consegnato al campione la massima onorificienza dello Sport italiano.
Era semplicemente il più forte di tutti, scrive il Cagliari calcio in un ricordo pubblicato in rete.
Il ricordo di Albertosi, Boninsegna e De Sisti:
Il ricordo di Roberto Boninsegna:
"Sono arrivato a Cagliari che Gigi era era già là. Io ero in prestito dall'Inter e mi hanno messo in camera con lui. Inizialmente ci siamo un po' conosciuti, lui sembrava un duro, ma era un amicone. Era timido in fondo e pian pianino questa amicizia è aumentata e abbiamo fatto i primi due anni a Cagliari. Addirittura poi io non avevo la macchina, quindi vivevamo in simbiosi perché il mattino andavamo a fare colazione assieme, al ristorante assieme, agli allenamenti assieme... così ci siamo conosciuti anche in campo. Lui era un grande: aveva questo tiro mancino... quando tirava se prendeva qualcuno lo ammazzava".
Il ricordo di Giancarlo De Sisti:
"Era era uno che a cui potevi consegnare la palla e senz'altro la metteva dentro. E poi sul piano umano di una cortesia e di una capacità di vivere i momenti in maniera più giusta possibile. Nel momento di giocare era lì, anche se non rideva molto e i suoi sorrisi erano merce preziosa. Ma quando era il momento giusto sapevi che lui c'era, anzi c'era lui e poi c'erano gli altri. Ho avuto la fortuna di essere dentro a quel periodo in cui Gigi Riva era lì".