Scuola: caos ripartenza tra docenti sospesi, quarantene e Dad. I medici: "Imprudente riaprire ora"
Ogni appello sinora è stato vano. Lunedì 10 gennaio si torna in classe, con almeno il 10% del personale assente e tantissimi studenti a casa in isolamento.
Che non sarà una ripartenza semplice per la scuola lo si è capito già da un po'. Ma lunedì 10 gennaio 2022, volenti o nolenti, si torna in aula. Ma quanti saranno gli studenti che davvero saranno presenti? E quanti i docenti? L'unica certezza è (scusate il gioco di parole) che non ci sono certezze.
Caos scuola: ripartenza tra mille dubbi
Tanti, tantissimi i motivi che possono contribuire al caos. Partiamo dai docenti: dal 15 dicembre 2021 è scattato per tutto il personale scolastico l'obbligo vaccinale, ma i presidi già in tempi non sospetti avevano avvertito: "I veri effetti li vedremo alla ripresa". Perché chi tra malattia, permessi e ferie è riuscito a rimandare la sospensione e nel frattempo non ha fatto il vaccino non potrà più rientrare. Quanti sono costoro? Difficile dirlo alla vigilia. Ma sappiamo che in totale il personale scolastico non vaccinato si attesta attorno alle trentamila unità. E l'associazione dei presidi ha lanciato l'allarme: alla ripresa mancherà almeno il 10% del personale. Mica poco...
Il problema dei contagi attuali...
C'è poi un evidente problema con i contagi. Quanti saranno gli studenti che si ritroveranno in aula effettivamente lunedì? Anche questo è un punto oscuro. Qualche scuola - le più previdenti - sta facendo uno screening preventivo proprio in questi giorni per sapere quanti studenti sono positivi o in isolamento perché contatti stretti di persone che hanno contratto il virus durante le feste. Azzardiamo una previsione: le classi che - in tutta Italia - saranno al completo si potranno contare sulle dita di una mano.
Per non parlare dei docenti: anche tra loro quanti saranno coloro che non potranno uscire di casa per recarsi a scuola? Probabilmente non pochi.
... e di quelli futuri
Non vogliamo fare gli uccellacci del malaugurio, ma è inevitabile ipotizzare che la situazione peggiorerà. Perché i contagi sono stimati in crescita per tutto gennaio, e dunque è abbastanza probabile lo scenario ipotizzato da alcuni governatori, che vedono un incremento delle classi in Dad esponenziale nelle primissime settimane dopo la ripresa.
La Dad
Già, la Dad. La didattica a distanza, vista come un "mostro" ma che oggi potrebbe salvare un po' la situazione. Perché praticamente tutte le classi d'Italia dovranno attivarla già da lunedì, magari soltanto per un paio di ragazzi. E allora viene da domandarsi: non valeva la pena ascoltare i governatori e i presidi che chiedevano di attivarla per tutti per un paio di settimane (mica fino a giugno...) per cercare di tamponare la situazione?
Da questo punto di vista il premier Mario Draghi e il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi non hanno voluto sentire ragioni: entrambi hanno fatto della scuola in presenza un mantra da mantenere rigidamente. E così sia. Anche se il sistema rischia di collassare all'improvviso, creando non pochi problemi alle famiglie. Perché un conto è sapere una settimana prima che i propri figli saranno in Dad, un altro è venirne a conoscenza la sera per la mattina seguente, con tutte le problematiche del caso.
Il contrasto tra Governo e Regioni
La situazione ha creato parecchie tensioni tra Governo e Regioni, e c'è da scommettere che il livello dello scontro si alzerà nei prossimi giorni. In Campania Vincenzo De Luca ha annunciato che elementari e medie lavoreranno in Dad fino al 29 gennaio. Il Governo però ha impugnato il provvedimento e la palla potrebbe presto passare al Tribunale. In Sicilia Nello Musumeci ha emesso un'ordinanza di chiusura per i prossimi 3 giorni: le lezioni in presenza riprenderanno dal 14 gennaio.
In Veneto Luca Zaia ha parlato di uno scenario "da calvario", con Dad a macchia di leopardo che riguarderà praticamente tutte le classi, appellandosi al Cts affinché blocchi la riapertura.
Il parere dei medici
Numerosi finora anche i medici che hanno chiesto all'Esecutivo di ripensarci. Come racconta Prima Torino, l'Ordine dei medici della città sabauda ha definito "imprudente" la scelta di riaprire le scuole e chiesto al Governo di ripensarci.
"L’evoluzione della pandemia Covid-19, in particolare gli altissimi numeri dei contagi, l’impossibilità di effettuare tamponi in quantità adeguata, la bassa vaccinazione dei più piccoli, l’aumento dei ricoveri, rendono assolutamente imprudente far ripartire l’attività scolastica: chiediamo che si faccia il possibile per rimandare di due settimane la riapertura delle scuole primarie e secondarie. I giorni persi potranno essere recuperati a giugno".
"Siamo consapevoli che chiudere nuovamente le scuole è doloroso e che i bambini hanno già pagato un prezzo alto per questa pandemia, e lo dimostra l’aumento dei casi di patologie neuropsichiatriche infantili - sottolinea il presidente dell’Ordine dei Medici Guido Giustetto -. A questo si aggiunge, per i genitori che lavorano, il disagio di tenere i figli a casa”.
“Tuttavia – prosegue - il quadro è tale per cui nel giro di qualche giorno tantissime classi andranno comunque in Dad, con tutte le conseguenze in termini di aggravio sul sistema ma soprattutto dal punto di vista sanitario: i bambini che si infettano mettono a rischio la propria salute, come purtroppo emerge dall’aumento dei ricoveri pediatrici per Covid, e portano il contagio in casa contribuendo a un ulteriore incremento dei casi. Allo stesso tempo, la scuola non deve essere l’unico settore sacrificabile, chiediamo davvero di valutare ulteriori chiusure, data la situazione”.
Ma finora ogni richiesta è stata vana: lunedì la campanella suonerà regolarmente. Per quanti è ancora tutto da vedere...