Quali sono le lauree che, ai tempi della pandemia da Covid-19, consentono ai neolaureati di guadagnare di più? A questo quesito ha risposto l’ultima analisi di Almalaurea: secondo il Consorzio Interuniversitario i laureati del gruppo letterario-umanistico, percepiscono, in media, retribuzioni significativamente superiori i laureati dei gruppi medico-sanitario e farmaceutico, informatica e tecnologie ICT, ingegneria industriale e dell’informazione.
Le lauree dove si guadagna di più
L’analisi annuale di Almalaurea ha analizzato quali sono le lauree che, ai tempi della pandemia da Covid-19, dove si guadagna di più. Come afferma l’indagine del Consorzio Interuniversitario, sulle differenze di stipendio dei neolaureati incide fortemente il gruppo disciplinare.
Chi ottiene una laurea in ambito letterario-umanistico, in media, percepisce retribuzioni inferiori rispetto ai colleghi laureati in ambito medico sanitario e farmaceutico (+302 euro mensili netti), in informatica e tecnologie ICT (+225 euro) e in ingegneria industriale e dell’informazione (+ 178 euro). Questi ultimi se laureati magistrali biennali possono contare su retribuzioni rotonde: rispettivamente 1.841 e 1.837 euro mensili netti.
Un anno dopo la laurea le retribuzioni sono poi particolarmente elevate tra gli occupati dei gruppi medico e farmaceutico (1.840 euro in media).
Gli occupati del gruppo educazione e formazione, invece, percepiscono in media 1.298 euro, mentre quelli del gruppo giuridico 1.147 euro mensili netti. Le retribuzioni sono, invece, decisamente inferiori alla media nei gruppi disciplinari di architettura (1.024 euro) e veterinaria (1.058 euro).
Tasso di occupazione ed effetto Covid
La pandemia da Covid-19 ha avuto come effetto principale, riferiscono da Almalaurea, quello di rallentare l’ingresso dei neolaureati nel mercato del lavoro. Guardando i dati a un anno dal conseguimento della laurea, il tasso di occupazione è del 69,2% tra i laureati di primo livello (che nel 66,5% dei casi proseguono gli studi) e al 68,1% tra quelli magistrali. Almalaurea sottolinea:
“Il tasso di occupazione, rispetto alla precedente rilevazione, nel 2020 è diminuito del 4,9% per i laureati di primo livello e del 3,6% per quelli di secondo livello”.
Le giovani laureate sono le più colpite
In termini di tasso di occupazione, la pandemia da Covid-19 ha influito maggiormente in negativo soprattutto sulle le donne e le aree del Centro-Nord. Con la crisi è lievemente peggiorata anche la situazione contrattuale: cresce il cosiddetto lavoro non standard, prevalentemente alle dipendenze a tempo determinato, che riguarda più del 30% del campione.
Le altre forme di lavoro autonomo (principalmente contratti di collaborazione occasionale) riguardano il 3,6% dei laureati di primo livello e il 4,7% di quelli di secondo livello mentre il lavoro parasubordinato interessa il 2,8% e il 3,3%.
Boom dello smart working
Il lavoro da remoto e lo smart working è la modalità più diffusa tra i laureati. In questo caso la pandemia ha accelerato questa tendenza: il lavoro da casa nel 2020 ha coinvolto il 19,8% dei laureati di primo livello e il 37,0% dei laureati di secondo livello occupati a un anno dal titolo. Nel 2019 erano pari al 3,1% per i laureati di primo livello e al 4,3% per quelli di secondo a un anno dal titolo.
Retribuzioni in lieve crescita
Nel 2020 la retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è leggermente cresciuta: in media 1.270 euro per i laureati di primo livello e 1.364 euro per i laureati di secondo livello. Rispetto alla precedente rilevazione si registra un +5,4% per i laureati di primo livello e un +6,4% per quelli di secondo livello.
“La crisi pandemica — chiariscono i ricercatori — pare non aver particolarmente intaccato le caratteristiche del lavoro svolto dai laureati. Va sottolineato comunque che questo è l’effetto di una tendenza differenziata tra coloro che sono entrati nel mercato del lavoro prima e dopo lo scoppio della pandemia da Covid-19. Il risultato complessivo rilevato nel 2020, tra gli occupati a un anno, risente inoltre del forte peso dei laureati del gruppo medico-sanitario e farmaceutico”.
Ad ogni modo anche nel 2020 si conferma un trend: a parità di condizioni, rispetto ad una laurea di primo livello, il conseguimento di una laurea di secondo livello consente, in media, un premio retributivo stimato pari a 161 euro mensili netti.
Differenze di genere e territoriali
Le differenze di genere si confermano significative anche nel 2020. I ricercatori di Almalaurea stimano che a parità di condizioni, gli uomini percepiscono in media, a un anno dalla laurea, 89 euro netti in più al mese.
Incide poi il fattore territoriale: rispetto a chi è occupato al Sud, chi lavora al Nord percepisce in media 109 euro mensili netti in più, mentre chi lavora al Centro 53 euro in più.