Garante della privacy

Chat di classe (dei genitori): le regole da rispettare

Con la ripresa delle scuole tornano i famigerati gruppi WhatsApp: occhio a quello che scrivete o condividete

Chat di classe (dei genitori): le regole da rispettare
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Ricomincia la scuola, e con lei le "temute" chat di classe. C'è chi le ama, chi le ritiene utili, chi le detesta e addirittura le silenzia. Ma qualsiasi sia il vostro rapporto con i gruppi WhatsApp dei genitori, dovete tenere a mente che ci sono alcune regole da rispettare per non incorrere in problemi, come ha spiegato proprio alla vigilia della prima campanella il Garante della privacy, che ha puntato l'accento su tre cose fondamentali da non divulgare: foto, stato di salute e condizioni economiche.

Chat di classe: le regole da rispettare

Il desiderio di condividere, che in alcuni casi si trasforma quasi in una "mania", infatti, non va bene. E bisogna ragionare con grande attenzione prima di pubblicare e inviare messaggi che possono violare le regole.

A spiegarlo chiaramente è Agostino Ghiglia, componente del Garante per la protezione dei dati personali.

"Se si vuol condividere su internet o sui social serve il consenso dei genitori degli altri minori che appaiono nelle immagini, poiché ciò che viene pubblicato online o condiviso nelle chat rischia di non essere più nel nostro controllo e questo vale maggiormente nel caso di minori".

Tema regolamentato a scuola, ma fuori?

Inutile specificare che siamo immersi completamente nell'era digitale, e che la protezione dei dati personali è decisamente più a rischio in questo contesto.

"L’era digitale in cui più o meno consapevolmente siamo tutti immersi, va affrontata in modo attento e giudizioso, con precauzioni particolari rispetto al passato".

Un tema già regolamentato in ambito scolastico, che poi sfugge nel “post scuola”. «

"La legge italiana sulla privacy e il regolamento europeo tutelano attentamente i minori perché soggetti vulnerabili".

Purtroppo sfuggono al controllo le miriadi di chat dei genitori:

"Va ricordato a tutti che vanno usate con rispetto e attenzione, e non come sfogo, racconto, tutto ciò che riguarda alunni, figli va messo in rete con cautela, minimizzando le informazioni, fornendo solo quelle utili".

Da qui l’appello:

"Facciamo attenzione a quello che scriviamo, stiamo parlando di minori, vanno tutelati e protetti. Nella rete diventiamo tutti dei dati, attenzione alle fotografie, possono essere fatte e conservate per un uso domestico e personale ma non diffuse senza raccogliere il consenso di tutti, come fanno le scuole per altro che chiedono il consenso dei genitori anche per diffondere le foto delle gite".

Le stesse regole valgono per le “chat delle mamme” insomma.

I rischi

Ghiglia sottolinea come "le foto di minori possono uscire da quel contesto, violare la riservatezza della persona immortalata"», entrare in un sottobosco pericoloso.

"La foto messa in rete diventa nella disponibilità di decine di persone e  sfugge al controllo. Esistono tutta una serie di garanzie, la chat non è un’agorà in cui tutto è permesso. La rete corrisponde ormai alla realtà, per questo i reati commessi online vengono perseguiti come se ingiuriassi o violassi dati personali».

Eppure la privacy nel chiacchiericcio quotidiano delle chat vacilla. «

"In teoria qualche genitore informato della foto diffusa del figlio potrebbe chiedere al Garante di aprire un’istruttoria e far comminare sanzioni anche pecuniarie, per diffamazione o indebito trattamento di dati personali".

Cyberbullismo, challenge on line, revenge porn, diffusione di materiale illegale sono fenomeni in crescita e per questo serve sempre un'attenzione particolare:

"Ciò che diffondiamo in chat va fatto con consapevolezza. E tutti possono opporsi, non demonizziamo le chat ma vanno usate con giudizio, per socializzare, veicolare notizie utili ma non morbose informazioni. Il resto va fatto col il consenso dei genitori. Un dato che poi sfugge è che la rete espone tutti. Dalle vacanze esibite ai dati sensibili su condizioni di salute, economiche, familiari".

Serve un passo indietro

Anche se può essere visto come qualcosa di "antico" o superato, insomma, alle volte potrebbe servire un passo indietro: le foto tornino nell’album di famiglia, reale o virtuale.

Ma il tema non riguarda soltanto le foto.

"Neppure i voti degli scrutini devono uscire dall’ambito della scuola, come non vanno esplicitate le condizioni di particolare fragilità di un minore. Noi siamo molto attenti alla privacy dei minori con campagne informative".

Non tutti hanno chiaro che ciò che diffondi in rete rimane in eterno, difficile uscirne.

"E una chat di classe resta quel che è, non è un confronto familiare. Siamo noi i primi tutori della privacy dei figli. E comunque di un altro minore".

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