Borghi da scoprire e… gustare

A spasso per Gromo (BG), la “piccola Toledo” del Medioevo, e per Rosazza (BI), il borgo del mistero

A spasso per Gromo (BG), la “piccola Toledo” del Medioevo, e per Rosazza (BI), il borgo del mistero
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Gromo, la “piccola Toledo” del Medioevo

Fra i boschi di Gromo (BG), nell’alta Valle Seriana, fino al 1666 funzionavano decine di fucine che ne facevano un centro molto importante per la lavorazione del ferro e la conseguente realizzazione di armi bianche, alabarde, scudi e corazze. Al punto che il borgo era soprannominato "la piccola Toledo". Il 1º novembre di quell’anno un’inondazione provocata da una frana staccatasi dal monte sovrastante distrusse tutte le attività… Per fare un’esperienza di quel passato, si può visitare il suo Museo delle armi bianche, collocato nel palazzo municipale.
Il paese, comunque, ha conservato il suo fascino, ed è davvero suggestivo andare alla scoperta delle sue bellezze passeggiando lungo le “strecie”, le sue strette viuzze. Come Palazzo Milesi, realizzato nel XV secolo in marmo grigio venato delle vicine cave di Ardesio, che oggi ospita gli uffici comunali: presenta due loggiati sovrapposti e capitelli delle colonne con foglie angolari ripiegate in volute, tratti tipici dell’edilizia dei decenni susseguenti alla metà del quattrocento. Lì vicino c’è Castello Ginami, oggi rinomato ristorante, che sorge su uno sperone di roccia in posizione elevata rispetto al piano dove scorre il fiume Serio: all’interno si possono ancora trovare oggetti di valore, soffitti a cassettoni e un bellissimo lampadario in ferro battuto con il cigno, stemma del Comune di Gromo. Sempre in ambito civile, c’è anche la Torre del Gananderio che si eleva su un poggio dominante la valle, e, lungo la mulattiera che porta dal borgo alla frazione Ripa, ci sono poi diverse ville in stile Liberty con fantasiose forme, intonaci istoriati, pietre e legni decorati, pregevoli ferri battuti e giardini.


Ci sono poi alcune chiese che meritano una visita. A cominciare dalla parrocchiale di San Giacomo, posta appena fuori dal centro dove si notano le origini romaniche, ma soprattutto, i successivi interventi rinascimentali (il battistero) e barocchi, evidenti nell'altare ligneo dorato del presbiterio della scuola del Fantoni, nel coro con 34 cariatidi e in diversi dipinti. Ma sono da vedere anche la chiesa di San Gregorio Magno, con portale in pietra di Sarnico e soffitto a botte leggermente decorato, che conserva la pala sacra chiamata La Vergine col Bambino del 1625 di Enea Salmeggia detto il Talpino, dove ai piedi dei santi Gregorio Magno e Carlo Borromeo c'è il paesaggio di Gromo antica e turrita così come si presentava nel XVII secolo, e la cappella di San Benedetto, edificata sull'antico cimitero che circondava la chiesa parrocchiale nel 1454, che presenta affreschi giotteschi che narrano la storia di san Benedetto e della sorella santa Scolastica.
Non andatevene dal borgo senza aver assaggiato la tipica formaggella fatta in loco che emana sapori e aromi tipici della tradizione bergamasca. Se poi capitate nel periodo di Pasqua, non perdetevi la “Maiasa”, una specie di torta a base di farina, cipolle, fichi secchi e mele, condita con olio e cotta nel forno.

Rosazza, il borgo del mistero

Per qualcuno è il “Comune più misterioso d’Italia”. Certo è che il turista che visita Rosazza, in provincia di Biella, si trova di fronte ad architetture singolari, che richiamano il Medioevo e le merlature guelfe, ma che alludono costantemente a simbologie esoteriche e dell’occulto.

Già, perché nella seconda metà dell’800, il suo più illustre e visionario cittadino, Federico Rosazza Pistolet, senatore del Regno e filantropo, realizzò un singolare progetto architettonico finanziando la costruzione di edifici e infrastrutture in cui si riscontrano numerosi elementi e simboli legati alla massoneria e all’occultismo a cui era particolarmente legato. Questo vale innanzitutto per il castello, la cui costruzione venne avviata nel 1883 con l'innalzamento della torre guelfa e della palazzina sottostante e terminata nel 1899, anno della morte di Federico, con il completamento della grande galleria dove il nobile intendeva esporre i suoi dipinti. L'edificio fu progettato da Giuseppe Maffei sfruttando il tema dell'estetica della rovina: false murature sbrecciate trattate con acido nitrico, finti colonnati ed architravi, allo scopo di richiamare gli antichi templi di Paestum e chiari riferimenti esoterici alla massoneria. L'arco di accesso al castello riproduce quello della città di Volterra; qui campeggiano le teste di tre valligiane con una stella a cinque punte tra i capelli. Ma vale anche per la casa municipale che sorge sopra un elegante portico ed è unito alla torre ghibellina da un arco in sienite grigia e rossastra, una bicromia presente come elemento architettonico in tutto l’edificio. E per la chiesa parrocchiale costruita nel 1876 in un sapiente melange di vari stili, lombardo, romanico, rinascimentale, bizantino e arabo, ricchissima di simbologie cristiane, esoteriche e massoniche: il pavimento del sagrato a scacchiera con alternanza di ciottoli di colore bianco e nero, la croce a svastica o croce gammata sulla parete principale che ospita l'ingresso della "Porta dei Giusti", il simbolismo delle rose, il soffitto dipinto come firmamento stellato.
Non mancate, poi, di andare alla scoperta, percorrendo stradine, mulattiere e scalinate del cuore del borgo, delle numerose fontane su cui sono incisi messaggi per i viandanti, che invitano a bere l’acqua fresca, cristallina e leggerissima.
Chiudete in bellezza con un’ottima polenta concia, il piatto tipico delle Alpi Biellesi, preparato con farina gialla abbondantemente arricchita dalla “toma locale” e burro degli alpeggi che in alcuni luoghi cucinano ancora nei paioli di rame su fuoco a legna.

 

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