Borghi da scoprire e… gustare

In visita alla “città ideale” di Sabbioneta e al “Principato” di Seborga

In visita alla “città ideale” di Sabbioneta e al “Principato” di Seborga
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Sabbioneta, la “città ideale”

Un sogno, ma anche un luogo tangibile dove la visione si è concretizzata. Uno dei borghi più belli d’Italia, ma anche Patrimonio dell'umanità dall'Unesco insieme a Mantova. Sabbioneta è tutto questo e molto di più: è la “città ideale”, a misura d’uomo, creata dal nulla nella seconda metà del Cinquecento in poco più di trent’anni da Vespasiano Gonzaga, sul modello delle antiche città romane, là dove non c’era altro che malaria e palude da bonificare. Un sogno che si è interrotto con la morte del principe-mecenate, ma che ha lasciato segni incredibili e monumenti pieni di fascino.


La struttura urbana (a forma di stella a sei punte) non ha subito grandi alterazioni da come la volle Vespasiano Gonzaga. Si può entrare da porta Vittoria e arrivare alla chiesa dell’Incoronata che ospita il mausoleo di Vespasiano con la statua in bronzo del duca realizzata da Leone Leoni. Pochi passi, e ci si trova in piazza Ducale, il cuore di Sabbioneta, su cui si affacciano la chiesa dell’Assunta, che ospita un prezioso organo costruito nel 1851 da Giovanni Battista Lingiardi, il palazzo della Ragione e il palazzo Ducale, strutturato su due piani, con un portico e una torretta centrale. Meritano una visita soprattutto le sale del primo piano: la Sala delle Aquile dove campeggiano le quattro statue superstiti della Cavalcata, scolpite nel 1587 da un artista veneto per celebrare le virtù militari dei Gonzaga, la Sala degli Imperatori con un soffitto scolpito e dorato che raduna gli stemmi lignei dei casati Gonzaga, Colonna e Aragona, la Sala degli Elefanti dove, sul fregio, un corteo di pachidermi sfila in parata.
Da piazza Ducale si arriva presto al teatro all’Antica, primo esempio in Europa di teatro stabile. Il meraviglioso edificio porta la firma di Vincenzo Scamozzi, già artefice del Teatro Olimpico di Vicenza. L’interno esibisce un loggiato semicircolare con dodici colonne corinzie su cui poggiano altrettante statue di divinità olimpiche. Sul palco sopraelevato c’era la scena fissa progettata da Scamozzi. Nei due grandi affreschi alle pareti sono dipinti scorci urbani di Roma, il modello figurativo che ispira l’intera concezione architettonica di Vespasiano.


Meritano poi una visita Palazzo Giardino, la villa suburbana del principe, con diverse belle stanze affrescate dal cremonese Bernardino Campi e, soprattutto, la galleria degli Antichi lunga 96 metri, edificata in cotto a forma di porticato sovrastato da finestre tra 1584 e il 1586 e costruita per contenere la collezione di marmi antichi del duca, ora in palazzo Ducale a Mantova.
Non resta che dare uno sguardo, usciti da porta Imperiale, ai resti della rocca e al camminamento esterno che mette in risalto i sei baluardi e la cerchia muraria a forma di stella irregolare.
Per i buongustai, si consigliano i piatti della tradizione mantovana: come primo gli agnolini in brodo di carne con qualche goccia di Lambrusco di Sabbioneta IGT, il vino ideale per accompagnare anche i famosi tortelli di zucca mantovani, e per secondo lo stracotto d’asino. Dulcis in fundo, come dolce, i biscotti tipici di Sabbioneta, i filòs, fatti con strutto e menta o praline di cioccolato, o la torta sbrisolona che qui è presentata “alla vecchia maniera”, con le nocciole in luogo delle mandorle e con la farina di grano duro al posto di quella di mais.

Il “Principato” di Seborga

Se volete respirare l’aria di un “Principato”, a Seborga (IM), sulle montagne liguri, si può fare. Qui, infatti, si rivendica l'indipendenza dalla Repubblica Italiana, in virtù di un presunto antico status di di cui la località anticamente avrebbe goduto. Così è, anche se per molti è più una trovata pubblicitaria per attirare turisti e investitori. Ma Seborga non ne avrebbe bisogno: basta raggiungere il Belvedere Guido "Seborga" Scrittore e dare uno sguardo verso il golfo che si apre tra Sanremo e Bordighera con vista anche sulla Costa Azzurra e il Principato di Monaco per capire quanto valga la pena salire fino a qui.

E già che ci siamo, addentriamoci tra le sue viuzze per ammirare tutto quello che offre. Come il piccolo oratorio del XIII secolo dedicato a San Bernardo di Chiaravalle che si incontra all’entrata del paese, al cui interno è conservata una tela attribuita ai Carrega di Porto Maurizio raffigurante San Rocco, Santa Lucia, San Bernardo e la Madonna con Bambino. Ci si muove in un intreccio di vicoli e muri in pietra, in saliscendi, e si arriva in piazza San Martino, cuore di Seborga, su cui si affaccia la secentesca chiesa parrocchiale di San Martino, dalla facciata barocca, che ospita in una nicchia dietro l’altare maggiore una bella statua lignea della Madonna con Bambino, in stile borgognone del XV secolo. A sinistra della chiesa si trova l’antica residenza dei monaci chiamata “il palazzo”, nel cui interrato sono visibili i resti della zecca secentesca. Due lati del sagrato della chiesa sono occupati da una sequenza di archi a tutto sesto, in uno dei quali è posta una fontana in pietra. Si affaccia sulla piccola piazza anche il palazzo comunale. Poco oltre sono le prigioni costruite dai monaci per rendere subito esecutive le condanne inferte dal giudice nella piazzetta del Parlamento, distante pochi metri.
Comunque, per i buongustai di “principesco” c’è sicuramente il caratteristico “coniglio alla seborghina” che racchiude i profumi delle erbe aromatiche dell’entroterra, le deliziose note dei vini locali con la bontà delle olive: accompagnato anche da un trito di fegato di coniglio rosolato, è la specialità locale.

 

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