Le auto italiane sono sempre più vecchie!
L’acquisto in molti casi sarà rinviato: l’età media delle vetture in circolazione è destinata ad alzarsi, con un impatto importante anche sull’ambiente
Le auto italiane sono sempre più vecchie! In tutto il mondo la situazione è complicata. Il pianeta intera sta facendo i conti con questo virus che ha fatto crollare l’economia. Tra i settori più colpiti c’è quello dell’automobile, con conseguenze importanti in differenti ambiti. Una cosa è certa: come ricorda l’ACI possiamo già affermare che il 2020 sarà l’«annus horribilis» per il settore auto italiano. La diffusione della pandemia è inversamente proporzionale al mercato auto: quest’anno infatti toccherà il livello più basso mai registrato da inizio secolo.
Le auto italiane sono sempre più vecchie…
Tra marzo e aprile il crollo medio è stato dell’80%, con 370mila prime iscrizioni di veicoli in meno, 300mila delle quali automobili. La stima, nuda e cruda, inerente al 2020 è la seguente: le prime iscrizioni di veicoli nuovi di fabbrica scenderanno molto al di sotto degli 1,6 milioni rilevati nel 2013. Che succede? Il lockdown ha generato la crisi economica, di conseguenza in molti tenderanno a rinviare l’acquisto della nuova auto. In altre parole: quella vecchia, finché funziona, va benissimo così. E ad influenzare il comportamento d’acquisto (o meglio di non acquisto) potrebbe anche essere la speranza, finora disattesa, dell’introduzione di incentivi da parte del Governo per favorire il rilancio del mercato dell’auto. A supporto di questa tesi, sempre l’ACI rispolvera i dati del 2007: fu un anno record per quanto riguarda le prime iscrizioni di autovetture nuove, (2.516.276 veicoli), proprio in virtù dell’introduzione di incentivi alla rottamazione.
È un Paese per vecchi
Quindi, il mercato crolla, gli italiani non comprano più vetture. Di conseguenza le auto italiane diventano sempre più vecchie: l’età media delle autovetture in circolazione aumenterà. Oggi è pari a 11 anni e 5 mesi, ma è destinata a crescere, andando ad incidere pesantemente anche sull’ambiente che ci circonda. Da una parte poi si avrà una tecnologia in continuo avanzamento, dall’altra invece un auto su cinque in circolazione di classe Euro 0, 1 o 2 (da 18 anni in poi). Occhio anche alla questione territoriale: le regioni più penalizzate saranno quelle del Sud che, già oggi, presentano un indice trasferimenti/prime iscrizioni notevolmente più elevato rispetto alla media nazionale di 1,6 (3,6 acquisti di auto usate per ogni acquisto di auto nuove), e dove le autovetture Euro 0-1-2-3 costituiscono il 44,5% (media Italia 32,5%).
Ibride, elettriche e gasolio
Va fatto ora un piccolo inciso: per autovetture ibride ed elettriche sono in corso gli ecoincentivi introdotti dal 2015. E addirittura il Decreto Rilancio ha ampliato parecchio i fondi a disposizione per l’acquisto di auto a basse emissioni. Tutto ciò non basta: il loro prezzo medio più elevato rispetto a mezzi dal motore termico ha generato comunque una frenata nelle immatricolazioni. Discorso diverso per il diesel: in calo dal 2018, le prime iscrizioni di marzo ed aprile scorso dicono che questo tipo di alimentazione potrebbe tornare ad essere il preferito dagli acquirenti.
Il settore dell’auto
Chiudiamo con la fotografia del settore dell’auto scattata da ACI e pubblicata nell’Annuario Statistico 2020 e in Autoritratto 2019. La media nazionale del rapporto autovetture/popolazione è pari a 655 auto ogni 1000 abitanti, mentre, prendendo in considerazione tutti i veicoli, il rapporto sale a 868 ogni mille abitanti. Nelle città, mediamente, circolano 643 auto ogni 1000 abitanti. Nel 2019 sono stati spesi dagli italiani 155 miliardi di euro, sostanzialmente in linea con l’anno precedente (+0,3% a prezzi costanti). L’esborso maggiore se ne va nell’acquisto (49 miliardi), poi in carburante (39 miliardi) e manutenzione (26 miliardi).