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Legno-arredo 2022, avvio anno positivo. Ma l’orizzonte è nebuloso…

Un 2021 al di là delle aspettative, quindi un’ottima partenza del nuovo anno. Tuttavia le previsioni non lasciano sereni

Legno-arredo 2022, avvio anno positivo. Ma l’orizzonte è nebuloso…
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Legno-arredo 2022, avvio anno positivo. Ma l’orizzonte è nebuloso… La filiera è reduce da un 2021 sorprendentemente al di sopra delle aspettative. Con un fatturato complessivo che supera i 49 miliardi di euro, di cui 18 destinati all’export, oltre 290mila addetti e 70.000 imprese (che rappresentano rispettivamente il 7,7% e il 15% del manifatturiero). Ecco dunque un saldo commerciale attivo pari a 8,2 miliardi di euro e un fatturato alla produzione aumentato in valore del 14% sul 2019. Numeri che sanciscono lo stato di salute di un settore fatto di aziende, spesso piccole, che nonostante le difficoltà degli ultimi due anni, hanno continuato a investire e a guardare con fiducia al futuro.

Legno-arredo 2022, avvio anno positivo

Tuttavia il settore è all’erta. Stando alle rilevazioni dell’ultimo Monitor realizzato dal Centro Studi su un campione di aziende associate, il trimestre gennaio-marzo 2022 si è chiuso con un buon andamento delle vendite (+24,5%), che ha riguardato sia il mercato interno (+27,2%) sia le esportazioni (+21%). Anche il macrosistema arredamento ha registrato un aumento del 20% sia per le vendite del mercato interno che per l’export: variazione positiva che abbraccia tutti i sistemi, pur essendo più marcata per l’arredamento. Rispetto al 2021 i primi indicatori evidenziano persino un progressivo recupero anche del contract che più di altri aveva sofferto negli anni della pandemia. Ma sono troppe le variabili in campo e immaginare che la domanda rimanga effervescente come adesso, rischia di risultare irrealistico.

I primi campanelli…

Un sentiment che trova riscontro anche in altri indicatori economici, a partire da quelli elaborati dall’Istat secondo cui, dopo lo slancio dell’export di gennaio verso i Paesi Extra UE, già a febbraio e marzo si registrano i primi segnali di rallentamento con un passaggio dal + 30% al +20%. Fenomeno imputabile sia al mercato russo che pesa per il 2,7% del nostro export (marzo -7,3%) che a quello cinese che scende dal +26,3% di gennaio e dal +17,1% di febbraio scorso al +6% di marzo 2022. All’interno di quel 2,7% di export russo troviamo imprese per le quali quel mercato rappresenta uno degli sbocchi principali, anche se negli anni, con le restrizioni in vigore dal 2014, hanno progressivamente differenziato i mercati riducendo così la dipendenza da quel Paese, riuscendo a compensare, almeno in parte, le perdite subite.

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