stagione 2023

Ricerca dei tartufi, una pratica antica che risale ai Sumeri

Svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive

Ricerca dei tartufi, una pratica antica che risale ai Sumeri
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Ricerca dei tartufi, una pratica antica che risale ai Sumeri, civiltà che visse in Mesopotamia tra il IV e il III millennio a.C. Ancora oggi questa attività svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta una importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici come dimostrano le numerose occasioni di festeggiamento organizzate in suo onore. I tartufi sono noti per il loro forte potere afrodisiaco e in cucina il bianco (Tuber Magnatum Pico) va rigorosamente gustato a crudo su noti cibi come la fonduta, i tajarin al burro e i risotti e per quanto riguarda i vini va abbinato con i grandi vini rossi. Addirittura la “Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali” è entrata nel 2021 nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità tutelato dall’Unesco.

Ricerca dei tartufi, la stagione è partita

Come ricorda Coldiretti, la stagione 2023 di raccolta del tartufo bianco ha già preso il via, con le prime quotazioni che spingono gli italiani all’acquisto facendo registrare prezzi medi di 3.000 euro al chilo per pezzature oltre i 50 grammi (la più pregiata) alla borsa del tartufo di Acqualagna, la prima a rendere note le contrattazioni per il pregiato re del bosco. All’avvio della stagione si rileva dunque un contenimento dei prezzi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quando si registravano per le stesse dimensioni valori di 4.500 euro al chilo. Importi ancora più contenuti si registrano quest’anno per le pezzature più piccole con valori che vanno da 2.300 euro tra i 15 ed i 50 grammi a 1.500 euro al chilo sotto i 15 grammi.

Un’opportunità da non perdere

Una opportunità da cogliere al volo perché a preoccupare è il lungo periodo di caldo e siccità che potrebbe compromettere le produzioni. Le condizioni climatiche fino ad ora hanno consentito infatti una buona raccolta per il Tuber magnatum Pico che si sviluppa in terreni freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione. Dal Piemonte alle Marche, dalla Toscana all’Umbria, dall’Abruzzo al Molise, ma anche nel Lazio e in Calabria sono numerosi i territori battuti dai ricercatori.

Come si sviluppa il Tuber magnatum Pico

Il tartufo è un fungo che vive sotto terra ed è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali assorbiti dal terreno tramite le radici dell’albero con cui vive in simbiosi. Nascendo e sviluppandosi vicino alle radici di alberi come il pino, il leccio, la sughera e la quercia il tartufo, deve le sue caratteristiche (colorazione, sapore e profumo) proprio dal tipo di albero presso il quale si è sviluppato. La forma, invece dipende dal tipo di terreno: se soffice il tartufo si presenterà più liscio, se compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio.

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