Lievito in cucina, un modello di economia circolare
Si tratta di un microrganismo vivente che prende vita dal melasso da zucchero: la sua origine è quindi naturale
Lievito in cucina, un modello di economia circolare. Si tratta di un microrganismo vivente che prende vita da un sottoprodotto di origine agricola, il melasso da zucchero. La sua origine è quindi del tutto naturale. L’intero processo di coltivazione del lievito è un modello di economica circolare, che evita sprechi e dà una seconda vita a tutti i materiali coinvolti nel processo produttivo. A ricordarlo è il Gruppo Lievito di Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia.
Lievito in cucina, un modello di economia circolare
In pratica tutto si basa sulla fermentazione dello zucchero, un processo che non ha nulla di artificiale. Ecco perché nel settore si è soliti dire che il lievito si coltiva, non si fa. Inoltre le imprese del comparto, grazie al ricorso all’alta tecnologia, hanno diminuito in maniera significativa il consumo di acqua, fondamentale per la produzione di lievito: secondo dati di Cofalec, la federazione europea del settore, si è registrata in media una riduzione del 20%. Il principale impiego del lievito è quello alimentare. Questo ingrediente è alla base di pane, birra, vino, dolci e pizza. Tuttavia, grazie alla circolarità della sua coltivazione, il suo utilizzo non si ferma a tavola.
Dall’agricoltura alla salute dell’uomo
Alla fine dell’intero processo che dà vita al lievito, ogni azienda sottopone le acque reflue, le materie organiche e non assimilabili, ad un trattamento che consente di non disperderle nell’ambiente e di ridare loro un’ulteriore destinazione. In questo modo, senza alcuno spreco, tutti i coprodotti sono reimpiegati in altre importanti produzioni: fertilizzanti, mangimi, energia, cosmetica e farmaceutica. Dall’agricoltura alla salute dell’uomo, insomma, sono tantissimi i settori in cui il lievito è protagonista. Il comparto è all’avanguardia anche nel risparmio energetico. Grazie all’elettricità ottenuta dalla cogenerazione, le aziende possono contare su energia “home made” per l’autoconsumo, riuscendo così ad abbassare in media del 50% le emissioni di CO2.