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I sapori locali nella calza della Befana

Il carbone dolce è un grande classico, ma in molte zone d’Italia si producono dolci speciali

I sapori locali nella calza della Befana
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I sapori locali nella calza della Befana. Non c’è ambientalismo che tenga il giorno dell’Epifania. Nelle calze della Befana da un capo all’altro dell’Italia continua a imperare il carbone. Dolce, ovviamente, e per quanto possibile a base di zucchero italiano. Festa dei bambini per eccellenza (e infatti nella religione cristiana l’Epifania celebra la manifestazione della divinità di Gesù ai tre Re Magi) oltre che ai doni è dedicata ai dolci. Per i più piccoli ma anche per gli adulti. Il carbone dolce è tutto sommato una ricetta diffusasi di recente anche se affonda le sue radici nei millenni. Il carbone riporta al fuoco che si accendeva nei primi giorni di gennaio, come elemento di buon auspicio, le cui ceneri venivano sparse sul terreno per ingraziarsi il raccolto. In seguito ai bambini che avevano commesso marachelle si minacciava carbone (quello vero) come dono portato dalla Befana. Poi, negli anni del boom economico, la trasformazione da punizione in leccornìa.

I sapori locali nella calza della Befana

In molte zone d’Italia, però, da ben prima che si diffondesse il carbone dolce per l’Epifania si producevano dolci speciali. Una tradizione ripresa massicciamente quest’anno nel solco di un rilancio dei prodotti tipici. A rilevarlo una indagine condotta da CNA Agroalimentare tra i propri associati. A Varese e provincia le pasticcerie (e anche molte famiglie) preparano un dolce solo due giorni l’anno, il 5 e il 6 gennaio. Si tratta dei cammelli dolci di pasta sfoglia. Cammelli per ricordare le cavalcature dei Re Magi che, rispetto al passato, ora vengono anche farciti, di crema o di panna, di marmellata o di frutta.

Il Piemonte

Passando dalla Lombardia al Piemonte, in provincia di Cuneo la Befana ha la sua fugassa d’la Befana, un dolce dall’impasto morbido, tondeggiante, al cui interno un tempo venivano nascoste due fave di diverso colore. A chi capitava la fava chiara toccava pagare la focaccia, a chi capitava la fava scura spettava l’acquisto delle bevande. In alcune zone del Piemonte viene inserita una moneta e chi la trova è predestinato dalla sorte a un anno molto fortunato.

Liguria e Toscana

In Liguria per l’Epifania si prepara l’ultima infornata di anicini, un dolce festivo caratterizzato dalla presenza dell’anice a metà tra una focaccia e un biscotto. Non prevede l’utilizzo di nessun genere di grassi. Passando dal Nord Ovest al Triveneto proprio alla Befana è dedicata la pinza de la marantega (Befana, in veneziano), un pane dolce arricchito di uvetta, fichi secchi, arancia candita, pinoli, grappa, cotto preferibilmente sotto la cenere dei falò e coperto da foglie di cavolo. Scendendo sotto l’Appennino, in Toscana si preparano a Siena e dintorni i cavallucci, biscotti morbidi lievitati, e tra Lucca e Viareggio i befanini, che prevedono anche la presenza di rhum e sono realizzati in tipiche forme natalizie. In realtà si tratta di dolci diffusi ormai in tutta la regione e che si gustano tutto l’anno.

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