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Frutta e verdura, con il caldo i consumi tornano a crescere

Nel 2022 e nel primo trimestre 2023 i dati erano negativi, con un impatto diffuso su più fronti

Frutta e verdura, con il caldo i consumi tornano a crescere
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Frutta e verdura, con il caldo i consumi tornano a crescere. Il balzo delle temperature ha fatto esplodere la loro presenza sulle tavole degli italiani dopo il crollo dell’8% nel primo trimestre. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Cso nel sottolineare che il brusco cambiamento del clima influenza anche gli acquisti con l’allerta per il caldo in 14 città italiane.

I benefici di frutta e verdura

Angurie, meloni, albicocche, pesche, nettarine, ciliegie, nespole e susine aiutano a combattere l’afa, a idratarsi e a fare il pieno naturale di vitamine. Frutta e verdura sono infatti alimenti che soddisfano molteplici esigenze del corpo: nutrono, dissetano, reintegrano i sali minerali persi con il sudore, riforniscono di vitamine, mantengono in efficienza l’apparato intestinale con il loro apporto di fibre e si oppongono all’azione dei radicali liberi prodotti nell’organismo dall’esposizione al sole, nel modo più naturale e appetitoso possibile.

Una ripresa importante

Come ricorda Coldiretti, la ripresa dei consumi è importante dopo che nel 2022 il consumo di frutta e verdura degli italiani è risultato di mezzo miliardo di chili inferiore a quello dell’anno precedente per un totale di appena 5,5 miliardi di chili con preoccupanti effetti sulla salute dei cittadini. Il brusco calo ha fatto scendere il consumo individuale sotto la soglia minima di 400 grammi di frutta e verdure fresche per persona, da mangiare in più volte al giorno, raccomandato dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per una dieta sana.

I dati lanciano l’allarme

Un dato ancora più allarmante, siamo intorno ai 250 grammi di consumo medio pro capite se si considera che a consumare meno frutta e verdura sono soprattutto i bambini e gli adolescenti, con quantità che sono addirittura sotto la metà del fabbisogno giornaliero, aumentando così i rischi legati all’obesità e alle malattie ad essa collegate, con una potenziale esplosione della spesa sanitaria.

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